Idei libri del mese I DICEMBRE 1993 - N. Il, PAG. 30/VI Religioni bahàu'llah, Le sette valli, Insieme, Recco (GE) 1993, pp. 84, Lit 16.000. Piccolo gioiello della mistica islami- ca, il libro costituisce nel contempo un prezioso documento per conoscere meglio la spiritualità della fede bahà'i. Autore ne è infatti Mirza Husain 'All' Nuri (1817-92), uno tra i primi soste- nitori del Bàb, dai suoi seguaci ricono- sciuto come la "manifestazione di Dio" preannunciata dal Bàb (e per questo noto col titolo onorifico di Bahà'u'llàh, "lo splendore di Dio"). Costretto, in seguito a persecuzioni, a una vita da esule, 'Ali Nuri compose Le sette valli nel suo esilio iracheno, prima di proclamare apertamente la sua missione. Formalmente redatta se- condo i canoni tradizionali della lette- ratura persiana come un'"epistola" o scritto d'occasione, in realtà l'opera ri- vela, nel suo contenuto, spunti, come l'universalismo, che staranno poi alla base del successivo annuncio. Con l'immagine delle sette valli sono indi- cati i sette gradi dell'ascesa mistica. In un linguaggio limpido e potente, il let- tore è invitato a percorrere un cammi- no difficile e paradossale. Al culmine, l'intuizione e la gnosi divine: guardan- do nel proprio cuore per scoprirvi al- fine la propria nullità, egli attinge nel contempo quel "piano nel quale le molteplicità delle cose sono nel vian- dante distrutte, e all'orizzonte dell'eternità il Volto divino si leva dal- le tenebre". Fabio Troncarelli, Il ricordo della sofferenza. Le Confessioni di Sant'Agostino e la Psicoanalisi, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1993, pp. 194, Lit 25.000. Best-seller in grado di sfidare anche l'effimero postmoderno, le Con- fessioni agostiniane ben si prestano a una lettura in chiave psicoanalitica. Ciò che contraddistingue il tentativo di Troncarelli è lo sforzo di coniugare in modo rigoroso psicoanalisi e storia. Certo, i morti non si lasciano psicoa- nalizzare; e le regole del genere lette- rario si impongono come forche cau- dine che riplasmano e codificano, se- condo modelli retorici ben noti a un virtuoso della retorica antica come Agostino, qualunque flusso inconscio; né il solipsismo autobiografico che ali- menta questo particolare "romanzo di formazione" può compensare la per- dita del transfert, solo in parte suppli- ta dalla profonda empatia che lega l'autore al suo prestigioso "paziente". Ma "il cuore ha le sue ragioni": e le ragioni del cuore agostiniano sedi- mentate nelle Confessioni sono da ri- cercarsi nel suo rapporto con l'inva- dente madre. Inizia a questo punto un'avvincente ricostruzione di questo complesso e difficile rapporto, che getta luce sulle tortuosità psicologiche di Agostino. Ma fino a che punto la religiosità profonda e tormentata del giovane Agostino — come del giovane Lutero studiato da Erickson — si la- scia veramente racchiudere e risolvere entro questi confini? Paul du Breuil, Lo zoroastrismo, Il Melangolo, Genova 1993, ed. orig. 1982, trad. dal francese di Silvana Brusati, pp. 122, Lit 16.000. Quella dello zoroastrismo non è soltanto la storia, brillantemente espo- sta in questo agile libro di sintesi, di una religione dalle vicende straordina- riamente complesse, che a partire dal periodo in cui si colloca l'azione di Zoroastro (il VII secolo a.C. nell'Iran orientale), attraverso prima le vicende dell'impero achemenide, poi, tra III e VII secolo d. C., il riutilizzo ideologi- co operato dai sacerdoti sasanidi, giunge infine, attraverso i secoli bui della dominazione islamica, a più re- centi riprese, dimostrando così la for- za della tradizione religiosa cui si ispi- ra e nel contempo la sua capacità di adattamento. Essa è anche la storia del progressivo oblio che ha avvolto la fi- gura di Zoroastro e della religione che a lui si richiama, "scoperta" dall'orientalismo settecentesco. Certo, ciò in parte è dovuto anche al fatto che i Parsi e gli Zardoshti, gli zoroa- striani ancora esistenti, costituiscono una piccola comunità pressoché igno- rata, ripiegata su se stessa in un tenta- tivo estremo di difesa da un mondo pronto a tutto metabolizzare. Para- dosso