N riNDICF - hoei libri del mese|^b Sola sulla banchisa di Claudio Gorlier Non ho capito bene perché questo romanzo di Janet Frame sia stato tradotto con un titolo sostanzialmente fuorviarne, rispetto all'originale Fa-ces in the Water. Il titolo originale, difatti, prende le mosse da uno dei passi cruciali del libro, dove l'io narrante della protagonista, Istina Mavet, durante il ricovero nella clinica psichiatrica, osserva Brenda, una delle prime ricoverate che hanno subito la "nuova operazione" destinata a mutare la sua personalità, e la ascolta parlare. Il disagio le deriva dalla sensazione di avere evitato, quasi per deliberato proposito, una responsabilità piena di urgenza, a somiglianza di qualcuno che cammina lungo la sponda di un corso d'acqua e vi scorge un viso o una parte del corpo in movimento, ma anziché aiutarlo o andare in cerca di aiuto si volge da un'altra parte. Tutti noi, dunque, scorgiamo dei visi nell'acqua, non possiamo dimenticarli né ignorarli, oppure ne obliteriamo la memoria per mantenere la nostra calma di esseri "normali" che vivono nel mondo. La metafora dei visi nell'acqua non consente dunque, e non sollecita, un'interpretazione univoca. I visi nell'acqua sono, in primo luogo, quelli dei ricoverati, che "il mondo", ha ricacciato nelle cliniche psichiatriche in quanto devianti rispetto a un codice e una normativa sociale non rispettati e trasgrediti. Sotto questo profilo, siamo tentati di rimanere nel "mondo", nel rifiutare di vederli, per rimanere "calmi", tranquilli. In realtà, riesce difficile dimenticare o non tentare di aiutarli. Ma il confine tra noi e loro, come tra normalità e ciò che si definisce correntemente follia, rimane estremamente labile. Così, per effetto di un sogno, delle circostanze, o dell'ostilità dell'ambiente in cui viviamo, nell'acqua scorgiamo il nostro viso. Anche noi apparteniamo a quella dimensione, e "il mondo" cerca di neutralizzarci e di rinchiuderci nelle istituzioni "correttive" dove la nostra personalità viene mutata, per effetto del trattamento elettrico o di una operazione chirurgica. Accanto alla metafora dell'acqua, dello specchio, del riflesso, un'altra pervade il romanzo e si trova ricorrente in molte sue parti: il "lonely polar desert", la banchisa ghiacciata. Non a caso questo referente essenziale prende corpo già nel primo capitolo, e si colloca in un ambiente urbano inesorabilmente estraniarne: "Ero sola sulla banchisa". La protagonista si muove nella folla solitaria, e lo spazio del suo estraniamento si allarga indefinitamente, mentre l'immagine della banchisa sanziona il senso di gelida paralisi. La folla che circonda Istina è fatta di estranei, a loro volta vittime di un ordinamento al cui interno alcuni consiglieri detentori del potere fissano le regole, come apprendiamo dal primo romanzo della Frame, Owls Do Cry. La tutela dell'ordine, anche mentale, si identifica dunque con il potere. Il paradigma della Frame, qui e in altri suoi libri, rivela all'origine la sua matrice caratteristicamente neozelandese, di una società chiusa, angosciata dalla sua solitudine e dalla distanza, dall'isolamento ossessivo, ma incline a tutelarsi per mezzo di regole ferree. Riesce agevole rammentare il passo memorabile in Middlemarch di George Eliot, dove si spiega che la comunità, compatta e omogenea, si riconosce nelle proprie regole e non trova difficoltà nell'identificare l'estraneo, l'altro: è necessariamente il pazzo. Le regole trovano la prima applicazione nella vita domestica, e si incontra qui un altro dato costante nella letteratura neozelandese, già a partire da Katherine Mansfield e poi nella narrativa del maggior scrittore neozelandese dopo la Mansfield, Frank Sargeson. Le regole tentano invano di nascondere sotto la crosta della normalità un terrificante potenziale di repressione e di violenza, a cominciare dalla sfera della sessualità, della vita di coppia, del rapporto tra genitori e figli, e più generalmente nelle convenzioni sociali e, dunque, nel potere. Se la dimensione urbana esaspera il paradigma, non esi- ste alternativa in quella rurale, che non offre alcun rifugio. Alla "dark city" non meno che al "countrysi-de" si può sfuggire unicamente rientrando nel proprio interno, nell"'inside": germina così il principio di essere, di identità come territorio privilegiato e individuale che si traduce nell'invenzione linguistica del concetto di I-land e di Is-land, ripreso poi dalla Frame nei suoi scritti autobiografici. Si tratta di una sorta di estrema e magica espansione della "room" della Woolf, dove non esistono limiti per l'esercizio visionario: "Restavo sveglia tutta la notte nella mia stanza a ritagliare stelle dai fogli di carta dorata, incollandole sulla parete..." Nel momento in cui la crosta di ghiaccio dei rapporti si spezza, ne deriva il crollo che trascina la protagonista narratrice nella clinica psichiatrica. Ma proprio qui inizia la grande esplorazione della banchisa, del deserto polare. Sarà proprio Istina a darsi delle regole di salvaguardia, a crearsi uno spazio che le consentirà di attraversare la ban- chisa e di raccontare la propria esperienza. Questa sarà, anzi, la sua estrema rivincita, quando, una volta dimessa in modo definitivo, dopo aver scampato il rischio agghiacciante della lobotomia, l'infermiera le chiederà soprattutto di dimenticare. Una richiesta che ironicamente Istina rovescerà nella chiusa del libro: "E da quello che ho scritto in questo documento vedete bene che