Capitolo secondo	Dei prezzi pubblici	43
menti. — A queste pressioni un'altra se ne aggiunge in contraddizione
ad esse; il tesoro dello stato vuol talvolta ottenere quel tanto di red-
dito netto a cui s'era abituato o su cui aveva fatto assegnamento per
pagare almeno in parte gli interessi e l'ammortamento dei capitali
presi a prestito per gerire la stessa pubblica impresa.
Le ferrovie di stato si trovano cosi sottoposte ad una quadruplice
pressione in senso opposto: dei ferrovieri per l'aumento delle paghe,
degli utenti per la diminuzione delle tariffe, dei fornitori per l'aumento
di prezzo delle loro forniture e del tesoro per il consolidamento del
reddito netto. Come se ne esce? La soluzione si trova facilmente ed
è quella di affidare la risoluzione del problema del bilancio ai posteri.
Basta far figurare un reddito invariabile anche se le spese aumentino
e scendano le entrate: e si ottiene l'intento specialmente con il trascu-
rare o diminuire gli ammortamenti. L'ammortamento è l'operazione
economica per cui si mette da parte una determinata somma per potere
entro un certo tempo ricostruire quel valore che tecnicamente si e
andato esaurendo negli impianti eseguiti. Supponendo una nuova spesa
per materiale rotabile di 50.000.000 lire, coperte con il prestito, nel
bilancio delle ferrovie dovrà essere iscritta ogni anno una tale somma
che (supponendo di circa 40 anni la vita media del materiale acqui-
stato) conduca alla ricostituzione dei 50 milioni in 40 anni, quando
cioè i carri si saranno logorati e non avranno più che un valore zero.
Occorre all'uopo che non si diminuisca, in isfregio alla saggia norma
ora detta, la quota di ammortamento al mero intento di chiudere in
pareggio o con avanzo il bilancio.
In una intrapresa delegata, il pericolo di trascurare gli ammorta-
menti è minore; perché se anche non se ne curassero gli amministra-
tori, c'è un giudice indipendente, la borsa, la quale valuta le azioni e
le obbligazioni emesse dalla società delegata non al valore nominale,
e neppure al valore che piace agli amministratori di fissare, ma al va-
lore che effettivamente hanno. La borsa valuta care le azioni e le obbli-
gazioni se si fanno gli ammortamenti necessari e quindi il patrimonio
sociale è mantenuto in buono stato; e le deprezza se si trascurano.
Onde in questo caso gli azionisti sono messi sull'avviso; ed il consiglio
di amministrazione deve prendere provvedimenti. Questo freno non
esiste nell'esercizio di stato, perché non esistono azioni; e le obbliga-
zioni emesse dallo stato per sopperire alle spese degli impianti ferro-
viari non possono deprezzare, se anche la ferrovia va male, perché esse
sono garantite non dalle sole entrate ferroviarie ma da tutte le entrate
dello stato e quindi anche dalle imposte.