della storia: una religione del progresso, che il progresso risucchia; una religione della libertà e della con- dotta etica radicale e assoluta, sotto- messa e perseguitata in Iran ed esiliata in India. Ma anche dolorosa conferma di come sia difficile per una fede, ab- barbicata ai dogmi del passato, resi- stere senza reagire all'azione dissol- vente della modernità. Daniele Vazeilles, Gli sciamani e i loro poteri. Persistenze e diffusione dello sciamanesimo, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1993, ed. orig. 1991, trad. dal francese di Edmondo Coccia, pp. 136, Lit 15.000. L'autrice è riuscita in un'impresa difficile: porre ordine nel variegato e controverso mondo dello sciamani- smo, fornendo un'utile carta di orien- tamento per chi volesse awenturarvi- si. Ben controllati paiono i problemi, che una sintesi di questo tipo deve af- frontare: dalla base documentaria (con le sue mille trappole linguistiche) eterogenea e dilatata nel tempo e nello spazio, alle questioni metodologiche e di definizione; dallo studio delle va- rietà storiche, con i conseguenti pro- blemi di diffusione, fino alle più re- centi mode sciamaniche in virtù delle quali si tenta di ridar vita a uno scia- manismo in realtà pressoché scompar- so come complesso religioso culturale vivo nella sua area culturale privilegia- ta siberiano-centroasiatica. Si è così guidati con mano sicura attraverso i problemi tipici di ogni trattazione si- stematica del fenomeno: l'estasi scia- manica e il suo controllo rituale; la funzione sociale di quel potente (ed efficace) terapeuta che è lo sciamano; la sua formazione attraverso particola- ri prove iniziatiche; le concezioni del mondo che contraddistinguono lo sciamanesimo; infine, una sua "sto- ria", che offre anche suggestioni inter- pretative sulle recenti e meno recenti mode sciamaniche che periodicamen- te risorgono in Occidente. Ernest GellneR, Ragione e religione, Il Saggiatore, Milano 1993, ed. orig. 1992, trad. dall'inglese di Anna Fedegari, pp. 135, Lit 16.000. Prendendo spunto dal montare dei fondamentalismi, il saggio è in realtà un feroce attacco contro il postmoder- nismo in generale e quella sua specie, deleteria quante altre mai agli occhi dell'antropologo di Cambridge, che è l'antropologia interpretativa di Geertz e dei suoi epigoni. Giocando sulla fondamentale dicotomia tra islam "al- to" e "basso", Gellner ritiene che il fondamentalismo islamico non costi- tuisca un vicolo cieco: esso dimostre- rebbe come sia possibile coniugare un'economia moderna o in fase di mo- dernizzazione e un convincimento e un'identità musulmane forti. Senza possibilità di compromessi è invece il rifiuto del postmodernismo, effimera moda culturale preda dell'Isteria del- la soggettività", di un regresso infanti- le che culmina "nella contemplazione del proprio ombelico" e che partori- sce un aborto: una conoscenza amora- le e transculturale. È possibile e come arrestare questa caduta libera nel vuo- to? La pars construens del saggio, co- me sovente in simili imprese, è la più debole. Gellner propone una forma di fondamentalismo razionalista, consa- pevole delle sue radici religiose e op- portunamente fondato (egli parla di "religione costituzionale" come ricer- ca del fondamento laico di questo ra- zionalismo), se si vuole preservare quell'etica cognitiva che "nonostante la sua fragilità emozionale, sento al centro della mia identità". Pagina di Giovanni Filoramo Edmondo Lupieri, I mandei. Gli ultimi gnostici, Paideia, Brescia 1993, pp. 303, Lit 40.000. Come è possibile, rifiutando il mondo e i suoi mali, so- pravvivergli per quasi duemila anni? La risposta potrebbe essere: convertendosi al mandeismo. I mandei, unica reli- gione gnostica sopravvissuta dalla tarda antichità ai gior- ni nostri, costituiscono infatti un caso straordinario di longevità religiosa. Altre religioni dualiste, come il mani- cheismo, missionarie e ben altrimenti organizzate, si sono perse nei meandri della storia, o, come il parsismo, nono- stante il loro glorioso passato, corrono oggi il rischio di scomparire. Non che gli ultimi mandei se la