— 10 — aggiunga che le statistiche, inservibili da sole a creare una teoria, giovano, quando siano interpretate con grandissima prudenza, come riprova sperimen- tale di una teoria che il ragionamento abbia dimostrato vera. # * * Nessuno di noi si è mai rifiutato di riconoscere la verità di un ragiona- mento protezionista, quando il ragionamento sia stato davvero fatto e sia stato riscontrato corretto. Gettarci addosso dei mucchi di statistiche è tempo perso ; fare dei ragionamenti sensati ed addurre a loro riprova delle belle e buone statistiche è tempo utilmente impiegato. Anzi, se si bada bene, tutte le tesi protezionistiche, resistenti, entro i loro limiti logici, al fuoco della critica, sono state esposte non dai pseudo-scienziati protezionisti, ma da eco- nomisti purissimi. Così : 1) fu Stuart Mill, il quale espose la teoria dell'utilità di concedere una protezione doganale temporanea alle industrie giovani e promettenti in un paese nuovo all'industria. I protezionisti non fecero altro che copiare Stuart Mill, esagerandone grottescamente ed indecentemente i concetti, facendo pas- sare per giovani certe industrie che erano vecchissime, e trasformando la protezione da temporanea in perpetua; sicché lo Stuart Mill, in alcune let- tere memorande, che ho fatto sunteggiare nella Riforma Sociale, si dichiarò dolentissimo dell'abuso che i protezionisti facevano delle sue teorie, con danno grave dei popoli, e conchiuse che il suo principio della protezione doganale alle industrie giovani, se teoricamente era inattaccabile, praticamente non poteva essere applicato senza pericolo grandissimo. Che cosa hanno aggiunto i protezionisti a queste regole esposte dall'insigne economista inglese ? 2) furono gli economisti, di ogni razza e tempo, i quali esclusero dal novero delle industrie normali le industrie di guerra : arsenali, fabbriche di cannoni e di armi. Non nel senso che convenga economicamente far sorgere cotale industria in paese, ma che sia d'uopo sottostare ad un sacrificio eco- mico per essere sicuri di potersi provvedere delle armi con cui difendere l'in- dipendenza paesana. Che cosa hanno aggiunto i protezionisti a queste regole ? Se non erro, hanno saputo approfittare di un ragionamento inspirato ad un ragionevole senso del proprio dovere verso la patria, per giustificare il dazio sul grano, tentando di far credere che il grano sia la stessa cosa delle armi da fuoco e delle corazzate, che in tempo di guerra non si possono più acqui- stare dall'estero; mentre, persino per V Inghilterra, a non parlare dell'Italia, ricca di tante frontiere di terra e di mare, il pericolo di moltitudini affamate per mancanza di grano, è sogno di immaginazione malata. Questi sogni si