riNDICF ■■dei libri del mese^I Un mondo in capo al mondo Juan Benet, Lance spezzate, Guida, Napoli 1990, ed. orig. 1983-84, trad. dallo spagnolo di Angelo Morino e Silvia Piloto di Castri, pp. 397, Lit 30.000. Lance spezzate racconta gli episodi fondamentali della guerra civile spagnola in un'inesistente regione del nordovest (precisamente del nord della provincia di Leon) di nome Re-gión. Se è vero che la guerra di Spagna è stata l'ultima guerra epica e romantica, 0 tono epico della narrazione è d'obbligo: un tono dato dalla distanza temporale della narrazione rispetto alla storia, sottolineata ogni tanto dal narratore con commenti sugli sviluppi dell'azione o sui cambiamenti subiti dal paesaggio. I personaggi, a loro volta, sembrano possedere la caratura dell'eroe epico, dovuta in parte alla distanza temporale, e in parte al trattamento riservatogli dal narratore: li vediamo nel momento dell'agire, ma non li sentiamo parlare — il dialogo è praticamente assente dal romanzo — e tanto meno riflettere sull'accaduto; essi sono soprattutto ciò che fanno, al modo appunto dell'eroe epico. Eppure non si può dire che siano personaggi tutti d'un pezzo, come vorrebbero i canoni epici, piuttosto carichi di contraddizioni e di umani difetti, divisi tra il bene e il male, personaggi che si sacrificano in difesa degli interessi della collettività, ma anche per la salvaguardia dei propri interessi. Ed è qui, forse, che l'ascendente do-stoevskiano, più volte segnalato dalla critica, prende il sopravvento su quello gogoliano epico. Questa confusione tra interessi personali e interessi collettivi scarica la tensione etica del racconto, rendendolo, in qualche modo, amorale e avvicinandolo ai primi racconti epi- 1& GALLIO EDITORI | Il Cavaliere Azzurro | Giuseppe Renai Lo scetticismo estetico del Leopardi Ford Madox Ford Josef Conrad - Un ricordo personale Georg Markus Freud e il segreto dell'anima La biografia Bibliotheca Philoaophica Martin Heidegger Il concetto di tempo Johann G. Fichte Karl von Clausewitz Sul Principe di Machiavelli Wolfgang Welsch La terra nell'opera d'arte Kuno Fischer Larguzia | Rithimorum | Peter Szondi L'ora che non ha più sorelle Studi su Pau l Celan Bruno Snell Il cammino del pensiero e della verità Studi sul linguaggio greco delle origini | Biblioteca Storica | Arlette Farge La vita fragile Violenza, poteri e solidarietà nella Parigi del XVIII secolo GALLIO EDITORI ul via Borgo dei Leoni 70 44100 Ferrara - tel. (fax) 0532-202266 Distribuzione P.D.E. di José Manuel Martin Moràn ci, dove la morale individuale e quella collettiva si confondevano negli interessi del clan. E sarebbe proprio la mentalità clanica a spingere i combattenti di Región a opporsi, più o meno esplicitamente, ai piani d'attacco imposti loro dal governo centrale senza tener conto della particolare evoluzione della guerra nei loro piccolo mondo; un piccolo mondo in equilibrio, ordinato ideologicamente, gerarchico, malgrado tutti i suoi dissensi e tutte le sue lotte interne, che si contrappone a quello di Macer-ta, la vallata orientale attigua, invasa ormai dalla forza distruttrice — i na-cionales fascisti —, dalla negazione della legalità; le due valli sono separate dalla terra di nessuno, le montagne per le quali si lotta; ad ovest e a sud non c'è nulla, a nord le Asturie, culla della rivoluzione. La struttura spaziale epica risulta quindi evidente nella lotta tra un mondo ordinato e un altro disordinato, in preda al male; e tanto perché non manchi nessun elemento epico ci sarà anche il bosco magico, lo spazio dove l'affermazione e la negazione della razionalità, presenti negli altri due spazi, sono annullate; è il luogo dei crimini misteriosi, il regno indiscusso dei banditi; e del Numa — personaggio dai contorni mitici che non comparirà mai, ma la cui menzione rimanda ad altri romanzi dello stesso autore. La guerra civile a Región era già l'argomento del primo romanzo di Benet, Volveràs a Región (1967), in cui si trovano alcuni episodi di Lance spezzate. Benet in successivi romanzi è andato arricchendo l'universo di Región, creato un po' alla maniera di Faulkner, con nuovi personaggi e nuove vicende, ma lasciando ancora spazio ai primi suoi abitanti, e alle loro storie. Región, sineddoche fittizia della Spagna, diventa in tal modo l'ambito prediletto del ciclo narrativo benetiano, protagonista collettivo delle diverse trame, e soggetto, particolarmente in Lance spezzate, a una procedura di mitizzazione dei suoi abitanti e della natura stessa, che ar- riva quasi all'umanizzazione per fare da sfondo corale alla vicenda. La centralità del mondo di Región è cosi prepotente nel romanzo da obbligare il narratore, nella seconda parte, a tralasciare la vicenda bellica per raccontare i rapporti e gli equilibri di potere tra alcune famiglie del luogo. Ed è allora che lo pseudoromanzo storico diventa saga familiare per narrare storie di rancido sapore ottocentesco (amori sacrificati all'interesse, vendette, emigrazioni in cerca di fortuna, odi familiari), senza che, però, né la struttura del racconto né le tecniche narrative cambino di tanto: permane la distanza epica amorale, l'atmosfera mitica di racconto delle origini, il predominio delle digressioni, la dissoluzione del protagonista unico. La preponderanza di Región (di cui l'editore spagnolo offre una dettagliata carta topografica) determina persino la tecnica narrativa: il narratore presenta innanzitutto la portata strategica degli eventi, e cioè le loro