D O S I E R parti produttivi, più che non per la struttura produttiva regionale: il motore del successo internazionale piemontese sta quindi nella competitività. Pur con le difficoltà di disaggregazione merceologica, è possibile classificare il commercio estero per livelli di intensità tecnologica, in modo da tenere conto del cambiamento tecnologico in atto nei di-versi settori, dell'incidenza del personale qualificato e dell'intensità delle spese per ricerca e sviluppo. Così facendo, si scopre che la quota del commercio estero piemontese dovuta a produzioni a elevata intensità tecnologica ammonta addirittura a circa il 40%o delle esportazioni del settore manifatturiero. I dati confermano la nota specializzazione nelle produzioni di macchine per ufficio elettroniche e anche quella meno nota nelle produzioni aerospaziali. Questi sono anche i settori ad alta tecnologia che sono esportatori netti, così come, in misura minore, le produzioni foto-fono-cinematografiche e quelle farmaceutiche. Le note dolenti vengono dal saldo negativo della componentistica elettronica e quelli, meno prevedibili, della meccanica di precisione e degli apparati di telecomunicazione. Le prospettive attuali. Guardando verso il futuro, le prospettive sembrano essere favore-voli ancora una volta per i settori a maggior competitività relativa, sia per i servizi non rilevati direttamente dalle statistiche del commercio internazionale come il software, la pubblicità e i servizi di telecomunicazione, sia soprattutto per quei settori ad alta tecnologia che possono partecipare all'espansione della domanda europea (aerospazio e farmaceutici) o internazionale (apparati EDP e per le telecomunicazioni). Per cogliere le opportunità del prossimo sviluppo internazionale il Piemonte deve però riorientare in parte il proprio modello di specializzazione regionale. L'attuale congiuntura sfavorevole, la crea-zione del mercato unico europeo, il rapido sviluppo delle nuove tecnologie dell'informazione e la crescente attenzione ai problemi ambientali in termini di norme e di investimenti onerosi, due settori in cui l'Italia è in ritardo tecnologico, sono infatti tutti fattori che impongono opportune risposte a livello locale. Dal completamento del mercato interno può infatti derivare un aumento della com-petizione sul mercato europeo e quindi da un Iato una crescita della concentrazione industriale derivante dalla possibilità di sfruttare economie di scala potenziali e dall'altro Iato ristrutturazioni che dovrebbero condurre a strutture industriali meglio corrispondenti al pieno dispiegarsi dei vantaggi comparati di ciascuna area in un mercato allargato. Le insufficienze dell'economia piemontese. Cosa manca al Piemonte per essere in grado di cogliere questa occasione? Non certo l'impegno in ricerca e sviluppo, che come è risaputo supera di gran lunga la media nazionale, né la capacità di ottenere brevetti. Mancano le imprese innovatrici. Nel contesto nazionale, infatti, la quota regionale di imprese innovatrici è minore della quota di addetti industriali. Ciò è tipico delle regioni con una forte tradizione tecnologica, dove l'attività innovativa è più istituzionalizzata, date la dimensione e la natura delle imprese che vi operano, e con prestazioni innovative superiori al peso occupazionale nei settori in cui risultano tradizionalmente specializzate, mentre diventa più difficile innovare in settori diversi. Una recente ricerca della Camera di Commercio di Torino suffraga questa visione: le imprese innovative sono 1203 e 87 di queste hanno un centro di ricerca proprio, 108 hanno rapporti di collaborazione con l'Università, il Politecnico o il CNR e 206 hanno potuto usufruire dei finanziamenti pubblici in favore dell'innovazione tecnologica; dal Iato degli output, infine, 315 hanno ottenuto brevetti e 57 partecipano a progetti di ricerca europei. Le scelte che il Piemonte può e deve fare per superare l'attuale congiuntura e per cogliere le prospettive internazionali di sviluppo attengono quindi al modello economico regionale nel suo complesso. Come si sa, l'economia piemontese è connotata dalla realtà del distretto tecnologico di Tecnocity che, come tutti i distretti innovativi, è definito dalla compresenza di due elementi caratterizzanti, e cioè un territorio organizzato e una rete di relazioni extraterritoriali, spesso internazionali, che collegano le attività svolte nel territorio all'esterno. L'orientamento delle scelte deve perciò essere in direzione della crescita del distretto tecnologico in modo che l'evoluzione della struttura industriale corrisponda sempre Indicatori regionali di innovazione (') BREVETTI R & S IMPRESE INNOVATIVE Numero Imprese Spese Occupaz, di prodotto di processo Totale Piemonte-V.A. 1.04 0.75 1.61 1.56 0.67 0.76 0.74 Liguria 0.70 0.81 1.74 1.41 0.44 0.45 0.46 Lombardia 1.43 1.26 1.33 1.36 1.24 1.14 1.15 Trentino 0.78 1.15 0.39 0.24 0.99 1.02 1.03 Veneto 0.83 1.20 0.29 0.32 1.39 1.47 1.47 Friuli-V. Giulia 1.23 1.18 0.42 0.62 0.75 0.92 0.90 Emilia-R. 1.39 1.69 0.47 0.53 1.41 1.05 1.21 Marche 0.58 1.04 0.08 0.13 1.78 1.83 1.79 Toscana 0.74 0.98 0.67 0.71 1.29 1.34 1.25 Umbria 0.44 0.70 0.23 0.24 0.74 1.32 1.00 Lazio 1.04 0.66 1.91 1.87 0.56 0.66 0.67 Campania 0.18 0.20 0.87 0.77 0.48 0.60 0.56 Abruzzo-M. 0.24 0.36 0.38 0.56 0.68 0.98 0.94 Puglia 1.04 0.75 1.61 1.56 0.67 0.76 0.74 Basilicata 1.13 0.21 0.62 0.47 0.46 0.42 0.53 Calabria 0.08 0.24 0.05 0.07 0.37 0.76 0.68 Sicilia 0.55 0.33 0.46 0.42 0.37 0.53 0.48 Sardegna 0.30 0.21 0.19 0.11 0.21 0.36 0.48 Italia 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 (") Quozienti di localizzazione rispetto all'occupazione industriale Fonte: C/CIOTTI E., La misurazione delle prestazioni innovative a livello regionale: problemi teorici ed evidenze empiriche, Roma, 1989. 12