CAPITOLO SETTIMO
IL LAVORO DI UN AGRICOLTORE
VALE MENO DI QUELLO DI UN ARTIGIANO
Il figlio di un agricoltore all'età di sette o dodici anni comincia
ad aiutare il padre, sia a custodire il bestiame, sia a smuovere la
terra, sia in altri lavori di campagna che non richiedono né arte
né abilità.
Se il padre gli facesse imparare un mestiere verrebbe a perderci
a causa della sua assenza durante tutto il tempo dell'apprendistato
e sarebbe per di più obbligato a pagarne il mantenimento e le
spese di apprendistato per vari anni: in tali condizioni il figlio
è a carico del padre e il suo lavoro non porta alcun vantaggio se
non dopo un certo numero d'anni. La vita di un uomo è calco-
lata soltanto di dieci o dodici anni, e poiché se ne perdono diversi
per imparare un mestiere, per la maggior parte dei quali in Inghil-
terra si richiedono sette anni di apprendistato, un agricoltore non
si indurrebbe mai a farne imparare uno al figlio, se gli operai non
guadagnassero assai più degli agricoltori.
Coloro dunque che impiegano degli artigiani o degli operai,
dovranno necessariamente pagarne il lavoro a un prezzo più alto
di quello corrisposto a un agricoltore o a un manovale; e questo
lavoro sarà necessariamente caro, in proporzione al tempo perduto
per impararlo, e alla spesa e al rischio necessari per perfezionarvisi.
Gli operai stessi non fanno imparare il proprio mestiere a tutti
i loro figli; sarebbero troppi per il fabbisogno di una città, o di uno
Stato, e molti non troverebbero abbastanza lavoro; tuttavia questo
lavoro è naturalmente sempre più caro che quello degli agricoltori.