8 Filippo Barbano poguerra. Ci sono tra molti articoli gramsciani quelli sull'operaio di fabbrica, che rileggeremo insieme più avanti per intendere tanti e decisivi aspetti di Torino: cuore e carattere. Ma ora è anche il Gramsci interprete del nostro Risorgimento che interviene nel discorso. L'impatto risorgimentale e la conseguente contrazione che ne derivò a Torino (tanto per stare nella metafora di una Torino la quale come un « cuore » ha momenti di espansione e momenti di contrazione) sintonizzano con gli effetti di ciò che Gramsci chiama sulle tracce di Vincenzo Cuoco (come annotava già Walter Mauri nelle sue Interpretazioni del Risorgimento) « rivoluzione passiva ». II Cuoco, ricordo con Maturi, distingueva la rivoluzione francese, « rivoluzione attiva », fatta cioè dai francesi e difesa dai francesi, dalla rivoluzione napoletana, rivoluzione « passiva » importata a Napoli dai francesi e collegata, quindi, ai successi e agli insuccessi delle armi rivoluzionarie francesi. Secondo Gramsci, commenta ancora Maturi, i moderati italiani, invece di trasformarsi in veri giacobini e tenta-re una loro rivoluzione « attiva », col farsi un ideale della rivoluzione « passiva » avevano finito col servirsi delle armi sabaude'. Lontana e chiusa per molti secoli, Torino si risvegliò come una « polis » per diventare una « città stato ». E ciò che le antiche città stato non potettero compiere, Torino, incoraggiata da moti europei di unificazione nazionale, conseguì in un tempo relativamente breve. Tempo di espansione. La città stato non sembra tuttavia destinata a sopravvivere alla espansione territoriale quando essa oltrepassa una certa misura. L'impatto della raggiunta unificazione, fu per Torino forte e deprimente. Espansione dinastica o nazionale? Risorgimento monarchico o popolare? L'espansione unitaria, per intenderci risorgimentale, avvenne come per un assillo: « Torino va fuori ». Dinastia, esercito e burocrazia piemontesi andarono per il Paese realizzando un risorgimento unitario, ideale più che reale. Da Firenze a Roma, il cuore di Torino dopo l'espansione ebbe il suo primo momento di contrazione. C'è da chiedersi se vi sia stato e quale, un nesso tra quel momento e la nuova fase di slancio: quella industriale. Da Torino ben costruita a Torino fabbricata. Quanto lo slancio industriale di Torino è da legarsi anche a motivi culturali? Motivi connessi non solo all'industrialismo degli imprenditori ma alla gente, al popolo torinese, per virtù di ciò che i sociologi chiamano il « carattere nazionale »; che quì è il carattere di una città unita e così diversa dai molteplici « ca- 2. Cfr. le citate Interpretazioni del Risorgimento, Torino , 1962, pag. 622.