■ dei libr 1 del mesebi Finestra sul Mondo AI le radi ci d el la primavera \ >ragl lese "Fino ad adesso, ci siamo orientati all'80% verso l'Ovest: questo cam-bierà certamente. Penserei adesso [ad un orientamento] attorno al 50% verso l'Est e al 50% verso l'Ovest", fu così che il presidente del governo cecoslovacco in esilio, Eduard Benes, suggellò (nel corso delle conversazioni con Stalin e Molotov a Mosca, nel dicembre del 1943) il destino della Cecoslovacchia del dopoguerra (e, indirettamente, anche quello del resto dell'Europa centro-orientale). Nel corso di queste conversazioni (il cui testo è stato pubblicato per la prima volta nel 1972, a cura di uno storico cecoslovaco emigrato, Vojtech Mastny) Benes assunse le seguenti posizioni: 1) richiese l'appoggio sovietico per l'espulsione di tutta la popolazione di origine tedesca; 2) respinse un progetto di confederazione danubiana con i socialdemocratici austriaci; 3) appoggiò la richiesta romena per la restituzione dell'intero territorio della Transilvania; 4) negò il diritto all'autonomia alla Slovacchia; 5) si distanziò nettamente dal primo ministro del governo polacco in esilio Mikolajczyk. In questo breve elenco sono compresi tutti i problemi fondamentali dell'Europa orientale del dopoguerra. Come osserva Jacques Rupnik (in una delle numerose interviste con studiosi e testimoni da diversi paesi esteuropei che Michael Charlton ha riportato in The Eagle and the SmallBirds) "Benes promise ai russi in politica interna cose che andavano ben al di là di quel che gli stessi russi stavano chiedendo... Questo è un documento devastatore per la reputazione storica di Benes". Senza voler lontanamente attribuire a Benes la responsabilità per scelte che furono ovviamente di Stalin, è forse utile ricordare che la storia della Cecoslovacchia contemporanea va vista nel contesto della storia di tutta l'area centro-orientale. Questa considerazione elementare sembrerebbe talvolta dimenticata negli studi pubblicati in occidente, che si sono in genere incentrati sul colpo di Stato comunista nel 1948 e sulla primavera di Praga del 1968. Il libro di Martin Myant sembra risentire molto di un condizionamento ideologico eurocomunista nel voler rintracciare nella politica dei comunisti cecoslovacchi dei primi anni del dopoguerra (1945-48) delle possibili alternative allo stalinismo che prese il sopravvento. Secondo Myant "il sistema del Fronte Nazionale istituito dopo il maggio del 1945 forniva la possibile base per lo sviluppo del socialismo in Cecoslovacchia. Nonostante il fatto- che ci fossero delle crescenti difficoltà verso la fine del 1947, un partito teoricamente in grado di essere cosciente dei pericoli che si profilavano avrebbe evitato di schiacciare ogni forma di opposizione, diversità di opinione e reale partecipazione pubblica". La tesi di Myant appare, oltre che idealistica, poco fondata: come osserva nel suo libro Rupnik, il partito comunista cecoslovacco controllava fin dal 1945 i parametri essenziali della situazione, e cioè la situazione geopolitica, gli organismi di sicurezza e le strutture operaie organizzate. Rupnik sottolinea anche gli aspetti di continuità con il sistema politico d'anteguerra, sia per la mancanza di alternanza nel sistema di coalizione bloccata, sia per le implicazioni del nazionalismo di Benes. "Fin dall'esilio, per ritrovare la sua funzione e la sua credibilità in quanto capo di Sta- di Guido Franzinetti to, e quindi una parvenza di continuità e di legittimità, Benes dovette ricercare l'appoggio di Stalin e della diplomazia sovietica come quello del partito comunista cecoslovacco che, al momento della liberazione, è il solo partito multinazionale in grado di promuovere l'integrazione cecoslovacca". una conoscenza diretta del gruppo dirigente in Cecoslovacchia, ma anche di quelli degli altri paesi esteuropei. (Uno dei suoi compagni di studio a Mosca fu l'allora sconosciuto M. Gorbacèv, come ha ricordato Mlynàr in un suo articolo sull"'Unità", 9 