N. 3 pag. 28 wm Idei libri del mese| "ARCANA IMPERII,, COLLANA DI SCIENZA DELLA POLITICA DIRETTA DA GIANFRANCO MIGLIO VOLUMI PUBBLICATI «Gruppo di Milano» Verso 'una nuova Costituzione due tomi, p. LV-1046, L. 55.000 Gianfranco Miglio Una Repubblica migliore per gli Italiani. (Verso una nuova Costituzione) p. XI-162, L. 10.000 Otto Brunner Terra e potere p. XX5cVII-684, L. 35.000 La rappresentanza politica. Antologia a cura di Domenico Fisichella p. 364, L. 20.000 Robert Ardrey L'imperativo territoriale p. VI-434, L. 28.000 Questioni di psicologia politica A cura di Assunto Quadrio Aristarchi p. VIII-480, L. 30.000 Lorenzo Ornaghi Stato e corporazione p. XII-324, L. 18.000 Johannes Hasebroek Il pensiero imperialistico nell'Antichità p. VIII-646, L. 40.000 Il concetto di «interesse» Antologia a cura di Lorenzo Ornaghi p. VIII-592, L. 36.000 Lorenz von Stein Opere scelte, I: Storia e Società p. 378, L. 28.000 Robert Ardrey L'ipotesi del cacciatore p. 400, L. 25.000 Roman Schnur Rivoluzione e guerra civile. Saggi storico-giuridici p. 168, L. 14.000 Cari Schmitt Scrìtti su Thomas Hobbes p. VIII-202, L. 18.000 Hermann Heller La sovranità ed altri scrìtti sulla dottrina del diritto e dello Stato p. 397, L. 32.000 Armand Du Pìessis Cardinal de Richelieu Testamento politico e Massime di Stato p. VII-399, L. 30.000. Rudolf Smend Costituzione e diritto costituzionale p. VIII-294, L. 23.000 George Savile Marchese di Halifax Opere complete p. 526, L. 40.000 Gianfranco Miglio Le regolarità della politica due tomi, p. LXXV-1110, L. 90.000 Pierre Favre La decisione di maggioranza p. VIII-498, L. 38.000 Gerhard Leibholz La Rappresentazione nella democrazia p. VIII-410, L. 34.000 Il realismo politico di Ludwig Von Mises e Frìedric Von Hajek Antologia a cura di Guido Vestuti p. X-626, L. 48.000 Roberto Michels Potere e oligarchie. Antologia (1900-1910) p. XI-554, L. 42.000 Karl Loewenstein Le forme della cooptazione p. VIII-286, L. 26.000 L'assolutismo laico Antologia a cura di Anna Maria Battista (t) p. 416, L. 40.000 mm-m VIA BUSTO ARSIZIO 40 TE. 30.000.005 • CCP 721200 Guerra! Guerra! di Cesare Cases Gunther Anders, Opinioni di un eretico, presentaz. di Stefano Velotti, Theoria, ed. orig. 1979, Roma 1991, pp. 102, Lit 9.000. Gunther Anders, Discorso sulle tre guerre mondiali, a cura di Ea Mori, Linea d'Ombra, ed. orig. 1964, Milano 1990, pp. 104, Lit 12.000. Franco Fortini, Extrema ratio. Note per un buon uso delle rovine, Garzanti, Milano 1990, pp. 132, Lit 24.000. Guerra! Guerra!, cantavano gli Norberto Bobbio nelle sue recenti polemiche a favore di tale distinzione, che egli vorrebbe sottrarre al suo confinamento tra i teologi medievali, sostenuto tra gli altri proprio da Krippendorff, che ne scorge l'eredità in "un certo modo americano di ragionare di tipo teologico" di cui il Walzer sarebbe un rappresentante. Di fronte alla tesi di costui per cui "la guerra non è un crimine quando i soldati combattono liberamente, scelgono il nemico e decidono quali cordano nel sottolineare il grande divario tra la coscienza ufficiale e la coscienza reale dei combattenti. Un altro luogo comune dei sostenitori della necessità della guerra in corso,e cioè il confronto con il patto di Monaco, è oppugnato da Giovanni De Luna nella sua recensione agli scritti di Carlo Rosselli. Inoltre, l'articolo di Nanni Salio su una raccolta di discorsi di Johan Galtung, il noto pedagogista e pacifista norvegese, ricorda che la corsa Da tradurre Armati di nonviolenza di Nanni Salio Johan Galtung, 60 Speeches on War and Pea-ce, Prio, Oslo 1990, pp. 400. V'angoscia che ci unisce" e il dissenso che ci divide sui giudizi ' 'ultimi ' ' sulla guerra del Golfo (giusta, legale, legittima, necessaria, inevitabile, evitabile, sporca, ingiusta, avventura senza ritorno) sollevano un drammatico interrogativo: ma esiste realmente una "cultura della pace", e se esiste quali risultati ha prodotto? Insieme ad altri testi meno recenti, ma sempre attuali (Transarmament and the Cold War, Es-says in Peace Research, voi. VI, Christian Ejlers, Copenaghen 1988, pp. 433; Methodology and