■■dei libri delmese|^h NOVEMBRE 1991 - N. 9, PAG. 6 VALLECCHI EDITORE Novecento Federigo Tozzi Con gli occhi chiusi Vicino/Lontano Giorgio Salvadori H cerchio sacro dei Sioux Ispes/Studi sociali AA.VV. Italia Cattolica Firenze Consuelo Varela Colombo e i fiorentini Mente e Natura Agnes Arber L'occhio e la mente Saggi di Labyrinthos Gian Lorenzo Mellini Notti romane Dopo il periodo eroico di Mai Mouniama Nguyén Huy TraÉP, Il generale in pensione, Eurostudio, Torino 1990, trad. dal vietnamita di Huong Thièn, pp. 69, Lit 8.000. Pham Thi Hoài, Il Messaggero celeste, Marietti, Genova 1991, a cura di Sandra Scagliotti, trad. dal vietnamita di Tran Tu Quàn e Luca Tran, pp. 152, Lit 25.000. concessioni" non canta più le prodezze e le virtù degli eroi, la lotta del popolo contro le forze straniere ma parlano della difficoltà di esistere in un paese lacerato e isolato, fanno i conti con gli errori politici e il prezzo pagato dagli individui, rivendicano un ritorno alla soggettività. Sono voci un po' stridenti, dissacratorie, scomode. Ora in Italia sono usciti II generale in pensione di Nguyèn Huy Thièp e II Messaggero celeste di Pham Thj Hoài, e dobbiamo ringraziare i traduttori e la curatrice per questa iniziativa. Il generale in pensione è il primo racconto di Nguyèn Huy Thièp, qua-rant'anni, storico di formazione. Dopo la morte di un generale, il figlio ne dre a cui deve tutto, lavora come ingegnere, abita in una villa nella periferia di Hanoi, insieme alla madre, la moglie medico, le due figlie, conducendo una vita organizzata e tranquilla. Il narratore è una brava persona che non si perde in dubbi o analisi, la sua percezione dei rapporti non è problematica, le emozioni che esprime sono convenzionali; si definisce un "conservatore maldestro e imprevidente" e presenta la moglie come una donna "moderna" con cui ha dei rapporti "armoniosi". La narrazione procede senza sollevare sospetti benché alcune precisazioni fatte sempre con questo tono formale in una lingua piana, cauta, dimessa, attenta a raccontare i fatti nella loro Gastronomia e politica di Edoarda Masi Lu Wenfu, Vita e passione di un gastronomo cinese, Guanda, Parma 1991, ed. orig. 1982, trad. dal cinese di Cristina Pisciotta, pp. 140, Lit 26.000. Fra i molti argomenti che alla fine degli anni venti e nei trenta furono oggetto di discussione negli ambienti colti cinesi (riformatori o rivoluzionari e vicini ai comunisti) fu largamente dibattuto il tema della satira e dello humour — analogie e differenze, e opzioni soggettive a favore dell'una o dell'altro: alla discussione presero parte anche personalità di primo piano, come Lu Xun e Lao She. Il gastronomo di Lu Wenfu richiama quella disputa: da un'intenzione allego-rico-satirica l'autore approda a risultati prevalentemente umoristici. La vena umoristica è un dono naturale di Lu Wenfu, è l'occhio stesso col quale guarda e traduce in immagini il mondo -, dà forza alla sua scrittura e contribuisce alla riuscita letteraria del racconto. (Come racconto lungo infatti, più che romanzo, va classificato questo libro, che conferma un orientamento generale: nel racconto, lungo o breve o brevissimo, la narrativa cinese contemporanea raggiunge i risultati migliori). Lo humour, d'altra parte, fa tutt'uno con l'approccio narrativo semisurreale, semiveristico (bozzettistico) — consono ad un contesto dove sulla quotidianità più elementare e materiale (per esempio, riuscire a procurarsi il cibo) si innestano condizionamenti sociopolitici continuamente mutevoli e non intelligibili all'uomo comune. Il quale infine li accetta come ovvietà e si adatta a nuotare nell'assoluta incertezza e nell'assurdo. La voce del protagonista narrante è quella di un uomo onesto e modesto, animato da spirito civico e da buona volontà socialista, incaricato suo malgrado di gestire un ristorante a Suz-hou (città famosa non solo per antica cultura e bellezza, ma anche per la grande tradizione culinaria); pur non provando nessun interesse a occuparsi di cibo e di cucina, per tutta la vita non riuscirà a liberarsi da quell'incombenza. L'antagonista, che pure per tutta la vita si ritrova davanti, oggetto di durevole disprezzo ma anche non desiderato compagno di sventura, è il ricco ghiottone Zhu Ziye; agli occhi del narrante è un parassita, perfino sul piano culinario, dove sfrutta la bravura della moglie; ma alla fine, nel nuovo clima della modernizzazione, ricomparirà come "esperto" — di che cosa? del saper mangiare? Gli verrà attribuita l'etichetta di "gastronomo" e il protagonista dovrà accettarlo come collaboratore. Ancora suo malgrado. > Nel 1987, dopo il sesto congresso del partito comunista, nello slancio di apertura che si verifica in Vietnam, gli scrittori vengono invitati a "non curvare la penna". Giovani