aprile 1985). Il giudizio di Mlynàr sui dirigenti del nuovo corso è seve- La storia dell'Europa orientale del ventennio successivo è stata in gran parte determinata dalle lezioni che sono state tratta dall'esito della primavera di Praga, ed è in questo senso che i libri di Mlynàr e di Valenta sono rilevanti per la comprensione dell'attuale evoluzione della situazione polacca e ungherese, per non parlare di quella sovietica. Michael Charlton, The Eagle and the Small Birds. Eastern Europe from Yalta to Solidarity, BBC, London-University of Chicago Press, Chicago 1984. Vojtech Mastny, Russia's Road to the Cold War. Diplomacy, Warfare, and the Politics of Communism, Co- li periodo della primavera di Praga è stato oggetto di innumerevoli studi, che sembrano destinati a seguire la legge dei rendimenti decrescenti. Appare difficile imrriaginare che si possa aggiungere molto al monumentale studio di Skilling, che riguarda pur sempre un periodo di otto mesi nella storia di un paese di medie dimensioni. Hanno avuto invece scarsa eco in Italia due libri sulla Cecoslovacchia apparsi nel 1978 (quando ormai il mercato editoriale italiano era considerato saturo di testi sull'argomento). Il primo è il libro di Zdenék Mlynàr (del quale è apparso in italiano un libro precedente, Praga: Questione aperta, De Donato, Bari 1976 [ed. or. Index, Kòln 1975]). Mlynàr è probabilmente il dirigente comunista esteuropeo di grado più elevato che sia emigrato in occidente in questo dopoguerra. E difficile sottovalutare l'importanza di queste memorie della primavera di Praga, scritte da membro dell'ufficio politico che aveva non solo ro, ma motivato, come lo è pure quello nei confronti di alcuni gruppi intellettuali. (E sintomatico che il suo sia stato uno dei non molti libri cèchi che circolasse in samizdat in Polonia nel 1980-81). Mlynàf in sostanza riafferma la validità della sua posizione centrista dell'epoca, pur non avendo illusioni sul fatto che i sovietici sarebbero comunque intervenuti. Il libro di Varsavia è un libro di impianto più accademico, che ricostruisce (per quanto è possibile) il processo che portò il gruppo dirigente sovietico a decidere l'intervento in Cecoslovacchia nel 1968. Le oscillazioni dei sovietici sembrano essere state genuine, e non semplici manovre. Fattori come l'influenza degli avvenimenti cecoslovacchi sulla confinante Ucraina ebbero il loro peso. Sembra essere stata importante anche la reazione negativa (non solo sovietica, ma anche degli altri membri del patto di Varsavia) alla liberalizzazione dei mezzi di comunicazione cecoslovacchi. lumbia University Press, New York 1979. Zdenék Mlynàé, Nightfrost in Pra-gue. The end of Humane Socialism, C. Hurst, London-Karz Kohl, New York 1979. Martin Myant, Socialism and De-mocracy in Czechoslovakia, 1945-1948 Cambridge University Press, Cambridge 1981. Jacques Rupnik, Histoire du Parti Communiste Tchéchoslovaque. Des origines à la prise du pouvoir, Presses de la Fondation Nationale des Sciences Politiques, Paris 1981. H. Gordon Skilling, Czechoslovakia's Interrupted Revolution, Princeton University Press, Princeton 1976. Jiri Valenta, The Soviet Invasion of Czechoslovakia, 1968: Anatomy of A Decision, Johns Hopkins University Press, Baltimore 1978. wmmm HHHHBH WÌM09M0 >V A fV S I ciclo A. Salvatore - F. Re GUIDASÌ Voi. Ili Suggerimenti didattici per i Nuovi Programmi M. Chiara - L. Zanchi a cura di L. Calonghi NUOVO SI PARTE Letture per la I, II elementare M. Chiara - L. Zanchi a cura di L. Calonghi IL MIO QUADERNO GUIDA Sussidi di italiano e matematica C. Melotti Boltri IL GIORNALINO Letture e grammatica B. Reggiani JOLLY VACANZE per la I, II elementare _Il ciclo_ R. Corbella Paciotti VIA LIBERA Letture e grammatica per il II ciclo I. Brugo DIECI PICCOLI MONDI Viaggio meraviglioso nella grammatica del racconto M. Chiara - L. Zanchi a cura di L. Calonghi PROGETTO LINGUA ITALIANA Letture e grammatica per il II ciclo B. Reggiani JOLLY VACANZE per la III, IV, V elementare