l'attività produttiva in Piemonte, come altrove nel mondo. Esse costituiscono non solo i settori in cui, di solito, si verificano le più elevate concentrazioni delle risorse umane e tecnologiche, ma rappresentano anche dal punto di vista della propulsione dell'incremento della produzione i fattori insostituibili del progresso. Eppure, statisticamente parlando, il tessuto connettivo dell'industrializzazione di un paese è costituito dalle unità produttive minori che, almeno in Italia, complessivamente occupano una parte più che ragguardevole delle maestranze e forniscono una frazione non piccola del prodotto. La capillarità di diffusione delle aziende medio-piccole, il loro armonico inserimento nei centri urbani provinciali, la capacità di assorbire risorse di lavoro altrimenti sottoccupate, sono altrettanti motivi della vitalità di questa parte dell'industria. Dal punto di vista storico, poi, e quindi nella prospettiva avvenire che ne costituisce la logica prosecuzione, è indubitabile l'importanza del ruolo delle aziende di minori dimensioni, alle quali non soltanto si debbono le origini del processo di industrializzazione in Piemonte ma anche il costante afflusso di quelle fresche capacità imprenditoriali che poi, evolvendosi secondo il ciclo di sviluppo proprio di ogni organismo vivente, pervengono talvolta a mete altissime e di rinomanza internazionale. Ciò che conta, infatti, è questa crescita sostanziale che viene dal basso, sostenuta dall'impegno totale di singoli uomini animati dalla volontà di lavorare meglio e con risultati migliori per tutti. Questo intende essere, mi pare. il senso dell'opera che il Medio-credito ha promosso per il suo XXV anniversario. E mi sembra anche significativo che a tale conclusione si pervenga non attraverso discorsi astratti di filosofia imprenditoriale, ma affidandosi costantemente e prevalentemente ai dati quantitativi, i quali, a parte le inevitabili de f ormazioni statistiche, rappresentano pur sempre il sistema più rigoroso e più obbiettivo per discutere dei fenomeni economici. Così, anche a nome del Consiglio che ho l'onore di presiedere, sento di poter esprimere la speranza che questo libro sia bene accolto da tutti coloro che sono a vario titolo interessati allo studio della società subalpina sotto il profilo della sua economia, e che questo studio intendono perseguire con serietà di metodo ed obbiettività di giudizio. Nell'affidare ad essi il frutto del nostro intento, sento altresì il do-vere di rivolgere un pensiero di riconoscente ricordo al compianto dott. Giuseppe Valetto, al comm. Vincenzo Ramella che prima di me 6