Tavola 16. - Statistica degli opifici in cui venivano sfilacciati gli stracci di lana Piemonte Totale Regno Numero delle fabbriche 10 24 Forza idraulica in cavalli 161 366 Numero degli operai: 101 208 adulti: maschi femmine 467 868 fanciulli 101 297 Numero delle macchine 32 68 scardassatrici quella dei tessuti di lana era in grado di soddisfare gran parte del consumo nazionale. Inoltre, esportava pure una certa quantità, non grande ma costante, dei suoi prodotti; il che consentiva di sperare, secondo l'Ellena, nello sviluppo futuro di questo ramo d'industria. d) Il lino, la canapa e la iuta Sebbene non disponessero di grandi concentrazioni produttive la filatura e la tessitura di lino e canapa, ancora tipicamente artigianali ed a domicilio, erano largamente diffuse in Italia. Specialmente la canapa dava luogo a produzioni di pregio. La distribuzione del lavoro nelle fabbriche era molto disuguale nelle diverse provincie del Regno. Primeggiava la Lombardia, poi veniva la Campania, seguita dalla Liguria, dall'Emilia, dal Veneto, dal Piemonte, dall'Umbria, come mostra la Tav. 18. L'industria della iuta era, allora, appena nascente. La iuta si filava solamente a Poirino e a Grugliasco (oltre che a Crema) La materia prima veniva importata dall'India. La iuta veniva usata quasi esclusivamente per la fabbricazione di tele da involti e di cordami ma esistevano in Italia anche due fabbri-che, in Liguria e in Lombardia (più una appena aperta, sul Serchio in provincia di Lucca), di tessuti di iuta. A giudizio dell'Ellena, in questa più che nelle altre attività tessili (pure tutt'altro che esenti dallo stesso difetto) si osservava un rapporto eccessivamente elevato tra occupazione e attrezzature meccaniche (nella fattispecie: operai per fusi), il che lo autorizzava a concludere: « L'esistenza di una importantissima industria domestica è causa ad un tempo ed effetto del povero stato delle vere fabbriche » 14. 14 Ibid., pp. 92-93. 112