il Mulino N. 3 pag. 39 wm Lettere Egregio Direttore, vedo che nell'ultimo numero dell'Indice" (gennaio 1991) esce una recensione con la mia firma di un libro di Giuliano Pontara, Antigone e Creonte. In effetti vi avevo mandato tempo fa una mia recensione di quel libro: sj trattava di quattro pagine al-l'incirca di tremila battute. Vedo però che tra le due recensioni la somiglianza non è molto stretta. Quella che voi pubblicate comincia da un periodo che si trova nella terza pagina della mia e tra un taglio e l'altro prosegue fino alla fine. Sfortunatamente però vi siete dimenticati di tagliare alcuni riferimenti alle prime due pagine. Ovviamente, risulta impossibile capirci qualcosa. E che cos'è accaduto delle prime due pagine? Alcuni excerpta — all'in-circa un periodo sì e uno no — compaiono in un riquadro al centro della pagina sotto lo sciocco titolo Politica e moralità. I tagli, di cui mi sfuggono completamente i criteri, ne fanno una specie di raccolta di aforismi campati per aria e implausibili: ad esempio, dove io avevo scritto cautamente "il nostro recente passato è stato dominato da concezioni della storia..." trovo uno stupido "il passato è stato dominato...". Meno male che nel riquadro non compare la mia firma. (Anzi, stranamente non compare nessuna firma). Ma come vi permettete!? Come vi permettete di rimaneggiare a vostro piacimento i testi che ricevete? Vi ha forse autorizzati qualche critico de-costruzionsita? La cosa più irritante è che mi è accaduto spesso' di leggere sull"'Indice" recensioni severe nei confronti di traduttori e curatori. E i redattori? Non leggete dunque gli articoli che pubblicate? (Forse non li leggete per intero). Ovviamente, mi vedo costretto a chiedervi di pubblicare questa lettera integralmente e rispettando l'ordine delle frasi. Marco Santambrogio P.S. Leggo ora la sua risposta ad Angela Groppi, la quale incolpava dei rimaneggiamenti (subiti anche dal suo articolo) "la sciatteria della stampa periodica". Al termine di una lunga argomentazione lei scrive "Ci pare quindi che il revisore abbia fatto bene a sopprimere il collegamento tra Laterza e Saint-Just". Dunque non era sciatteria. Dunque non era un critico decostruzionista che vi autorizzava a riscrivere gli articoli secondo il vostro umore. Voi consapevolmente vi proponete di migliorare i nostri articoli correggendone gli errori. Ma in questo caso dovreste aggiungere bene in chiaro la vostra firma. L'Italia è piena di gente che, stanca del proprio mestiere, cerca di fare quello degli altri: ci sono accademici che fanno i giornalisti, giornalisti che fanno i filosofi, perfino l'opposizione da noi ha sempre preferito fare la parte del governo. Ora anche i redattori impugnano con gusto la matita rossoblu del professore. Solo che nessuno vuole pagare i costi del mestiere altrui. Nel vostro caso il minimo che dovreste fare è appunto di scrivere sugli articoli che rimaneggiate: "Riveduto e corretto da XY". Anzi — sa che cosa le dico — perché non ve li scrivete tutti voi gli articoli? (m.s.) bio di impaginazione. Ce ne scusiamo con l'autore. Speriamo che casi simili non sì ripetano e che quando si tratta di mutamenti così gravi si abbia sempre il tempo di avvertire l'autore e di ottenerne il consenso, come generalmente facciamo. Occorre tuttavia ricordare che "L'Indice" è un ircocervo, è una rivista-giornale: rivista per il tipo di articoli e la scelta dei collaboratori, giornale per la forma e l'impaginazione. Ciò significa che piccoli tagli e mutamenti ci devono essere consentiti per esigenze ti- pograficbe come ad ogni giornale, anche se la nostra cattiva coscienza dovrebbe rimanere tutta da rivista ed opporsi a trattamenti come quelli subiti da Santambrogio o da Giampiero Carocci (assai peggiore, questo, e lamentato dall'autore in una giusta lettera di protesta). Qui siamo dalla parte dei nostri collaboratori anche contro di noi. Diverso è il caso di articoli che non ci giungono nella forma adatta a una rivista giornalistica come la nostra e che richiedono per ragioni di chiarezza o di lunghezza di essere sottoposti a quella sciagura del nostro tempo che è l'editing. Di cui preghiamo di credere che faremmo volentieri a meno se talvolta non fosse necessario essere contro i collaboratori in nome dei sacrosanti diritti dei lettori. (c.c.) Signor Direttore, credo