ripercussioni negli equilibri della re- gione, e solo in un secondo momento gli eventi stessi. Utilizzando una metafora dello stesso Benet a proposito del Chisciotte, potremmo dire che Benet privilegia l'onda sul corpuscolo, gli effetti sui fatti. Così non è tanto importante ciò che accade, quanto i nuovi rapporti che l'evento crea tra i personaggi; l'esposizione ulteriore dei diversi punti di vista al riguardo, da una parte rafforza l'atmosfera di ambiguità del racconto, dall'altra lo dota di un certo dinamismo nella storia, poiché 0 narratore si sentirà in dovere di chiarire le ragioni delle varie prospettive andando ad indagare nel passato dei personaggi con ripetuti flash-back. Ogni situazione si trasforma così in una sorta di bruli- cante alveare di storie potenziali, puntualmente narrate da un autore che si direbbe perennemente insoddisfatto dalle capacità diegetiche delle sue creature. L'impostazione "strategica" della narrazione garantisce la crescita continua del mondo di Región, con l'aggiunta di nuovi personaggi e di nuove situazioni tramite, appunto, l'espediente dei flashback, i quali possono avere una portata di quasi uni secolo e occupare quasi duecento pagine, come succede con la storia della famiglia Mazón. Il discorso — e di riflesso anche la sintassi — viene così ad essere costellato da tanti periodi incidentali, i quali, però, sono il vero elemento dinamico del tutto, poiché permettono al narratore di rallentare o accelerare l'azione a seconda delle esigenze del racconto, di fermarsi ad esporre le considerazioni astratte che una data situazione gli ispira, o di offrire una sintetica visione d'insieme. Il tempo, di conseguenza, perde la sua dimensione evenemenziale e diventa l'ampia e generosa cornice del mutevole universo di Región; si direbbe quasi che il tempo si sia ripiegato a mo' di fisarmonica, per offrire all'apparenza soltanto alcuni punti salienti del suo continuum, lasciando 10 svelamento delle pieghe nascoste alla volontà compositiva del narratore, il quale, a sua volta, le svela senza curarsi di nascondere i meccanismi di composizione del romanzo che a questo punto diventa una sorta di meta-romanzo. La capacità fabulatoria di Benet è di portata tale da non poter essere contenuta nemmeno in un romanzo come questo — pubblicato a puntate e perciò teoricamente prolungabile ad infinitum — e da dover ricorrere alle note a piè di pagina per consegnare al lettore le storie in più, il ' 'plusvalore narrativo' ' di Lance spezzate. Ci sono anche alcuni indizi di sviluppo della trama non raccolti poi nel suo prosieguo; ciò risulta più evidente nel passaggio dalla prima alla seconda parte del romanzo, che non ci informa della fine della missione di Tomé a Macerta, né della soluzione del confronto tra chi voleva ritardare l'attacco all'esercito fascista e chi, invece, lo voleva anticipare, né dello smascheramento della spia Arderius, ecc. Al lettore italiano la cosa può apparire inspiegabile, dal momento che nessuno gli dice che il romanzo è incompleto, che la versione originale è stata pubblicata a tre riprese e che la sua terza parte non figura nella traduzione italiana. Ad ogni modo, le peculiari caratteristiche di Lance spezzate, fanno sì che la doppia dimenticanza dell'editore italiano perda ogni rilievo per la comprensione della trama; in fin dei conti, la marea di storie raccontate, le iterazioni di episodi, la coralità del protagonista, i salti indietro nel tempo, le prospettive poliedriche su uno stesso fatto, l'ambiguità delle motivazioni, la mutevolezza degli equilibri di Región, mettono in secondo piano la conclusione stessa degli episodi. Il lettore, intrappolato nelle maglie della rigogliosa e ironica prosa benetiana, fatta di innumerevoli frasi subordinate dove ogni piccola sfumatura semantica trova il suo posto, impara ad apprezzare come unico ed esclusivo piacere di lettura il cangiante flusso vitale di Región. Benet è uno tra i più importanti romanzieri spagnoli attuali, ed tìer-rumbrosas lanzas la sua penultima opera. E, inoltre, l'autore che maggiore influsso ha esercitato sui giovani scrittori dell'ultimo decennio, gli stessi che hanno dato vita al nuovo romanzo spagnolo. Benet, quindi, ha un po' il ruolo del padre della creatura, padre-modello, edipico e benevolo che vigila da lontano sugli sviluppi dei suoi figlioli. Ma i suoi figli non si curano delle cure del padre, benché ne riconoscano quasi unanimemente 11 salutare influsso sulla propria salute narrativa; di loro, infatti, si occupa e si preoccupa soprattutto la mamma-nutrice dell'editoria spagnola, indubbiamente più riconfortante nelle sue cure del distante padre, sino ad arrivare al punto di strapparli all'autorità paterna e farne dei bambini un po' saputelli e un po' viziati che lanciano strali, a impulsi regolari, su tutti quegli scrittori che hanno avuto la sfortuna di essere nati prima di loro o, più semplicemente, di far parte di qualche altra e altrettanto nuova corrente narrativa. Che la responsabilità sia dell'editoria sembra avallarlo il fatto che dietro a questi poco gioviali fulmini si può scorgere un'abile operazione di marketing, pienamente riuscita del resto, visto che i discoli rampolli sono già considerati dalla critica come la replica spagnola a ciò che a suo tempo fu definito con il sonoro appellativo di boom del romanzo latinoamericano, ma che, nella fattispecie spagnola, altro non sembra che il boom boom della grancassa editoriale dell'orchestra del maestro Denaro.