Popolazione zona suddetta; infine il comune di Tavagnasco, a nord di Ivrea, il quale risente l'influsso diretto della zona di Ivrca. In tutti questi comuni gli scarsi redditi derivanti dall'esercizio dell'agricoltura trovano sostanziale integrazione nei redditi di natura industriale, redditi che, rispetto a quelli provenienti dal-l'attività turistica, presentano in genere una maggiore continuità e stabilità. Si può quindi individuare nell'influsso diretto od indiretto del-l'attività industriale un altro elemento di remora allo spopola-mento montano e di vero e proprio sviluppo. Occorre tenere presente nel contempo che, se questi comuni considerati nella loro entità amministrativa complessiva non presentano i segni dello spopolamento, diversa è la situazione nell'interno del territorio di ciascun comune, in quanto qui si riproducono in miniatura i fenomeni che si sono già visti a proposito della zona in regresso demo-grafico, e cioè spopolamento delle frazioni piú difficilmente accessibili ed abbandono dei terreni a redditività minima. Concludendo quindi, si può constatare come nella generale situazione di regresso demografico ed economico, caratteristica di tutte le zone montane, gli unici elementi che contrastano queste tendenze sono rappresentati dall'attività turistica e ancor piú da quella industriale, presenti in alcuni comuni, i quali manifestano uno sviluppo demografico non sufficiente però a contrastare il movimento regressivo degli altri comuni e quindi esercitano, anche per la loro posizione allo sbocco delle vallate, piú che altro una funzione di remora, di diga allo slittamento verso la pianura della popolazione della montagna. Questa individuazione e delimitazione di zone non deve essere intesa in senso categorico e definitivo, in quanto è evidente che modificando anche di poco il criterio discriminatore si otterrebbero zone con diversa configurazione, anche se largamente coincidenti con queste. La zonificazione non può essere quindi che una approssimazione alla realtà, ed un utile strumento di indagine e di confronto. Come risulta dalla cartina 2 Si sono individuate cinque zone di regresso demografico separate da quattro zone di sviluppo. Le prime sono: i) pianura canavesana e collina canavesana orientale; 2) collina torinese e pianura di Poirino; 3) pianura pinerolese e colline prealpine soprastanti; 4) vauda canavesana; 5) zona dei comuni di Prascorsano-Pertusio-San Ponso. Le variazioni della popolazione residente nelle varie zone, dal 1931 al 1956, in cifre assolute e relative, appaiono dalla tabella 4. TABELLA 4. Popolazione residente al 1931 e al 1956 nelle zone demografiche in regresso della pianura e della collina. Popolazione residente Variazioni al 1911 al 1956 assoluta percentuale r Pianura e collina canavesana 61 980 53 721 Collina torinese pianura di Poirino 3 Pianura e collina pinerolese 4 Vauda canavesana 5 Prascorsano-Pertusio-San Ponso — 8 259 — 2 733 — 7 042 — 1 976 — 214 32 933 53 969 14 341 1 961 30 200 46 927 12 365 1 747 — 13,3 — 8,2 — 13,0 — 13,7 — 10,9 4. 11 diradamento della popolazione nelle zone collinari e di pianura ad economia prevalentemente agricola. Passando a considerare i comuni della provincia che non rientrano nella zona di montagna si adotterà come criterio discriminatore per l'individuazione di zone demografiche il tipo di andamento della cifra della popolazione residente nel periodo 1931-56. Risultano così distinti gruppi di comuni che nel periodo considerato hanno registrato una diminuzione di popolazione (zone di regresso demografico) e gruppi di comuni che registrano invece un incremento (zone di sviluppo) (cartina 2). Questo criterio è stato applicato con qualche flessibilità, piú precisamente si è considerato zona omogenea quel gruppo di comuni contigui che presentavano lo stesso andamento anche se nell'interno della zona esistevano comuni con tendenze opposte, purché questi fossero circondati da comuni con uguale tendenza (Cercenasco, Roletto, San Gillio, Arignano, Villareggia, Piverone, Loranzé, Colleretto Giacosa, Piverone) oppure sono stati assegnati a certe zone alcuni comuni che in base al criterio demografico assunto avrebbero dovuto far parte di altra zona contigua, perché costituivano con la zona di assegnazione una unità territoriale molto evidente (Monteu da Po, Beinasco, Cavagnolo). Totale 165 184 144 960 — 20 224 — 12,2 Appare di qui come, sia considerando le zone singolarmente, sia considerandole nel complesso, risulti una diminuzione di popolazione, in senso assoluto ed in senso relativo, inferiore a quella che si era rilevata a proposito dei comuni di montagna in spopolamento. Infatti questi ultimi, pur interessando una popolazione complessivamente piú ridotta di quella delle zone in esame, hanno subito una diminuzione di circa 30 000 individui contro i 20 000 di queste zone di pianura e di collina, pari in percentuale al 19 contro il 12 Perciò è piú esatto parlare, a questo proposito, di diradamento di popolazione che non di spopola-mento. Infatti questo movimento regressivo non ha in generale le caratteristiche patologiche dello spopolamento montano, e non è sempre indice come il primo di una situazione di disagio, ma, al contrario, è una indicazione di sviluppo e di progresso tecnico, almeno per alcune zone. Tra le cinque zone in esame le due maggiori : quella della pianura e collina canavesana, e quella della pianura pinerolese, sono zone dove, pur essendo scarsamente rappresentate le attività industriali, piú fiorente e piú produttiva è l'agricoltura, dove maggior 4