N 3 riNDICF - 3 dei libri del mese Narratori italiani Lo scrittore sul trampolino di Silvio Perrella Raffaele La Capria, Letteratura e salti mortali, Mondadori, Milano 1990, pp. 176, Lit 30.000. C'è un nesso tra letteratura e salti mortali? Per Raffaele La Capria non solo è possibile porre un tale rapporto nella sua vicenda biografica (è stato un tuffatore ed è uno scrittore), ma accostare le due attività significa aver sotto la penna un buon numero d'immagini feconde e rivelatrici: ecco che allora viene naturale intessere un discorso su che cosa sia per lui la letteratura. La Capria è uno scrittore che ama autocommentarsi: o meglio ama rivivere e ricostruire la gestazione dei suoi libri. L'ha fatto, ad esempio, per Ferito a morte, rinarrandone i presupposti in alcune pagine de L'armonìa perduta, autobiografia per interposta città. E non si tratta di narcisismo, come qualcuno potrebbe pensare, ma di una benefica disposizione. La Capria, infatti, parlando di sé riesce a parlare spesso del complessivo contesto culturale italiano, cerca e scova intelligenti consonanze con esso, descrivendo infine alcuni passaggi fondamentali della sua generazione. Per averne una prova, basta leggere i frammenti per una biografia letteraria da lui raccolti diversi anni fa sotto il titolo di False partenze, un testo paragonabile in alcuni passaggi alla prefazione al Sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino: testi nei quali entrambi tentano di ricapitolare se stessi, come se per andare avanti bisognasse ogni volta ripercorrere tutto il percorso fatto. E proprio a False partenze che si pensa leggendo Letteratura e salti mortali, saggio d'apertura della raccolta di testi degli ultimi dieci anni che da esso prende il titolo. In sole dieci pagine La Capria, come mai gli era riuscito di fare, sintetizza la sua esperienza letteraria. In letteratura, come nei tuffi (tutti, tranne il "volo d'angelo", salti mortali), "la perfezione è un elemento da tener sempre d'occhio — argomenta La Capria —, e non parlo naturalmente della perfezione dei parnassiani e dei simbolisti francesi, né della 'bella pagina' e dello 'stile' del letterato italiano sempre raffiorante, ma della coerenza di ogni operazione letteraria ben condotta..." Una perfezione scorta in L'urlo e il furore di Faulkner, paragonabile a "un tuffo ad alto coefficente di difficoltà eseguito con una tecnica tanto raffinata da scomparire nella bellezza del risultato". Alla ricerca della perfezione va connesso il "rischio del fallimento", e se non si corre questo rischio (nei tuffi, quello di battere con la testa sul trampolino, come accade a Louganis nelle Olimpiadi dell'88, l'evento che, visto alla televisione, dà l'avvio al saggio di La Capria), allora non vale la pena di tentare. Ma la complessità e difficoltà tecniche non devono sormontare l'esecuzione, che deve avvenire, "quale sia la difficoltà, con 'souplesse' come diceva il mio allenatore, con dolcezza come sentivo io, e con grazia". C'è qui il maggiore presupposto della scelta letteraria dello scrittore napoletano: a una letteratura nella quale prevalgono "i giochi troppo evidenti di abilità, le complicazioni esibite di struttura e i manierismi del linguaggio, le difficoltà da triplo salto mortale di certi avanguardismi e di certo sperimentalismo", La Capria ne preferisce un'altra che vada alla ricerca del "giusto equilibrio tra senso comune e senso estetico". Una letteratura nella quale contano "il lungo tirocinio e lo scrivere e riscrivere", che portano "a conquistare una propria scrittura"; senza dimenticare mai però che "un romanzo o un racconto sono un'altra cosa, e sono sempre soggetti all'imponderabilità del caso e a una sempre incombente possibilità di fallire". E probabile che qui La Capria parli della propria esperienza, ma allo stesso tempo lancia un ponte tra que- sto primo saggio e gli ultimi tre del suo libro, nei quali tratteggia un notevolissimo ritratto di Goffredo Parise. E proprio di Parise e dei suoi Sillabari che La Capria parla, ricordando "il volo immobile" di