pag. 2\ Riletture La donna senza parole di Giuseppe Grilli Mercè Rodoreda, La piazza del Diamante, Bollati Boringhieri, Torino 1990, ed. orig. 1988, trad. dal catalano di Anna Maria Saludes i Amat, pp. 185, Lit 24.000. Benché presentata in copertina come rivelazione, grazie ad un uso sapiente di citazioni di Garcfa Màr-quez, questa nuova versione del grande romanzo di Mercè Rodoreda (la prima edizione italiana ha vent'anni) è un'ottima occasione per rileggere, piuttosto che per scoprire. Due le congiunture favorevoli che hanno appena infranto la diffidenza con cui in Italia è ancora accolta una personalità creatrice tra le più interessanti (ed enigmatiche) degli ultimi cinquant'anni. Ha certamente agito il crescente successo internazionale, specie tra gli addetti ai lavori, che ha finito per produrre sul mercato editoriale un approccio più attento e filologicamente orientato, superando la barriera della "piccola" lingua e delle difficoltà inevitabili di traduzione. Ma non è da trascurare la formazione di una sorta di cenacolo di appassionati lettori, alcuni dei quali si sono poi trasformati in traduttori e diffusori dell'opera. Questa condizione, sebbene non singolare (in specie per le letterature iberiche), allude, nel caso di Rodoreda, a una specificità della sua relazione con lo scrivere. La scrittrice catalana, formatasi in simbiosi con la breve e intensa primavera degli anni trenta, quando una nuova generazione di intellettuali si affacciava alla letteratura con un rapporto aperto e allo stesso tempo ingenuo, si rinchiuse in un isolamento senza concessioni se non alle letture. Ne scaturì un rapporto esclusivo con la propria scrittura che, per dichiarazione esplicita, Rodoreda destinava a un lettore unico: il suo compagno d'esilio e d'amore Ar-mand Obiols. Di Rodoreda il lettore italiano ha ora a disposizione il primo romanzo di impegno (Aloma, Giunti, recensito in "L'Indice", marzo 1988, n. 3), questo La piazza del Diamante (nella nuova traduzione di Anna Maria Saludes, più vicina all'originale della mondadoriana a cura di Giuseppe Cintioli, del 1970), una nouvelle stravagante nel corpus della scrittrice [Il giardino sul mare, La Tartaruga), oltre a racconti e altri materiali offerti in questi ultimi anni da "Noi donne", "Sinopia", "Linea d'Ombra". Chi abbia letto Aloma, che è il suo primo vero romanzo, riscritto nel 1968 su di una base del 1937, sa che per Rodoreda il libro si svolge in una alternanza di letteratura passiva (un romanzo alla moda che ne devia il percorso sin dalle prime pagine) e di letteratura attiva (lettere scritte ma non spedite) destinata al silenzio. Anche in questo splendido La piazza del Diamante, in uno dei primi capitoli, il terzo, la protagonista, ancora in formazione, pronuncia in quel suo ambiguo e appassionato monologo interiore con cui orchestrerà tutto il seguito di un'esistenza, la formula quasi rituale: "Quando mia madre morì, quel vivere senza parole aumentò ancora". Come per l'eroina, a cui Rodoreda sottrae il titolo eponimo forse per meglio poi districarsi nella tradizione della "donna insoddisfatta" del romanzo di tardo Ottocento, anche per l'opera può dirsi che in essa cresce quel vivere senza parole come magia che cattura senza sentimentalismi. E stato Enrique Valdés un sensibi- le ed ancora poco noto in Europa scrittore cileno, ad indicare, in una conferenza a Vancouver nel 1990, questa chiave di lettura, sfuggita ai tanti esegeti che La piazza ha conquistato a quasi trent'anni dalla prima edizione. In effetti il romanzo rifiuta drasticamente il modello di fine Ottocento, così come è stato classifica- dissimile