passino mol- to meglio: etnia araba mesopotamica, essi vivono soprat- tutto lungo lo Shatt al-'Arab e nel Kuzistàn iraniano, lungo il fiume Kàrùn, raggiungendo un totale di circa ventimila persone, colpite duramente dai più recenti eventi medio-orientali, che hanno favorito un fenomeno di diaspora verso la Giordania e alcuni paesi occidentali. Quella dei mandei è una tipica "epopea dei vinti", che giustamente l'autore paragona ad altre consimili epopee, esito del colonialismo — in questo caso, religioso — eu- ropeo. Dopo aver esposto la vita rituale e il mondo mito- logico mandaico (una sostanziosa antologia di testi è of- ferta in appendice), Lupieri descrive in modo avvincente, nella parte centrale e più originale del suo saggio, il com- plesso rapporto che i mandei hanno avuto, in epoca mo- derna, con l'Occidente: un rapporto che potrebbe tran- quillamente rientrare nelle regole dell'orientalismo caro a Saìd. Assimilati dai primi missionari, per i loro riti batti- sti, a seguaci di san Giovanni — e, dunque, erroneamen- te conosciuti come "cristiani di san Giovanni" —, essi si rifugiano in un ben temprato nicodemismo, che si dimo- stra in grado di resistere ai vari tentativi di convertirli. Soltanto la scoperta, a metà dell'Ottocento, del "mandei- smo" come fenomeno scientifico, mettendo in luce la na- tura non cristiana e gnostica della loro ideologia religiosa, porrà fine ai reiterati e fallimentari tentativi di "conqui- sta" religiosa. Enrico D e c l e v a MONDADORI "fare libri una gioia che forse nessun 'altra industria può dare" EMPIRÌA jm Grace Paley - In autobus e altre poesie - a cura di Daniela Daniele - testo inglese a fronte - L. 24.000 Per le strade e tra le voci di New York, la poesia metropolitana dì Grace Paley. William Morris - Il bosco oltre il mondo - a cura di Carmine Mez- zacappa - L. 24.000 Un romanzo fantastico, mistero e pas- sioni di una giovinezza avventurosa. Honoré de Balzac - Il capola- voro sconosciuto - trad. di Rocco Carbone, disegni di Antonio Capac- cio - L. 14.000 Un mirabile racconto sulla creazione artistica. EMPIRÌA - Via Baccina, 79 ROMA Distribuzione: MIDILIBRI Milano - Via Guintellino, 26 Tel. 02/8137441 Fax 02/89121940 Northrop Frye, La duplice visione. Linguaggio e significato nella religio- ne, Marsilio, Venezia 1993, ed. orig. 1991, trad. dall'inglese di Francesca Valente Gorjup e Carla Pezzini Pievano, pp. 101, Lit 22.000. Ultima opera pubblicata prima del- la sua scomparsa nel 1991, si tratta delle conferenze che Frye, in quanto membro della United Church del Canada, ha rivolto a un pubblico ap- partenente in buona parte alla sua stessa confessione. L'autore le presen- ta come una "sosta nel corso di un pellegrinaggio", della cui imminente conclusione egli pare perfettamente consapevole. E proprio questa consa- pevolezza a render conto del fascino particolare del libro, oscillante tra la testimonianza della propria eredità spirituale che ha guidato l'autore nel suo lavoro critico, e il sogno utopico, fonte di ogni grande impresa cultura- le, che questo lavoro aiuti altri a conti- nuare l'opera. Riprendendo ancora una volta una suggestione di Blake, la duplice visione ricostruita da Frye, ri- plasmando un'antica dicotomia, di- stingue il linguaggio spirituale, cui ha accesso il platonico occhio dell'anima ("fondato sul principio che il signifi- cato della religione è metaforico e mi- tico") dal linguaggio naturale ("fonda- to sul principio che quanto è letterale è descrittivo"). Soltanto, di conse- guenza, una duplice visione permette di accedere alla Bibbia come fonte di storia ma anche di mito, superando ogni letteralismo e piatto storicismo. Secondo una scala quasi mistica, Frye ripercorre tre tappe di questa capacità visionaria: nel linguaggio, nel tempo e nello spazio, per concludere il suo cammino di pellegrino e critico con la duplice visione di Dio, in cui si cele- bra l'agognata armonia di spirito e na- tura: "Nella duplice visione di un mondo spirituale e di un mondo fisico simultaneamente presenti, ogni mo- mento in cui siamo vissuti siamo an- che morti per entrare in un altro ordi- ne".