VIII	Identità e futuro di una metropoli
cial modo a Torino, dove risiedono numerosi attori economici che hanno
un ruolo internazionale ma al tempo stesso sentono l'urgenza di riconfer-
mare i loro legami con la città.
In sostanza, non solo dunque non vi è stata e non vi è contraddizione fra
la dimensione europea e internazionale della Fondazione Agnelli e il suo ra-
dicamento cittadino, ma anzi la Fondazione Giovanni Agnelli porta per il
mondo e offre di sé un'immagine, al cui interno l'identità torinese è una com-
ponente decisiva.
In questi venticinque anni i rapporti con la città non sono sempre sta-
ti facili. Gli anni settanta in particolare sono stati di grande difficoltà, di
incomprensione, talvolta di incomunicabilità.
La frattura, la litigiosità delle culture politiche erano allora riconosci-
bili nella quotidianità e non trovavano mai occasioni, neppure sporadiche,
di ricomposizione. Di questo clima risentì, come è ovvio, anche la Fonda-
zione Agnelli, fatta oggetto dell'indifferenza e più spesso della vera e pro-
pria ostilità di gran parte della cultura della sinistra.
Non poteva essere diversamente: la Fondazione non ha infatti avuto un
comportamento adattivo, ma al contrario ha sempre ispirato le proprie scelte
a un sistema di valori che da quella cultura era allora rifiutato e avversato.
Se ricordo l'atmosfera ostile di ieri non è per desiderio di polemica, ma
perché è utile misurare quanto è diversa l'atmosfera di oggi. Le posizioni
conflittuali, vorrei dire la tradizione dell'antagonismo radicale non con-
temperata da una cultura della collaborazione, che la sinistra ha persegui-
to a partire dal dopoguerra, sono infatti entrate in crisi negli anni del ter-
rorismo per annichilirsi quasi completamente in questi ultimi anni, se-
guendo il declino e la crisi storica di tutta la cultura della sinistra di ispi-
razione marxista. Gli indizi di una maggiore disponibilità al dialogo e al-
la collaborazione fra tutti gli attori sociali della città sono oggi in aumento
e si avvertono non soltanto nel mondo economico ma soprattutto nel cli-
ma culturale della città. Ciò è incoraggiante in un momento, come quel-
lo presente, di rinnovata incertezza, perché la cultura della città è una
risorsa importantissima, decisiva, per superare le difficoltà e costruire un
«futuro desiderabile».
Gli anni novanta si aprono a Torino se non con una crisi, certo con i se-
gnali inequivocabili di difficoltà economiche e amministrative che debbo-
no essere lette come un richiamo alle responsabilità personali e collettive,
come un invito alla riflessione e all'azione, per non subire un qualunque