torinese del Partito d’azione, «G. L.», lo portarono a diretto contatto con i problemi e le realtà politiche degli anni di guerra. Ne trasse un primo risultato storiografico nel suo libro su Jean Jaurès, apparso nel 1948. La possibilità che si offrì, grazie all’ambasciatore Manlio Brosio, di entrare a diretto contatto con il mondo sovietico in qualità di addetto culturale presso la nostra ambasciata a Mosca, lo spinse allo studio della storia del movimento rivoluzionario russo. Ne trasse un’opera sul populismo, apparsa nel 1952, accompagnata e seguita dai saggi sull’ispiratore di Pietro il Grande Feofan Prokopovič, sui fratelli Poggio e il movimento decabrista, sull’esilio in Italia di Herzen e sul primo intelligent rivoluzionario russo, Radiščev, del quale curò, insieme alla moglie Gigliola, una edizione del celebre Viaggio da Pietroburgo a Mosca. Saggi tutti che potrebbero portare il titolo che venne dato alla versione inglese della sua opera sul populismo russo: Roots of revolution. Professore di storia medioevale e moderna presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Cagliari dal 1951 al 1955, per poi passare a quella di Genova e, dal 1958, alla cattedra di storia moderna nella Facoltà di Lettere di Torino, dove ora insegna, si dedicò soprattutto allo studio dell’illuminismo in Italia e in Europa. Partendo dalle indicazioni di Piero Gobetti, che già erano state all’origine del suo lavoro su F.D. Vasco, presentò nel 1954 un saggio su Alberto Radicati di Passerano. Invitato da Raffaele Mattioli a raccogliere gli scritti dei riformatori settecenteschi per la collana riccardiana, compì ricerche per i tre volumi consacrati ai lombardi, piemontesi e toscani, ai napoletani e ai riformatori delle altre terre italiane, in collaborazione, per questo terzo tomo, con Gianfranco Torcellan e Giuseppe Giarrizzo. Si soffermò soprattutto su Beccaria, curando una edizione commentata di Dei delitti e delle pene, su Biffi, sui 6