a quella, sperimentata, del diario. Autonomi, eppure implican-tesi, i momenti della vita di Natalia si svolgono in un arco temporale di almeno trent'anni. Dall'adolescenza come commessa, alla vita di giovane sposa felice, alla disperazione della solitudine indotta dalla guerra, alla vedovanza, fino al nuovo matrimonio e all'apparente serenità di una piccola borghesia intuita ma non vissuta. La donna di cui si parla nel libro, e che parla di sé, fingendo di occuparsi di altro o di altri, non accumula esperienza. A differenza dei grandi eroi non impara nulla. Quando il marito, un giovane falegname un po' ribelle che rifiuta di lavorare sotto padrone anche a costo di strin- quella letteratura, almeno da Llull in poi), Rodoreda capovolge ma non annulla del tutto il legame tra la vita e la storia. A reggerlo è appunto quella magia del vivere (e dello scrivere) senza parole. Per questo i mille rivoli del racconto rendono concrete letture impercettibili, come nell'episodio dell'affascinante Griselda che, smentendo il nome e l'innata bontà, tradisce il marito con i bonzi della rivoluzione rosso-nera. Oppure ribaltano le immagini dei bambini rifugiati nelle colonie e rapati come nel cinema neorealista ed ora in quello indiano. Come in filigrana possiamo scorgere dietro Aloma miriadi di titoli letti e prediletti, e forse, al fondo, Céline; attraverso II giardino sul mare traslu- Leggere Einaudi «Microstorie» Alain Boureau La papessa Giovanna Storia di una leggenda medioevale Dal racconto di un'antica leggenda, l'analisi delle percezioni dell'elemento femminile nelle culture clericali e laiche, ortodosse ed eretiche, fino agli albori dell'età moderna. Traduzione di Raffaella Comaschi, pp. xvi-312, L. 34 000 «Nuova Biblioteca Scientifica Einaudi» Grégoire Nicolis e Ilya Prigogine La complessità Esplorazioni nei nuovi campi della scienza Una ricognizione dell'attuale stato dei lavori nello studio della «complessità» nelle più diverse discipline; un'introduzione generale a questa teoria che ha cambiato il modo di fare ricerca scientifica. Traduzione di Marco Andreatta e Maria Silvia De Francesco, pp. xiv-330, L. 46 000 «Saggi» Eric Hobsbawn Nazioni e nazionalismo dal 1780 Programma, mito, realtà Dalla fine del Settecento ai giorni nostri, i molti volti del nazionalismo: le aspirazioni e le insofferenze di gruppi etnici, sociali e religiosi. Traduzione di Piero Arlorio. pp. x-230, L. 30 000 «Paperbacks» Mario Lavagetto Stanza 43 Un lapsus di Marcel Proust Tra psicoanalisi e letteratura, un saggio sul rapporto tra Marcel Proust e il narratore-protagonista di Du coté de chez Swann, dall'andamento insolito di un romanzo giallo, pp. vii-154, L. 18 000 to da Biruté Ciplijauskaité sulla base dei paradigmi di Emma Bovary, Anna Karenina, ecc.: La piazza svolge infatti una sorta di percorso inverso. Non l'adulterio (ma non la fedeltà), non la passione (ma non l'onore), non l'avventura (ma non la leggerezza). Nulla dei motivi del passato resiste, mentre nessuno dei nuovi miti trova accoglienza. La stessa dimensione femminile, nel riconoscimento della costituzione sessuata del mondo, richiamata da una citazione, in epigrafe, di Meredith, è più constatazione tautologica che tesi. Davvero l'artificio della scrittura ammette la sua origine, ma ignora il suo futuro. Se il congegno testuale è, però, aperto alla sperimentazione dei lettori, e si badi bene che si tratta di un lettore empirico né ricercato né tutto sommato accettato, la disposizione della storia è ben chiusa. Il racconto si espande quanto lo consente la voce, senza enfasi né reticenze, della protagonista. Il romanzo ne