alcuni dei più belli tra quei racconti, dove le frasi sembrano volare "senza sforzo, ad ali distese e immobili, come fanno i gabbiani"; ma ricordando insieme: "Quando provai il mio primo tuffo dai dieci metri e presi il coraggio per il grande volo, e mi sentii in aria in buona posizione, ben inarcato e con le punte dei piedi tese e unite come quelle dei ballerini, e le braccia aperte dolcemente come le ali ferme di un gabbiano, e sentii il formicolio del vuoto nella pancia mentre a velocità supersonica precipitavano laggiù nel rettangolo azzurro della piscina". Non c'è dubbio: ecco il passaggio più bello di questo saggio e dell'inte- ro libro; un passaggio che nell'immobile volo dei gabbiani rima perfettamente (si tratta di una rima baciata) con l'esperienza fatta da Parise con i Sillabari (e chissà, azzardo, tentata, dallo stesso La Capria, nei Fiori giapponesi). Tra il primo e gli ultimi tre, ci sono in Letteratura e salti mortali, altri dodici saggi: si parla della falsa buona letteratura, del conformismo della forma e dell'irrealtà dominante, dei libri non riusciti, uno dei quali è Conversazione in Sicilia di Vittorini, dello stile delle "piccole volpi"; vi si pongono inoltre distinzioni tra gli scrittori e i romanzieri (di quest'ultimi la letteratura italiana sarebbe povera), tra idea teatrale e trovata, tra creazione e composizione. C'è poi un bel saggio su Fontamara di Ignazio Silo-ne. In questa zona centrale del libro, meno felicemente mossa delle altre due, La Capria cerca di ristabilire il senso comune, costruendo ragionamenti nei quali si tenta di toccare con mano ciò di cui si parla. Va notato che alcuni degli strali critici, soprattutto in direzione dello strutturalismo e della semiologia dominanti negli anni sessanta, possono utilmente essere confrontati con quelli analoghi di Alfonso Berardinelli, nel suo recente Tra il libro e la vita. Del buon senso comune, "ormai scomparso perché cancellato dal luogo comune", si argomenta esplicitamente nel secondo saggio, La letteratura vista da una spiaggia affollata. Seduto su una sedia a sdraio, lo scrittore osserva "il popolo delle vacanze": "non una delle facce che vedevo mi ispirava qualcosa di confortante"; e nemmeno il proprio viso sfuggirebbe, nella folla, alla diffusa volgarità presente su quella spiaggia italiana. Ecco la domanda, allora: "E l'esercito invadente dei nuovi arrivati, l'esercito delle mezze calzette disinibite, dei cafoni spregiudicati, dei nuovi ricchi oltraggiosi, un concime buono a far prosperare la pianta della letteratura?" Da qui, un caleidoscopio di esempi, da Petronio a Leopardi. Questo saggio merita una menzione, perché più che in altri, magari meglio riusciti letterariamente, trapela un ulteriore aspetto della scelta letteraria di La Capria: quello dell'esercizio "civile". Non è un caso dunque che, leggendolo, si pensi alla descrizione dell'affollata spiaggia di Ostia che compare in uno scritto di Pasolini; descrizione che va comparata alla spiaggia apparentemente deserta del signor Palomar di Calvino: due diversi modi di essere scrittori civili, tra i quali La Capria sembra oscillare. Leggere Einaudi Wk Francesco Biamonti Vento largo Una storia di passaggi clandestini, di fughe e di solitudini tra la Liguria ponentina e la Provenza bruciata dal sole. «Supercoralli», pp. rv-ii6, L. 22 000 ean Bottéro Mesopotamia Il primo saggio che restituisce alla civiltà mesopotamica la propria originalità. Traduzione di Claudia Matthiae con la collaborazione di Donatella Taverna. «Saggi», pp. xxxvi-352 con 36 illustrazioni fuori testo, L. 65 000 ■ < Giovanni Previtali Studi sulla scultura gotica in Italia Un capitolo fondamentale della storia dell'arte, affrontato con una strumentazione filologica di grande valore. «Biblioteca di storia dell'arte», pp. xxxni-178 con 228 illustrazioni fuori testo, L. 65 000 Stanley Elkin Il sangue degli Ashenden Il condominio L'America grottesca e amara di uno dei più originali romanzieri postmoderni. Traduzione di Igor Legati. «Nuovi Coralli», pp. vi-266, L. 22 000