N 6 [INDICE ix ■ dei libri del meseHB Joan Wallach Scott, Gender and the Volitici ofHistory, Columbia University Press, New York 1988, pp. 231, s.i.p. La raccolta di articoli, comparsi su riviste storiche statunitensi, tratta la definizione teorica di gender, il rapporto tra gender e classe, gender e storia, eguaglianza e differenza. I lettori italiani hanno già avuto modo di leggere uno dei saggi, Gender: A Useful Category ofHistorical Analysis, che è stato tradotto e presentato da Paola di Cori su un recente numero della "Rivista di Storia Contemporanea". Il libro si propone, come già il saggio, di definire il gender come la organizzazione sociale della differenza sessuale e di vedere le implicazioni storiche che una chiave di lettura della storia in questo senso comporta. Lamentando le carenze della produzione storiografica sulle donne, che ha sì documentato la presenza delle donne nella storia, ma non ha cambiato l'importanza attribuita alle loro attività, l'autrice sostiene che semmai il trattamento separato può aver aumentato la marginalità portando a considerare le differenze sessuali naturali invece che storiche, di conseguenza immutabili e perpetratrici di discriminazioni. Per i post strutturalisti, scuola di pensiero a cui appartiene Scott, i significati sono dinamici e non fissi e consentono perciò di cambiare i rapporti di potere. Un concetto di gender come conoscenza storica specifica sulle differenze sessuali permette alle femministe di coniare uno strumento che assolve una doppia funzione: generare nuove conoscenze sulle donne e sulle differenze sessuali e ispirare critiche costruttive alla politica della storia. La storia militante femminista non diviene allora un tentativo di correggere una storia incompleta, ma di comprendere come funziona la storia. Queste suggestive ipotesi sono il frutto della maturazione e dell'elaborazione di un ventennio di nuovi studi sulle donne e destinate ad approfondire il dibattito internazionale in corso da alcuni anni sulla categoria di gender. Susan Ware, Partner and I, Molly Dewson, Feminism, and the New Deal Politics, Yale University Press, New Haven 1988, pp. 327 s.i.p. Il 1921, anno dell'approvazione del suffragio femminile negli Stati Uniti, è stato visto spesso come il momento di massimo impegno del movimento delle donne al quale seguirono anni bui, in cui il movimento, diviso tra la League of Women Voters e il più radicale National Wo-man's Party, segnò il passo. A livello nazionale si era passati dal fermento sociale dell'età progressista ai ruggenti anni venti e al trionfo dell'individualismo. Lynk si era chiesto in un articolo comparso sul "Journal of American History" "What happe-ned to the Progressive Movement in the 1920's?" Il libro di Susan Ware, studiosa del New Deal su cui ha pubblicato un bel libro qualche anno fa, Beyond Suffrage, ne rintraccia alcuni filoni di continuità nella legislazione sociale del New Deal, che vide spesso impegnate in prima persona le donne. La biografia di Molly Dewson in questo senso è esemplare, le sue scelte personali coincidono con gli sviluppi politici: dagli anni della Prima guerra mondiale in cui era social wor-ker per la Croce rossa in Francia, a quelli in cui fece da segretaria a Fran-ces Kelley nella National Consumers League, alla campagna per il salario minimo femminile, alla sua attività di consigliera e amica di Eleonore e Franklin Delano Roosevelt per tutta la presidenza. Gli anni trenta cosi rappresentati, anche se momento di stasi del movimento delle donne, emergono come fondamentali per l'inserimento delle donne nella sfera politica. Molto bella è la parte più personale trattata da Ware, in cui descrive l'amicizia con Polly Potter, l'amica fedele che visse con lei per tutta la vita, in cui emergono le tensioni e le solidarietà, quelle reti dei rapporti femminili che così poco vengono trattate dagli storici. cumenti delle organizzazioni assistenziali e di enti assistenziali statali, schedari di assistenti sociali private — gettano così nuova luce sull'intera disciplina della storia della famiglia, inclusa quella immigrata. La