segue 2. Lo sviluppo nel Comune di Torino
tenza che ne possono attenuare il processo di valorizzazione. In ogni caso il ricorso al mercato delle aree, quand'anche consenta la realizzazione di profitti fondiari differenziali e pur presentandosi in determinate condizioni come unica alternativa convenientemente e concretamente pratica-bile per la singola impresa, non è privo di risvolti contraddittori dovuti alla saldatura con un meccanismo di formazione e appropriazione della rendita fondiaria non necessariamente convergente con le modalità di valorizzazione del capitale produttivo della singola impresa. Questa saldatura ha infatti come effetto, soprattutto quando i vincoli locazionali delle imprese limitano l'area di localizzazione ad un ambito territoriale assai ristretto (ad
esempio quello conurbato), la riproduzione dei fenomeni congestivi e di conflittualità in tempi sempre più ravvicinati e tali, in alcuni casi, da ostacolare una razionale politica di investimenti produttivi che necessitano, per la durata del periodo di ammortamento dei capitali, di un quadro, anche localizzativo, maggiormente garantito.
In una politica articolata di riqualificazione urbana, il problema della rilocalizzazione industriale (come fattore di riassetto urbano, e insieme di riequilibrio regionale) dovrebbe trovare con-veniente integrazione in una politica delle aree attrezzate concordata tra Comune e Regione. In particolare, per la salvaguardia delle attività produttive urbane, la predisposizione di aree in-
teme al Comune, attuata utilizzando le possibilità offerte dalla legge n. 865 (art. 27), potrebbe concorrere simultaneamente all'avvio di un processo di ristrutturazione urbana (ad esempio nei casi di incompatibilità ambientale e nocività delle attività produttive) sollecitando la rilocalizzazione delle imprese e offrendo anche ad altre unità produttive (potenzialmente interessate per esigenze di ristrutturazione o di ampliamento) un'alternativa con-creta che permetta di rompere l'integrazione con la rendita fondiaria.
Per quanto riguarda i problemi rilocalizzativi connessi alla formazione di aree attrezzate all'interno del Comune, si può ragionevolmente affermare che le condizioni generali di infrastrutturazione dell'area comunale, i fattori
Tabella 2.6. Unità produttive industriali insediate (1971) nel comune di Torino'
						Classe dimensionale							
Comparti		11-50	51-100	101-500	501-1.000	oltre 1.000	Totale	%	
produttivi	U.P.	ADD.	U.P.	ADD.	U.P.	ADD.	U.P.	ADD.	U.P.	ADD.	U.P.	ADD.		
A	42	858	3	248	9	2.160	1	675	-	-	55	3.941	4,4	1,9
B	118	2.847	26	1.807	23	4.655	-	-	4	10.150	171	19.459	13,8	9,2
C	508	11.605	97	6.788	75	15.800	17	11.995	15	120.234	712	166.422	57,4	78,4
D	229	5.292	27	1.823	39	7.291	5	3.427	3	4.544	303	22.377	24,4	10,5
Totale	897	20.602	153	10.666	146	29.906	23	16.097	22	134.928	1.241	212.199	100.0	100,0
%	72,3	9,7	12,3	5,0	11,8	14,1	1,9	7,6	1,8	63,6	100,0	100,0		
    U.P.: unità produttive; ADD.: addetti.		
I comparti produttivi A, B, C, D,	risultano dalla aggregazione di rami e classi di attività	dell'ISTAT, secondo le	seguenti indicazi	oni:
Rami e classi ISTAT	Attività prevalente	Rami e classi ISTAT	Attività prevalente
A: (3.01) (3.02)	alimentari, tabacco	D: (2.01) (2.02) (3.03) (3.04)	tessili, abbigliamento, pelli,
B:	(312)	(313) (314) (3.19)	prodotti chimicigommaplastiche, laterizi	(3.05) (3.06) (3.07) (3.08)	arredamento, cellulosa, carta,
...	,	,	,	(3.15) (3.16)	(3.17)	(3.20)	poligrafiche.
C:	(3.09) (3.10) (3.11)	metalmeccaniche, mezzi di trasporto		
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