sconosciuti riescono a pubblicare, e le loro opere suscitano consensi e polemiche. Questa "generazione senza narra la storia per difenderne la memoria. Il racconto inizia con 0 ritorno del padre, dopo una breve esposizione del quadro familiare: Thuàn, arruolatosi a dodici anni, ha passato la propria vita nelle armi e nelle guerre e, settantenne in pensione, torna dal figlio che quasi non conosce; questi ha studiato all'estero grazie al pa- obiettività destino leggeri interrogativi, inquietudini quasi impercettibili: l'agiatezza della famiglia proviene in gran parte da un allevamento di cani e si fonda sul lavoro di una coppia — padre e figlia — accolta dopo che un incendio li ha lasciati senza tetto. Il ritorno del padre avviene senza tensioni e senza paure. Al ge- nerale non spetta la sorte del Colonel Chabert, il personaggio dell'omonimo racconto di Balzac, eroe delle guerre napoleoniche che, tornando al momento della Restaurazione, non solo non viene riconosciuto ma si vede pure negata una vita decorosa e finirà mezzo matto in un ospizio. Il generale, invece, viene accolto come un eroe, venerato e ammirato non solo dalla famiglia, ma dal paese, cioè da . una società retta da principi confuciani che in seguito appariranno un po' tarlati. Con la convivenza — basata su una forma di tolleranza reciproca e un'adesione a certi valori comuni che sono poi le condizioni di sopravvivenza materiale e spirituale del gruppo — sorgono piccole incrinature, poi vere crepe che provocano nel padre prima perplessità, dubbi, poi indignazione e dolore, senza che ci sia stata da parte dei figli la benché minima intenzione di offenderlo. Se nei rapporti non c'è calore né intimità, esistono però rispetto e attenzione. I dissensi non riguardano nemmeno la sfera del carattere, bensì quella dei valori. Piccoli dettagli della vita quotidiana, che sembrano di ordinaria amministrazione ai figli, turbano man mano il padre, al punto che, sentendosi sempre più estraneo, torna al fronte dove trova la morte. I vietnamiti hanno riconosciuto nel l'"uccisione del padre" la messa a morte di una certa rivoluzione. Il padre non può sopravvivere in una società che ha tradito gli ideali per cui ha combattutto, dove i deboli vengono ancora sfruttati e esclusi, dove la dura legge della sopravvivenza ha fatto dimenticare certi valori. Quando scopre che i cani e i maiali vengono nutriti con feti "riciclati" dalla nuora, quest'uomo di guerra non può trattenere l'indignazione e le lacrime davanti al figlio che, pure essendone al corrente, non vi dava nessuna importanza. "Quello che conta è mangiare" dichiara la nuora: quando una cugina si lamenta dell'umiliazione riservata alle donne, e il padre la consola dicendo: "Più grande è il cuore, maggiore è il senso dell'umiliazione", lei li interrompe invitandoli a tavola dove viene servito un pollo con cuori di loto, con una battuta: "sempre di cuore si tratta". I lotofagi, si sa, non hanno memoria. Certi personaggi dei racconti di Nguién Huy Thièp sembrano aver perso non solo la memoria ma tutto... fuorché l'istinto di sopravvivenza, come se un cataclisma terribile li avesse travolti e lasciati amputati di una parte del cervello. Però, bisogna pure notare che la nuora dall'agghiacciante senso pratico è anche quella che garantisce una vita decorosa a tutti e che il padre, così integro, appare ogni tanto fuori dal mondo, come > I Novità GILLES DELEUZE SPINOZA. FILOSOFIA PRATICA «Saggi», pp. 176, L. 28.000 Con il consueto rigore Deleuze scava alle radici dell'ontologia spinoziana e ne dimostra il legame diretto con l'etica, intesa come la scienza pratica dei modi di essere: un'etologia, quindi, e non una morale. Di qui il ruolo del tutto particolare di Spinoza, di un pensiero tuttora scandaloso. S0REN KIERKEGAARD LA RIPETIZIONE Un esperimento psicologico di Costantin Costantius «Saggi», pp. 192, L. 28.000 Compiuti i trent'anni Kierkegaard scrisse La ripetizione, un «libriccino» in cui il lettore troverà qualcosa meno della filosofia - una storia intricata d'amore; e qualcosa più - una smentita sonora di ogni metafisica. Un'opera di prestigio - la presente traduzione italiana rappresenta fra l'altro la prima edizione critica mondiale - nella quale una critica attenta non tarderà a riconoscere la parentela stretta con altri capolavori eccentrici, quali il Discorso sul metodo di Cartesio e la Fenomenologia dello spirito di Hegel. V RIVISTE Il piccolo Hans Rivista di analisi materialistica N. 71 - L. 16.000 Materiali tra filosofia e psicoterapia N. 4 - L. 20.000 LÀA Pratica Analitica Saggi di psicologia junghiana N. 4 - L. 18.000 DISTRIBUZIONE: GRUPPO EDITORIALE GIUNTI (FIRENZE) GUERINI E ASSOCIATI Moretti&Vitali editori Bergamo - V.le V. Emanuele, 67 - Tel. 035/239104