PREFAZIONE VIt Bapport sur les principes économiques comparés, [Bruxelles). — Confrontando le concezioni delle scuole economiche, la libe- rista, là socialista, la socialista della cattedra, il relatore trova che esse sono in contrasto con una concezione organica delle classi medie; esaminando pure le diverse scuole, le nozioni fon- damentali di lavoro, bene, prezzo, valore, ricchezza, produzione, circolazione, consumo, capitale, rendita, conclude che le basi scien- tifiche attuali della nostra economia politica sono erronee e for- mula una serie di ipotesi per assidere su basi nuove e più sicure la dottrina scientifica delle classi medie. Ma è evidente che non sono le idealità sociologiche, che pos- sono modificare le eterne ragioni del vero — che un sogno di politica economica non può spostare le basi della scienza econo- mica — che se una corrente di nuove idee può essere forza incalcolabile a modificare le condizioni dell'ambiente, questa forza si deve pur muovere in quella direzione, che è la risultante di tutte le forze preesistenti, concomitanti e nuovamente sviluppan- tisi nel sistema. E la scienza, che assume le premesse, le sottopone al vaglio della critica, ne indaga poi le conseguenze, e determina gli effetti e studia le leggi di sviluppo dei fenomeni. Questo ha ben compreso il nostro A., che riannoda il fenomeno delle classi medie, considerato prevalentemente nell'industria e nel commercio, alla teoria dell'equilibrio economico e delle pro- duttività marginali. Egli parte dal concetto dell'estensione ed organizzazione dell'impresa, intesa come fattore economico di produzione, soggetta alla legge dei compensi decrescenti ed al principio delle proporzioni definite. Ed arriva di conseguenza all'affermazione che il fenomeno dell'impresa media è fenomeno universale, eterno, variabile in un sistema di economia dinamica, a seconda delle condizioni dell'ambiente, per dimensioni e per intensità, ma sempre vivo e perennemente rinnovantesi. Per cui il principio di politica economica, che sgorga da questa constatazione, è logicamente facile, ma praticamente difficile. L'intervento dello Stato in favore o contro le classi medie costi- tuirà sempre un risultato artificiale, che potrà essere utile o dannoso a seconda che gli organismi, a cui si rafforza la vita, non si assicureranno solo un vantaggio di gruppo o di categoria, ma insieme al proprio vantaggio creeranno un utile generale a tutto il sistema sociale. Conclusione facile ed enormemente difficile. Perchè chi giudicherà di questa utilità generale ?