tesi dell'autrice è che nel corso del tempo, e a seconda della situazione socio-politica, muta la stessa definizione eli ciò che costituisce violenza, tìeroes of Their Own Lives si colloca così tra i libri di storia che sono riusciti a integrare non solo vari livelli di lettura includendo soggetti sociali trascurati, gruppi etnici, donne, bambini, ma a scrivere un nuovo capitolo della storia del paese esaminando la storia della violenza familiare in un contesto storico, politico e sociale. renti, è: se la guerra ha aperto nuove opportunità per le donne — specialmente in campo lavorativo — quando sono state incoraggiate a sostituirsi agli uomini, impegnati sui campi di battaglia, perché alla fine del conflitto la posizione della donna nella società, in questo caso statunitense, non è mutata? Anzi, gli anni post bellici sono quelli in cui si assiste al trionfo della mistica della femminilità? Esaminando l'industria dell'auto e quella elettrica, Milkman dimostra che la segregazione sessuale del lavoro, ancora oggi esistente nonostante le lotte delle donne per la sua abolizione, era attuata anche negli anni della guerra che sembravano offrire "infinite possibilità" alle donne in Cosa leggere Secondo me sulle donne negli Stati Uniti di Maddalena Tirabassi L'applicazione di categorie interpretative come gender, razza e etnia in studi in cui non compaiono come primario oggetto di indagine donne, afroamericani e immigrati rappresenta forse il segnale più innovativo della recente produzione statunitense in campo storico. Si tratta di un primo passo verso una ricostruzione storica che include soggetti sociali fino a pochi anni fa ignorati, o emarginati all'interno di studi specifici, e li esamina finalmente in quanto parte integrante della società nel suo complesso. L'ampliamento degli orizzonti consente non solo di avere una "storia"più completa, ma di effettuarne una rilettura che tenga conto delle molteplici identità contemporaneamente presenti in ogni individuo. Abbiamo qui una dimostrazione di come classe, gender, razza e etnia, nei loro complessi rapporti con la realtà politica e culturale dei vari periodi si intreccino contìnuamente, e con valenze diverse, a seconda dell'angolo prospettico da cui si osservino. L'altro dato degno di rilievo è l'uscita della storia sociale dalla gabbia temporale segnata dalla seconda guerra mondiale. Il tentativo di giungere fino ai giorni nostri, pur rivelando talvolta inevitabili carenze di prospettiva storica per gli anni a noi più vicini, e qualche accenno di militanza che può disturbare in analisi storiche, è utile per iniziare a prendere in esame in senso storico il periodo degli anni cinquanta che presenta molti nodi da sciogliere per la comprensione della società occidentale contemporanea, non solo statunitense. I saggi qui esaminati contribuiscono in questo senso a sfatare alcuni miti di cui la cultura contemporanea è ancora impregnata, come il valore intrinsecamente liberatorio del lavoro per le donne, o quello dell'appagamento totale degli uomini nel ruolo di breadwinner, o di un percorso evoluzionistico della morale sessuale. Linda Gordon, Heroes of Their Own Lives. The Politics and History of Family Violence, Boston 1880-1960, Vi-king, New York 1988, pp. 383, $ 27.95. La violenza familiare è un argomento che raramente è stato affrontato sui libri di storia, mentre riempie le pagine di cronaca dei giornali. Secondo la tesi di Gordon si tratta di un soggetto tabù che solo in determinate epoche storiche viene preso in esame. Negli Stati Uniti ciò è avvenuto sempre sull'onda del movimento femminista, prima degli anni venti, poi negli anni settanta. Dal libro emerge una storia di violenza molto diffusa, che spesso rientrava nei limiti delle norme sociali accettate. Colpisce il lettore italiano che i gruppi etnici più spesso menzionati nel periodo tra le due guerre siano italiani e irlandesi. Le fonti utilizzate per la ricerca — atti di processi, do- campo lavorativo. L'esperienza bellica, quindi, fu solo apparentemente più egualitaria e ciò dimostra come fu possibile la riconversione