Development, Christian Ejlers, Copenaghen 1988, pp. 259), la raccolta di sessanta conferenze di ]ohan Galtung scelte per onorare il suo sessantesimo compleanno costituisce un prezioso materiale che contiene molti indicatori. Tenute nell'arco del decennio scorso da un capo all'altro del pianeta, esse affrontano il problema della pace e della guerra in una prospettiva globale (disarmo, transarmo, ambiente, sviluppo, diritti umani). L'approccio di Galtung non è quello del filosofo, e invano si cercherebbe nei suoi pur molteplici contributi uno studio che analizzi la controversia guerra giusta / guerra ingiusta nei termini con cui essa è stata affrontata in Italia in questi giorni. Nei suoi lavori Galtung privilegia un approccio fondato più saldamente su risultati empirici ed elementi strutturali, e su un'analisi epistemologica più che filosofica. E un risultato empirico il fatto che da un significativo campione di guerre prese in esame si vede che nel 98 per cento dei casi esse sono conseguenza di una corsa agli armamenti. Questo fatto è importante per interpretare in modo non soggettivo, né semplicemente emotivo le vicende del Golfo. Sin dagli anni settanta, ma soprattutto a partire dalla guerra Iran-Iraq, l'area del Golfo ha conosciuto una crescente corsa agli armamenti, alimentata via via da diverse potenze: Unione Sovietica, Francia, Stati Uniti, Italia, Germania, che ha contribuito a diminuire anziché ad aumentare la sicurezza di ciascun paese, compresa quella di Israele, il cui territorio e il cui sistema difensivo si sono rivelati per la prima volta vulnerabili. Ma l'elemento strutturale non è meno importante di quello empirico. Contrariamente a quanto sembrano pensare molti filosofi, che trascurano questo importante fattore, la tecnologia non è una variabile dipendente e una delle questioni fondamentali, certo non l'unica, è il controllo delle dottrine militari e la transizione da un modello di difesa offensivo a uno strettamente difensivo che renda molto diffide l'aggressione, sino a quello che oggi sembra una pura utopia, la difesa nonviolenta. Ma su questo tema il dibattito, almeno nel nostro paese, non esce da una cerchia ristrettissima di "addetti ai lavori". Uno dei tanti guasti della guerra in corso è il rafforzamento sia del "partito della fermezza" sia di coloro che usciranno sconfitti. I primi già oggi chiedono un potenziamento dell'apparato militare, e chi uscirà sconfitto dal conflitto si convincerà che la prossima volta dovrà far meglio per far valere le proprie ragioni. Questa era una conseguenza facilmente prevedibile, come ricorda Galtung nel suo intervento alla seconda sessione del Tribunale di Norimberga, nel febbraio 1983, promossa dal movimento per la pace europeo. In quella sede furono processati coloro che hanno pianificato la guerra nucleare e fu emessa una sentenza di condanna, purtroppo solo simbolica perché i veri "signori della guerra", annidati nel complesso militare-industriale-scientifico, non sedevano fisicamente sul banco degli imputati. La lezione appresa dalle due grandi guerre mondiali non è stata "mai più guerre", bensì una folle rincorsa al riarmo che ha prodotto, tra l'altro, tanti Saddam in molte parti del globo. I veri mandanti continuano ad essere impuniti sia perché sono i vincitori sia perché il ca- » □ eroi dei melodrammi e continuano a gorgheggiare i loro epigoni se si potesse tradurre sul rigo musicale il senso delle ben più sofisticate elucubrazioni nella massima parte delle articolesse e delle tavole rotonde. Fedele alla consegna, quasi come un generale del Golfo, "L'Indice" continua impassibile a sfornare recensioni, sperando negli elogi dei superiori, tanto più che come loro è sempre in ritardo rispetto agli avvenimenti, benché a differenza di loro ne chieda venia. Però anche i libri trattano di guerre, e ben da prima che questa scoppiasse. Nel n. 8 dell'anno scorso Ekkehart Krippendorff ha recensito il libro di Michael Walzer sulle Guerre giuste e ingiuste, spesso citato da sono le loro battaglie", Krippendorff giustamente chiedeva: "Ma quando mai si è verificato un caso