Capitolo i I termini dello squilibrio in Piemonte e nell'area metropolitana torinese 1.1. La crescita della popolazione e delle attività produttive L'esame delle dinamiche di sviluppo che hanno caratterizzato il Piemonte, l'area ecologica di Torino e la città capoluogo nel periodo 1951-71, è già stato effettuato più volte, nel corso di ricerche e di studi (vedi bibliografia). In presenza quindi di analisi approfondite e documentate, si ritiene utile qui sintetizzare e mettere in rilievo sola-mente quelli che sono stati i fenomeni distintivi dello sviluppo, il cui esplicarsi ha caratterizzato l'area in esame, e ne ha determinato l'attuale assetto. Gli elementi emergenti, anche da un'analisi sommaria, sono essenzialmente due: il primo è l'impetuoso sviluppo demografico, di origine migratoria, che si è verificato negli ultimi vent'anni; il secondo è lo squilibrio o, meglio, il dualismo di carattere economico-sociale-territoriale tra Torino e i comuni che la circondano da una parte, e il resto della regione dall'altra. Lo sviluppo industriale Il motore della dinamica di accresci-mento del Piemonte, e della Provincia di Torino in particolare, è dato dallo sviluppo industriale che non conosce interruzioni nella sua diffusione, fino alla crisi della metà degli anni sessanta, e che subito dopo riprende a crescere a tassi ancora elevati, seppure lieve-mente inferiori a quelli precedenti. E in questo periodo che la FIAT attua un vasto programma di ampliamento dei suoi stabilimenti, apre le due nuove sezioni di Mirafiori Sud (1955) e Ricambi (1957) e, dopo la crisi, il grande stabilimento di Rivalta (1967) per la produzione di autovetture. Il fenomeno tuttavia non riguarda solo la FIAT, ma tutto un vasto tessuto di piccole e medie imprese industriali, in particolare manifatturiere, che si ampliano e si rinnovano: tra il 1951 e il 1971 complessivamente il comparto industriale si accresce di più di 275.000 nuovi addetti, e di questi circa 231.000 sono dovuti all'ampliamento delle imprese manifatturiere. E dunque l'aumento dei posti di lavoro che ha comportato il rilevante incremento demografico: a conferma si sottolinea che la dinamica della popolazione in età da lavoro, ovvero con un'età compresa tra i 21 e i 55 anni, è stata analoga a quella dell'occupazione industriale, essendosi accresciuta di circa 278.000 unità negli stessi vent'anni. La concentrazione territoriale Il secondo fenomeno che ha caratterizzato lo sviluppo del Piemonte negli ultimi vent'anni è stato l'accrescersi del peso dell'area metropoli-tana torinese nei confronti del resto Area metropolitana Resto regione Totale regione della regione: al 1971 vi erano concentrati più del 40% della popolazione regionale ed il 50% degli addetti all'industria. I Nello stesso periodo il resto della regione ha visto, per contro, diminuire costantemente il proprio peso relativo, quando non ha assistito a una diminuzione assoluta di popolazione e di occupati. Le conseguenze di questi fenomeni sono note: nella città la mancanza di servizi sociali adeguati alle esigenze della popolazione ha portato a un congestionamento che costituisce un problema sociale sempre più grave, mentre le aree esterne, abbandonate (in particolare le zone montane, ma anche l'Astigiano, l'Alessandrino), hanno subìto un progressivo depauperamento. In sostanza, tutta la regione si è sviluppata in modo squilibrato, senza che nessun piano economico-urbanistico ne ordinasse e programmasse la crescita. Se si esamina, infatti, la distribuzione territoriale su scala regionale delle dinamiche demografiche e occupazio- Tabella 1.1. Dinamica della distribuzione territoriale della popolazione e dell'occupazione in Piemonte 1951-71 (percentuali) Popolazione resid, Popolazione 21-55 an. Attivi totali Addetti industriali Aree 1951 1971 1951 1971 1951 1971 1951 1971 28,1 40,6 30,0 43,4 27,8 40,3 41,4 50,0 71,9 59,4 70,0 56,6 72,2 59,7 58,6 50,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazione SITECO su dati ISTAT. Censimenti 1951-71. 22