TécnbCitg Sarà un gruppo formato da docenti universitari, da responsabili dei centri di ricerca delle principali aziende italiane e da dirigenti amministrativi a predisporre una serie articolata di proposte operative al potere legislativo e alle strutture di verti-ce dell'Università e dell'Industria, per eli-minare i fattori che fino ad ora hanno inceppato una proficua collaborazione tra ambiente accademico e imprenditoria nel campo della ricerca. E con questo preciso impegno che si è concluso a Roma il convegno «1 Rapporti Università-Industria», promosso dalla Fondazione Giovanni Agnelli, con un'ampia e qualificata partecipazione di esponenti del mondo dell'Industria e dell'U-niversità «In particolare — hanno spiegato i promotori dell'iniziativa occorre rivedere radicalmente l'attuale legislazione ila legge 382) che regola i rapporti sulla committenza privata alla ricerca, svolta in ambito universitario. L'esperienza accumulata in altri paesi europei e ne-gli Stati Uniti indica come irrinunciabile una maggiore autonomia gestionale del-l'Università». Autonomia significa maggiore competitività fra le varie Università e all'interno dei vari dipartimenti, e vuol dire anche maggiore «imprenditorialità» ed efficienza nella ricerca e nel rapporto con il mondo dell'industria. D'altra par-te per cogliere questo obiettivo occorre che l'Università sia in grado di dotarsi rapidamente di competenze, di strutture e di risorse umane che consentano di gestire con professionalità e continuità i rappor- (loto La Stampa ti di committenza con l'industria. In particolare nell'Università italiana de-ve nascere una classe di amministratori capace di dialogare come interfaccia tra accademici e committenti industriali. Gli stessi ricercatori debbono poco per volta essere nella condizione di mettersi sulla lunghezza d'onda del mondo industriale, pur conservando la necessaria autonomia e serietà scientifica e deontologica. Si tratta di una necessità indifferibile, di fronte al crescente impegno dell'iniziativa privata e di quella pubblica nella ricerca. Questo impegno, come noto, ha assunto configurazioni diverse. Tra esse vi è quella che si esprime in piè intensi rapporti tra sistema delle imprese e le strutture di ricerca della Università. La crescente richiesta proveniente dalle industrie e la conseguente moltiplicazione delle relazioni tra apparato produttivo e struttura universitaria, così come il mutamento qualitativo di esse, hanno tuttavia messo in evidenza sia gravi carenze della normativa che le regola, sia le difficoltà di un dialogo efficace tra le parti in causa, tali da costituisce spesso un vincolo insormontabile all'incremento quantitativo della collaborazione. Questi vincoli e queste rigidità si sovrappongono e si aggravano poi quando van-no ad incidere su realtà alquanto disomogenee fra loro. Ma l'obiettivo prioritario è quello di trovare quegli elementi di base cooperativa che consentano al nostro Paese di non perdere una ulteriore enne- 1/1987 sima opportunità di progresso. Vi è ormai un vasto consenso che vede la via da seguire' nella concessione di una maggiore autonomia nella gestione delle risorse finanziarie ed untane agli organi interni delle singole Università. Ma il messaggio e il segnale fondamenta-le scaturito da questo «brain storming» è che il management pubblico deve esse-re attore di questo processo di trasforma-zione dell'Università insieme alla parte accademica. Isole di eccellenza Obiettivi e metodi Su quali sentieri dovrebbe essere indirizzato il «sistema ricerca» in Italia? La risposta, viene da un soggetto privato, la Nomisma di Bologna e da uno governativo: il Comitato per la scienza e la tecnologia costituito dalla Presidenza del Consiglio. Il modello proposto da Nomisrna considera inadeguata ogni scelta semplificanle tr* settori «innovativi» e set-tori «maturi», perché contraddittoria con i caratteri strutturali del «sistema Italia». Individua invece linee di modernizzazione che, tagliando trasversalmente tutti i settori industriali, evidenziano i punti di contatto e di possibile integrazione tra i sentieri innovativi di industrie diverse, esaltando il carattere ,,sistemico» della in-no razione di netto il sistema produttivo. Il rapporto governativo indica, a propria volta, quattro condizioni essenziali rispetto agli obiettivi prioritari della politica di ricerca scientifica nazionale. Occorrono: a) un governo della ricerca che garantisca l'effettivo coordinamento e il controllo della attività di ricerca, collegando le erogazioni di risorse ai risultati conseguiti; b) il potenziamento dell'Università, stabilendo sia una serie di standards nazionah per elevare la qualità dell'insegnamento e della ricerca, sia garantendo una maggiore autonomia agli Atenei per con-sentire una gestione pii) efficace; O il rafforzamento del ruolo degli enti di ricerca pubblici (CNR ed ENEA in pile-',Colare) come produttori di conoscenza scientifica e tecnologica; d) l'avvio ad una progressiva internazionalizzazione della ricerca italiana, tanto con n partrners CEE, quanto con i Paesi in via di sviluppo. Tre gli obiettivi prioritari indicati: U l'adeguamento quantitativo e qualitativo del patrimonio umano essenziale al-la ricerca con l'inserimento di almeno 5onnila giovani (a tempo pieno equivalente) nei prossimi cinque anni. Il) l'aumento delle spese per la ricerca, portandole attorno al 3% del PIL, in un arco di cinque anni, per recuperare un tempo in pochi settori d'avanguardia e in «isole di eccellenza». lll) crescita dell'impegno di ricerca svolto dalle imprese e dai privati, rafforzando gli strumenti di incentiva:ione esistenti ed introducendo interventi automatici sul piano fiscale. Patto d'azione fra managers e docenti imprese ed accademici per atenei autonomi 2