del genere?" Non certo nel medioevo, non nell'età moderna, nonostante la le-vées en masse, meno che mai nelle due guerre mondiali. Su queste ultime abbiamo ora gli importanti studi di Antonio Gibelli e di Paul Fussell, il primo dei quali è recensito in questo numero da Giorgio Rochat e da Marco Revelli, mentre il secondo, della cui edizione originale ha già parlato Daniele Fiorentino nel succitato n. 8/90 delT'Tndice", è discusso dallo stesso Rochat in occasione della sua uscita in italiano. Metodi e risultati dei due libri sono, come spiega Rochat, assai diversi, tuttavia essi con- agli armamenti spinge inevitabilmente alla guerra , ciò che è stato confermato da quella del Golfo. E forse questa affermazione va integrata con quella del pensatore più radicale del movimento pacifista, Gunther Anders, che nel suo libro sulla guerra del Vietnam ha cercato di dimostrare "come l'industria non produca armi per le guerre, ma guerre per le armi". Questo è ricordato nell'intervista Opinioni di un eretico, appena uscita con un'ottima prefazione di Stefano Velotti. Di Anders si era parlato molto nei primi anni sessanta, quando aveva trovato un traduttore e sostenitore d'eccezione in Renato Solmi, che fece uscire da Einaudi Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki (1961, con prefazione di Bobbio) e il carteggio con Claude Eatherly, il pilota che gettò la bomba di Hiroshima {La coscienza al bando, 1962), mentre a cura di Laura Dallapiccola il Saggiatore pubblicava il primo volume dell'opera più impegnativa, L'uomo moderno è antiquato (1963). Ma poi Solmi fu estromesso dalla Einaudi e di Anders, persona non grata sia in Europa che in America, che viveva isolato a Vienna, con scarsi contatti con gli intellettuali ad eccezione di qualche pacifista come Robert Jungk, pur meno radicale di lui, non si parlò quasi più fino agli anni ottanta, quando "Linea d'Ombra" pubblicò alcuni importanti articoli e interviste e di lui cominciarono a occuparsi Ea Mori e Pier Paolo Portinaro. Non vogliamo qui però dare indicazioni bibliografiche, che si troveranno in entrambi i volumetti segnalati, bensì sottolineare l'attualità delle tesi di Anders. Esse non sono certo nuove e la stessa intervista con Mathias Gref-frath che costituisce le Opinioni di un eretico risale al 1979, il bellissimo Discorso sulle tre guerre mondiali addirittura al 1964. Anders medesimo fa dell'ironia sulla necessità di ripetersi. Dice all'intervistatore, che lo tro-'va "più rassegnato che entusiasta": "Entusiasta? Già, crede forse che sia un piacere essere un banditore antiatomico giorno dopo giorno, anno dopo anno? Non c'è niente di più noioso". Se Anders è molto meno noioso dei tanti che si occupano di tutto invece che di una cosa sola, ciò è dovuto in primo luogo al fatto che è uno scrittore notevole, non solo nelle sue opere propriamente letterarie (favole e racconti, sia pure quasi sempre a sfondo politico-ideologico), ma anche quando fa della filosofia, unico sopravvissuto di quella generazione di ottimi fabbri tedeschi dèi parlar materno che va da Simmel a Bloch e che si trovò in difficoltà in esilio per la refrattarietà all'inglese (lingua in cui, assicura Anders, "non gli veniva in mente nulla"). E in secondo luogo ciò è dovuto al fatto che aprendolo si sente oscuramente, anche se non si è sempre convinti dal contesto, che quest'unica cosa di cui egli parla è anche l'unica che davvero conti. "Dico sempre la stessa cosa perché è sempre la stessa cosa", diceva con alquanto minore legittimità Charles Murras, il monarchico francese. La stessa cosa è per Anders la svolta nella storia determinata dall'invenzione della bomba atomica. "Capii subito, già il 7 agosto [1945], un giorno dopo l'attacco a Hiroshima,... che il 6 agosto rappresentava il giorno zero di un nuovo computo del tempo: il giorno a partire dal quale l'umanità era irrevocabilmente in grado di autodistruggersi". Anders rimase fedele a questa folgorazione, che non va sottovalutata quando si pensi a tutta la fatica psichica e all'apparato di potere dispiegati (la prima purtroppo da noi stessi) per re- B>