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Alla tesi della naturalità della vita civile, della continuità e per-
sistenza in essa dello stato naturale, opponiamo, come più rispondente
al pensiero spinoziano, la tesi della razionalità e discontinuità della vita
civile rispetto allo stato e alla società di natura.
La società civile è società razionale, in quanto esprime l'organizza-
zione esteriore della vita collettiva in corrispondenza alla progressiva
conquista delle idee adeguate della ragione. Lo stato e la società di
natura coincidono col predominio della immaginazione sull'intelletto di-
scorsivo, delle passioni sugli affetti attivi, dell'amor di sè sull'amore degli
altri. A misura che si svolge nell'uomo la conoscenza intellettiva si af-
ferma il senso della vita in comune, poiché solo sul fondamento di idee
adeguate le menti sono accomunabili. In rapporto a tale svolgimento in-
teriore si afferma esteriormente la comunione del diritto e del potere
che nello stato di natura, per un falsa, illusoria rappresentazione della
libertà e della potenza, ognuno sentiva e faceva valere singolarmente,
egoisticamente. Lo sviluppo pertanto della conoscenza implica la forma-
zione della società civile e questa non può sorgere senza una comunione
di diritto e di potere liberamente, cioè razionalmente, consentita.
Lo stato civile si sovrappone così allo stato naturale come un più
alto grado di verità e di realtà. Il parallelismo tra le forme successive
di vita intellettuale e morale, e le condizioni esteriori di vita sociale
risponde a una esigenza fondamentale e generale della speculazione
spinoziana.
Senonchè la società civile, nel suo costituirsi come grado più alto
e diverso di esistenza, non nega, ma riassume in sè lo stato e il diritto
di natura. La ragione in essa non si esplica a fini teoretici, ma pratici,
cioè si rivela sopratutto come calcolo di prudenza, come sapiente adat-
tamento di mezzi ai fini estrinseci della pace e sicurezza. Perciò essa
mira a far leva sulle passioni umane, a destare negli animi l'interesse e
il desiderio della vita in comune per i vantaggi che presenta, per il
potenziamento del diritto e del potere naturale, per la libertà esteriore
che garantisce.
Ciò facilmente e necessariamente intendono gli uomini che seguono
la ragione. « Homo, qui ratione ducitur, magis in civitate, ubi ex communi
decreto vivit, quam in solitudine, ubi sibi soli obtemperat, liber est »
(Etti., IV, 73). Nella Demonstratio che segue, lo Spinoza dice di rife-
rirsi a quelli che intendono la « communis vitae et utilitatis rationem » e
che avvertono in sè il desiderio di vivere «ex communi civitatis decreto ».
La comunione dei jura civitatis è condizione di maggior libertà e po-
tenza. Per uomini che seguono la ragione l'organizzazione razionale dei
rapporti esterni segue da sè naturalmente, in forma libera contrattuale.
Il patto entra nella costituzione della società civile come elemento