ripercorre le tappe di vita, disponendo i brevi capitoli in una sequenza non troppo gere la cinghia, la porta in moto a tagliare il vento, non sa scegliere, nel ricordo, tra il piacere e il pregiudizio. Natalia, cui è presto attribuito il soprannome di Colometa, rifiuta la condizione narrativa perché ne rifiuta il dispositivo della memoria. Non ha ricordi, se non insignificanti e concentrantesi in particolari, sezioni dell'essere. Nessuna delle grandi narrazioni novecentesche comprende davvero l'esperienza che, grazie alla letteratura, la donna rodorediana compie nel romanzo. Delle possibili riduzioni ad allegoria, da quella più recente di impronta femminista a quelle predilette dai lettori degli anni sessanta e settanta, attratti di volta in volta da stimoli anarchici, populistici, nazionalistici e psicoanalitici, tutte ci appaiono legittime e, contemporaneamente, false. Tutto è opaco, finché non lo illumina la vita. Classica nel rifiuto di ogni classicismo di facciata o di maniera (un po' come tutti i grandi catalani, quasi che sia questo il segno distintivo persistente di ce la generazione perduta americana in una quasi parodia del Great Gat-sby; anche La piazza del Diamante nasconde e svela i suoi demoni tra gli esistenzialisti francesi, Camus in testa. Solo che la rivolta è sommersa nell'ironia lieve che cancella l'indifferenza attiva dell'eroe negativo. Per quanti sforzi faccia la protagonista per scrollarsi di dosso la terribile Storia della Guerra dei tre Anni, questa l'insegue e la inchioda sin dalla prima battuta del libro. "La Julieta era venuta apposta..." Non c'è davvero bisogno di sapere chi si nasconde dietro il nome letterario di Julieta (se è davvero la Julieta in carne e ossa che è stata amica e compagna d'esilio della scrittrice). Basta quella determinazione temporale a indicare che gli anni trascorsi nel raccontare la biografia di Natalia-Colometa possono ridursi a poche essenziali battute, senza valore se non per quel lettore unico cui Mercè Rodoreda scriveva. Come dire che l'immane tragedia, collettiva o privata, ha senso solo nel segmento di vita vissuto. Non prima, né dopo. MARIETTI • • Athol Fugard Tsotsi «... uno psicothriller mozzafiato ... senza dubbio uno dei più bei romanzi della letteratura sudafricana ... » The Times Literary Supple-ment Maurice Constantin-Weyer Ombre dal passato L'esaltante lotta dell'uomo contro la natura in un viaggio solitario attraverso la Terra del Grande Silenzio Bianco. Vladimir Jankélévitch L'avventura, la noia, la serietà Tre momenti fondamentali dell'esistenza individuale nell'esemplare interpretazione di un maestro dell'etica. Ralph Waldo Emerson Teologia e natura Prefazione di Pier Cesare Borì "Dalla Scrittura alle scritture, dalle scritture alla natura": i fondamenti teorici del trascendentalismo in cinque saggi. Ettore Bonessio di Terzet - Maria Grazia Montaldo Spigno Configurazioni Le connessioni radicali tra pittura e poesia, alla ricerca del significato di ciò che, comunemente, viene chiamato opera d'arte. Isabella Adinolfì Poeta o testimone? Il problema della comunicazione del cristianesimo in S.A. Kierkegaard. Luca Bagetto Decisione ed effettività La via ermeneutica di Dietrich Bonhoeffer. Italo Sciuto La ragione della fede Il Monologion e il programma filosofico di Anselmo d'Aosta. Angiola Ferraris La vita imperfetta Le Operette morali di Leopardi come visione indiretta del sogno e della solitudine per vincere l'imperfezione del mondo. Immagini dell'impensabile A cura del Forum per i problemi della pace e della guerra Ricerche interdisciplinari sulla guerra nucleare e sulla sicurezza in Italia.