146 Alla tesi della naturalità della vita civile, della continuità e per- sistenza in essa dello stato naturale, opponiamo, come più rispondente al pensiero spinoziano, la tesi della razionalità e discontinuità della vita civile rispetto allo stato e alla società di natura. La società civile è società razionale, in quanto esprime l'organizza- zione esteriore della vita collettiva in corrispondenza alla progressiva conquista delle idee adeguate della ragione. Lo stato e la società di natura coincidono col predominio della immaginazione sull'intelletto di- scorsivo, delle passioni sugli affetti attivi, dell'amor di sè sull'amore degli altri. A misura che si svolge nell'uomo la conoscenza intellettiva si af- ferma il senso della vita in comune, poiché solo sul fondamento di idee adeguate le menti sono accomunabili. In rapporto a tale svolgimento in- teriore si afferma esteriormente la comunione del diritto e del potere che nello stato di natura, per un falsa, illusoria rappresentazione della libertà e della potenza, ognuno sentiva e faceva valere singolarmente, egoisticamente. Lo sviluppo pertanto della conoscenza implica la forma- zione della società civile e questa non può sorgere senza una comunione di diritto e di potere liberamente, cioè razionalmente, consentita. Lo stato civile si sovrappone così allo stato naturale come un più alto grado di verità e di realtà. Il parallelismo tra le forme successive di vita intellettuale e morale, e le condizioni esteriori di vita sociale risponde a una esigenza fondamentale e generale della speculazione spinoziana. Senonchè la società civile, nel suo costituirsi come grado più alto e diverso di esistenza, non nega, ma riassume in sè lo stato e il diritto di natura. La ragione in essa non si esplica a fini teoretici, ma pratici, cioè si rivela sopratutto come calcolo di prudenza, come sapiente adat- tamento di mezzi ai fini estrinseci della pace e sicurezza. Perciò essa mira a far leva sulle passioni umane, a destare negli animi l'interesse e il desiderio della vita in comune per i vantaggi che presenta, per il potenziamento del diritto e del potere naturale, per la libertà esteriore che garantisce. Ciò facilmente e necessariamente intendono gli uomini che seguono la ragione. « Homo, qui ratione ducitur, magis in civitate, ubi ex communi decreto vivit, quam in solitudine, ubi sibi soli obtemperat, liber est » (Etti., IV, 73). Nella Demonstratio che segue, lo Spinoza dice di rife- rirsi a quelli che intendono la « communis vitae et utilitatis rationem » e che avvertono in sè il desiderio di vivere «ex communi civitatis decreto ». La comunione dei jura civitatis è condizione di maggior libertà e po- tenza. Per uomini che seguono la ragione l'organizzazione razionale dei rapporti esterni segue da sè naturalmente, in forma libera contrattuale. Il patto entra nella costituzione della società civile come elemento