postbellica in termini di defemminilizzazio-ne e di mantenimento della segmentazione su base sessuale del mercato del lavoro. Ruth Milkman, The Dynamics of Job Segregation by Sex during World War II, University of Illinois Press, Urbana and Chicago 1987, pp. 213, $ 32.50. La questione del lavoro femminile durante la Seconda guerra mondiale è da alcuni anni al centro di un acceso dibattito storiografico negli Stati Uniti. La strada aperta da William Chafe è stata in questi ultimi anni ripresa da molti, tra cui da Leila Rupp D'Ann Campbell, Mareen Honey. Il nodo centrale su cui si articola, e a cui i vari storici danno risposte diffe- Elaine May, Homeward Bound, American Pamilies in the Colà War Era, Basic Books, New York 1988 pp. 284, $20.95. L'immagine della famiglia americana negli anni Cinquanta è felicemente rappresentata all'inizio del li- bro dalla coppia che passa la luna di miele nel rifugio antiatomico circondata da cibi in scatola. Sembra sintetizzare le parole d'ordine dell'epoca: beni di consumo, sessualità e isolamento totale dal mondo esterno. Ma erano davvero queste le aspettative degli americani dopo una crisi economica durata più di dieci anni e una Guerra mondiale? Le famiglie americane dipinte nei telefilm degli anni cinquanta sessanta erano felici e prive di contraddizioni come apparivano? Elaine May esaminando la cultura popolare attraverso film, periodici a larga circolazione, giornali, sondaggi d'opinione e documenti ufficiali cerca di trovare una risposta a questi quesiti. Ne emerge un quadro poco noto delle tensioni interne alle famiglie, non tanto per la condizione della donna che era già stata denunciata da Friedan nel 1963, ma per quella degli uomini. Alla responsabilità di breadwinner non corrispondono infatti possibilità di carriera, anzi, sostiene May, gli uomini vedono di giorno in giorno erosa la loro autonomia sul lavoro; essi non sembrano insomma godere appieno il potere della supremazia familiare che i mass media attribuiscono loro. I neri e le donne non sono quindi i soli delusi nelle loro aspettative alla fine della guerra: anche gli uomini bianchi vivono disagi nell'epoca del boom economico. Il malcontento esploderà coi loro figli e sfocerà nella Nuova Sinistra in cui confluiranno le proteste di neri, donne, pacifisti, hippies. Saranno questi ultimi a contestare il carrierismo, la società dei consumi, l'industria bellica, la società della guerra fredda nel suo complesso. John D'Emilio, Estelle B. Freed-man, Intimate Matters. A History of Sexuality in America, Harper & Row, New York 1988, pp. 428, $ 24.95. ' Il libro esamina come negli ultimi tre secoli e mezzo siano cambiati il significato e l'importanza attribuiti alla sessualità negli Stati Uniti seguendo un percorso non evoluzionistico e rimodellato nel tempo a seconda dei mutamenti economici, familiari e politici. Avvalendosi degli studi sulla sessualità in campo medico, psicologico e biologico, sull'onda delle pressioni politiche del femminismo, del movimento degli omosessuali e della ripresa degli studi sociali, gli autori si sono posti domande su come la sessualità sia stata repressa e controllata nel passato. La ricerca si è basata su testi medici, inchieste; casi legali e cultura popolare e analizza il mutamento del significato di "sessualità" che è passato da una concezione esclusivamente riproduttiva, all'esaltazione dell'intimità emotiva del piacere fisico. Viene mostrato come i vari gruppi sociali l'hanno sperimentata in modo diverso, a seconda del gender, della razza, del gruppo etnico e della classe di appartenenza. Si sono poi chiesti quali siano state le istituzioni sociali che via via hanno stabilito ciò che era legittimamente accettabile in campo sessuale riscontrando la funzione assolta di volta in volta, e spesso al contempo, da chiesa, medici, stato e mass media. Il libro, esaminando il rapporto tra l'ideologia dominante e i gruppi e gli individui che hanno agito per mutare le norme riguardanti la sessualità, affianca a un'esaustiva analisi dell'argomento uno stile di scrittura che lo rende adatto anche a un pubblico generico.