che La figlia della luna di Margaret Mahy ("Gaia Junior", libri per ragazzi, Mondadori) meritasse una segnalazione più approfondita rispetto a quella contenuta nella scheda pubblicata dal n. 1 de "L'Indice" di quest'anno. Nella scheda, infatti, viene data preminenza alla trama del romanzo che forse è la sua parte meno importante. La vicenda di Laura, ragazza quattordicenne, ha valore come metafora della pubertà, come iniziazione alla vita adulta e le vicende, appunto, hanno il solo scopo di analizzare questa fase umana di cambiamento senza peraltro assumere mai forme noiose di insegnamenti: si parla di argomenti diversissimi senza mai farli pesare nel contesto narrativo. Si veda, ad esempio, la spiegazione che la madre di Laura dà sulle ragioni della separazione dal marito: "... Ci siamo dati da fare per anni cercando di cambiarci a vicenda, e siamo rimasti a metà... Era più bravo di me come massaia, ma lo faceva pesare anche troppo..." Con la stessa chiarezza la madre spiega, dopo aver elencato la gravità della situazione in cui si trova (la terribile malattia del bambino piccolo e la necessità di badare responsabilmente alla figlia) come sia per lei necessario il rapporto con l'uomo che ha da poco conosciuto: "... quando si fa l'amore è come prendersi una piccola vacanza, un riposo da questa costante consapevolezza. Magari per pochi minuti ma ci si sente annullare, ed è un gran sollievo". Argomenti non facili sono messi in discussione con preciso senso della misura come, ad esempio: — rendersi conto che neanche il vantaggio della bruttezza può salvare dalla brutalità dello stupro; — la non abitudine alle vistose fattezze femminili che sbocciano nel corpo di una bambina e gli obblighi di cautela che ne conseguono; — il vantaggio derivato dal nuovo rapporto che la madre ha con un uomo, così che sarà più facile, per la figlia, andarsene di casa il giorno che si sposerà o deciderà di vivere da sola; — pensare all'amore e al sesso e domandarsi quale dei due viene prima e se esista davvero, a lungo andare, una gran differenza. L'elenco degli spunti offerti dalla Mahy potrebbe continuare a lungo, ma credo che sia particolarmente importante rilevare come (anche se attraverso una fantastica e avvincente trama) il romanzo sia calato nella realtà quotidiana: è questo che appassiona i giovani lettori i quali, non dimentichiamolo, sono molto più coinvolti dalla Tv che dalla famiglia. I ragazzi, per loro fortuna, hanno poco bisogno di recensioni: se si toglie infatti quanto ha scritto Antonio Faeti per "Tuttolibri" dedicato al Natale 1990 e la scheda della Vittoz-zi sulT'Tndice", nessuno ha parlato sino ad ora della Figlia della luna. Ciò malgrado, in poco più di sei mesi, il romanzo è arrivato alla quarta ristampa, che per il genere "narrativa ragazzi" non è poco. Analoga sorte è toccata a Eva, di Peter Dickinson (sempre edito nella "Gaja Junior" Mondadori): il romanzo che fa arricciare il naso agli adulti, ma offre ai ragazzi e alle ragazze un grande interesse di lettura. Indipendentemente dal giudizio critico su questo tipo di narrativa, credo che sia assolutamente necessario accostarsi ad essa per capire cosa vogliono i giovani di oggi da un libro. Roberto Denti MARZO 1991 Per quanto riguarda il suo articolo, Santambrogio ha perfettamente ragione. La soluzione adottata, sulla cui infelicità conveniamo, fu decisa all'ultimo momento in tipografia per un cam- LI GABRIELE LOLLI INTRODUZIONE ALLA LOGICA FORMALE La logica formale e le sue moderne implicazioni presentate da uno fra i massimi esperti MAURICE AGULHON LA REPUBBLICA NEL VILLAGGIO L'affermarsi dell'ideale democratico nelle campagne francesi del sud, tra Rivoluzione e seconda Repubblica, in un classico della storiografia contemporanea RAYMOND ARON CLAUSEWITZ La guerra moderna come guerra assoluta e estrema: gli insegnamenti del geniale stratega tedesco nell'analisi di uno fra i più lucidi intelletti contemporanei MARIA SERENA PIRETTI LA GIUSTIZIA DEI NUMERI Il proporzionalismo in Italia tra 1870 e 1923: gli antecedenti storici dell'odierno dibattito politico MOZART a cura di SERGIO DURANTE Una guida puntuale alla comprensione dell'opera mozartiana, un'analisi aggiornata, fondata su ampie prospettive critiche DAVID W. PEARCE ANIL MARKANDYA EDWARD B. 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