le ho obbedito; non è vero?" Un punto nodale in tutta l'opera della Frame riguarda la sua convinzione che, come ha giustamente rilevato Cherry Hankin, il problema dell'identità individuale e della totalità della vita psichica in una società di massa, per quanto isolata e sotto certi aspetti esasperata o essenzializzata (Nuova Zelanda), è inseparabile da quello del linguaggio e della comunicazione individuale. Lo sperimentalismo della Frame, lo scompaginamento delle strutture narrative sia sotto il profilo spazio-temporale sia nel rapporto tra realtà e simbolo, derivano in primo luogo dal ricorso alla parola magica, nel quale si individua un'incidenza non indifferente della cultura maori. Le vicende delle protagoniste schizofreniche dei romanzi della Frame si pongono quali parabole della condizione — e dei rischi — dell'individuo capace di muoversi risolutamente nel territorio dell'immaginario all'interno di una società massificata e irreggimentata. Se, dunque, si vuole evitare il pericolo estremo, quello del rifugio nel silenzio, bisognerà rimettere in gioco il linguaggio. Da un lato, quindi, "non esiste passato presente o futuro. Usare i tempi verbali per scandire il tempo è come fare segni sull'acqua col gesso". Dall'altro, "barattai la sicurezza con le perline della fantasia". La struttura di Faces in the Water riflette chiaramente questa complessa progettualità nelle sue simmetrie. Il passaggio tra un reparto e un altro, i periodi di libertà sulla parola concessi periodicamente, i rapporti tra pazienti, infermiere, medici e parenti in visita, consentono di misurare la labilità, o l'inesistenza, dei confini stabiliti dalle norme sociali nella stessa misura in cui annullano quelli tra realtà, simbolo, fantasia, visione. Il "language of society" è una vernice protettiva stesa per nascondere la verità. Inversamente, la struttura del viaggio, interno ed esterno (ciò che la Frame ha definito "commuting bet-ween reality and fiction", il trasferirsi tra realtà e invenzione, o finzio- ne), altera le linee divisorie tra il mondo "normale" e quello della follia. Le uscite periodiche dall'istituzione psichiatrica consentono a Istina di verificare l'inconsistenza delle distinzioni, e d'altronde alcuni dei reparti della clinica altro non sono che riproduzioni speculari del mondo esterno; parallelamente, si coglie la rassomiglianza tra pazienti e visitatori e pazienti e personale della clinica. In effetti, viviamo in un mondo di duplicazioni e di repliche. La grottesca "Giornata dello Sport" organizzata nella clinica conduce all'estremo, nel segno di una beffarda quanto controllata ironia, la raffigurazione della strategia mistificatoria manovrata dal mondo "normale", del suo inganno tradotto in rappresentazione. In quanto la Frame lo sgretola, rimette in gioco non soltanto le regole del rapporto sociale e individuale, ma anche e soprattutto quelle del raccontare, in un estremo scambio tra soggettivo e oggettivo, in un vertiginoso impianto di sciamanica liberazione. LA NUOVA ITALIA ABBASSA LA TUA RADIO PER FAVORE Gianni Isola Il fenomeno della lenta ma progressiva diffusione dell'ascolto radiofonico nell'Italia degli Anni Trenta e I rapporti dell'EIAR con il regime fascista. Una ricostruzione dell'impatto del nuovo media nella realtà sociale e politica italiana di quegli anni. Lire 29.000 PITTURA E STORIA Lavoro e classi povere in Italia 1850-1915 Carlo Cartiglia Mondo contadino, paesaggio, attività artigianali e industriali, strutture urbane, proletariato di città, emarginati, proteste sociali: il documento iconografico come supporto della ricerca storica. Lire 20.000 PER UNA ANTROPOLOGIA STORICA DEL MONDO ANTICO Riccardo Di Donato Nuove categorie interpretative delle principali manifestazioni della civiltà greca, In un'intersezione costante tra antico e moderno. Lire 44.000_ GRAMMATICA FILOSOFICA Ludwig Wittgenstein Traduzione italiana di Mario Trincherò Il significato delle espressioni linguistiche ricondotto ai loro uso entro quella struttura di calcolo che è II nostro linguaggio. Lire 55.000 LA FORMAZIONE STORICA S. Guarracino e D. Ragazzini Il ruolo della storia nella cultura scolastica attuale: i problemi della didattica, i caratteri tecnici e metodologici della nuova storiografia, il rapporto fra storia e scienze sociali. Lire 19.000_ L'INSEGNAMENTO DELLA STORIA S. Guarracino e D. Ragazzini I nodi di metodo e di merito della disciplina, i principali problemi relativi allo sviluppo cognitivo e personale dello studente, le procedure di insegnamento. Lire 19.000_ LE NUOVE ATTIVITÀ DELLA FUNZIONE DOCENTE a cura di Leonardo Trisciuzzi Nuove figure professionali e nuove attività della funzione docente. Manuale dell'operatore psicopedagogico, dell'operatore tecnologico, del coordinatore di biblioteca e del coordinatore di orientamento scolastico. Lire 25.000 LE NOTTI DI RESTIF Peripezie di un girovago tra media e finzioni Antonio Faeti Paesaggi, infanzie, utopie, penombra, epigrafi. Dopo La bicicletta di Dracula e I tesori e le isole questo libro prosegue un itinerario di ricerca entro vari ambiti in cui può essere suddiviso l'Immaginario. Lire 26.500 LA COSTRUZIONE DEL TESTO SCRITTO NEI BAMBINI a cura di M. Orsolini e C. Pontecorvo Come si impara a scrivere? Attraverso i contribuiti di vari studiosi si rìdefinisce la padronanza della lingua scritta con particolare attenzione al rapporto tra oralità e scrittura e alle prime fasi di costruzione dei vari generi di testo. Lire 37.500 ®