luigi albertini pazione non oltre il i° maggio 1926, se la Germania avesse raccogliendo prestiti internazionali, pagato con l'interesse 2; dei 45 miliardi prima del i» gennaio 1926. Quanto agli altri 65 miliardi di marchi oro, equivalenti più o meno alla cifra dei debiti interalleati, la Germania, rilasciando presso la Com- missione delle riparazioni corrispondenti obbligazioni assu- merebbe l'obbligo condizionato di pagare capitale ed interessi nel caso e per l'ammontare per il quale ognuno dei Governi alleati creditori chieda il pagamento ai Governi alleati debi- tori. Il Governo inglese e quello francese si obbligherebbero a non richiedere il pagamento dei loro crediti verso i Governi alleati se non quando fossero essi stessi chiamati dagli Stati Uniti a pagare, e la Germania non avesse fatto essa fronte al pagamento. Non so se ho spiegato bene le linee fondamentali di questo interessante progetto. In sostanza, esso non sostituisce la per- sona del debitore. Responsabile dei debiti rimane sempre chi li ha contratti. Avviene soltanto questo: che, se i creditori do- mandano il pagamento, i debitori, che hanno accantonato una parte delle riparazioni tedesche, si rivolgono alla Germania e le dicono: paga tu per noi. Se la Germania non paga, allora deve pagare il debitore. Come dianzi ho osservato, questo pro- getto ha il merito grande di stabilire la evidente connessione tra riparazioni e debiti interalleati. Gli alleati vincitori in tanto possono pagare i loro debiti in quanto riescono alla loro volta ad esigere i crediti che vantano verso i vinti. Nel caso che la Germania non paghi per essi, se rimane la loro responsabi- lità giuridica, si attenua o scompare quella morale. Ma il progetto presentato dal Cancelliere dello Scacchiere a Parigi non fu tirato fuori da Lloyd George a Genova, nem- meno nelle coulisses della Conferenza. Perché? Dicono che egli avesse questa intenzione, ma che l'abbia fatta naufragare il terribile siluro lanciato dai russo-tedeschi col loro accordo. Sia o non sia questo, il fatto è che il problema della ricostru- zione europea è rimasto al punto in cui era, e d'altra parte non avremo requie e speranza di vedere giorni migliori in Europa se esso non sarà affrontato risolutamente. Guardate che cosa avviene. Si aduna a Parigi un Comitato mondiale di banchieri per discutere di un prestito da accordare alla Germania. Essi chiedono alla Commissione delle ripara- zioni se essa si propone di ridurre ancora notevolmente i de- biti della Germania. Ma il signor Dubois, rappresentante fran- cese, a ragione, secondo me, si rifiuta di rispondere favorevol- 18