TABELLA 2. Industrie meccaniche. 1939 1951 Stabilimenti Italia Province To-Ao Provincia Mi Italia Province To-Ao Provincia Mi n. °o n. % n. % n. n. % n. Piccoli (sino a 50 addetti) 98 672 98,3 5 080 96 7 852 94,4 126 049 98,5 7 080 96,8 11 861 95,3 unità locali addetti 252 032 30,3 20 256 19 41 582 23,1 357 011 40,3 30 746 21,8 61 282 30,5 numero medio addetti per stabilimento 2,6 4 - 5,3 - 2,8 - 4,3 - 5,2 - Medi (da 50 a 500) 1 512 1,5 195 3,6 426 5,1 1713 1,3 208 2,8 542 4,4 unità locali addetti 209 854 25,3 27 193 25,6 56 623 31,5 231 129 26,1 27 389 19,4 77 z83 38,4 numero medio addetti per stabilimento 138,8 - 139,5 - 132,9 - 134,9 - 131,7 - 142,6 - Grandi (oltre 500) 214 0,2 23 0,4 45 0,5 184 0,2 27 0,4 39 0,3 unità locali addetti 369 o88 44,4 58 922 55,4 81 688 45,4 297 233 33,6 83 107 58,8 62 S58 31,1 numero medio addetti per stabilimento 1 724,7 - 2 561,8 - 1 815,3 - 1 615,4 - 3 078 - 1 604,1 - Totale 100 398 100 5 298 100 8 323 100 127 946 100 7 315 100 12 442 100 unità locali addetti 830 974 100 106 371 100 179 893 100 885 373 100 141 242 100 201 123 100 numero medio addetti per stabilimento 8,3 - 20,1 - 21,6 - 6,9 - 19,3 - 16,2 - provincia di Milano non differiscono sensibilmente dai dati italiani. Ancora piú interessante è rilevare che, mentre dal 1939 al 1951 tale percentuale diminuisce per l'Italia (e per la provincia di Milano), essa invece aumenta per le due province piemontesi Anche il numero medio di addetti nei grandi stabilimenti risulta per le province di Torino c di Aosta assai piú elevato di quello relativo all'Italia (ed alla provincia di Milano), sia nel 1939 che nel 1951. Le variazioni nel tempo riproducono quelle osservate nella percentuale di addetti impiegati nei grandi stabilimenti. Per quanto concerne i piccoli stabilimenti si rileva che il numero medio di addetti è, nella provincia di Torino, superiore a quello relativo all'Italia ma inferiore al numero medio registrato per la provincia di Milano. Invece per gli stabilimenti di media dimensione nel 1939 il numero medio di addetti nelle province piemontesi risultava superiore sia a quello relativo all'Italia sia a quello registrato per la provincia di Milano (quest'ultimo inferiore ai dati nazionali). Nel 1951 la relazione è rovesciata. Inoltre, la percentuale di addetti impiegati negli stabilimenti di media dimensione risulta nelle province piemontesi sensibilmente diminuita, mentre il contrario avviene per l'Italia nel suo complesso e per la provincia di Milano in particolare. Ciò conferma che lo sviluppo della grande impresa nella provincia è avvenuto soprattutto a spese delle imprese di media dimensione. Questa caratteristica meglio si precisa attraverso altri rilievi che risultano dall'analisi spaziale. Se si esclude la zona di Ivrea la dinamica dell'industria meccanica appare strettamente collegata allo sviluppo dell'industria automobilistica. La rapida espansione di questo settore e in particolare della Fiat ha favorito peraltro un notevole sviluppo di piccole e medie imprese soprattutto nella cintura di Torino. La notevole diffusione dell'industria meccanica nella cintura è, come si vedrà, uno dei fenomeni piú cospicui di questo dopoguerra: essa assume una grande rilevanza quantitativa soprattutto dopo il 1950. Questo fenomeno si spiega prevalentemente per la convenienza che la Fiat ha di affidare ad altre piccole imprese produzioni marginali o complementari; la minore efFicienza della struttura produttiva di queste imprese che anche per le loro ridotte dimensioni non sempre utilizzano le tecniche piú avanzate, è compensata, per quanto riguarda gli effetti sui costi, dai bassi salari che generalmente esse pagano. Inoltre, dovendo esse prevalentemente vendere i prodotti ad un solo richiedente, questo si trova nelle condizioni piú favorevoli per spuntare prezzi di convenienza: la struttura delle imprese rende possibile infatti una compressione dei profitti. Il decentramento di queste produzioni alle piccole imprese consente al grande complesso Fiat di evitare in certa misura alcune conseguenze sfavorevoli dei movimenti congiunturali : è piú facile infatti alle piccole imprese ridurre l'occupazione anche per la piú debole forza sindacale dei lavoratori in esse occupati. Inoltre queste piccole imprese, come è stato già osservato parlando del settore tessile, possono reagire alla congiuntura sfavorevole comprimendo i profitti. Infine, se le fluttuazioni raggiungono ampiezze notevoli, le piccole imprese possono piú facilmente sparire e ricomparire sul mercato al mutare della congiuntura. Si può a questo proposito osservare come lo sviluppo di queste pic-