ghezza di previsioni che il futuro ci impone. Ma anche risolto il problema edilizio è certo che col contenente dobbiamo avere anche il contenuto. E noi dobbiamo confidare nel concorso locale al potenziamento dei nostri istituti di istruzione superiore: lo Stato deve assolvere al suo compito, e quindi gli interventi locali non possono sostituire l'azione dello Stato; ma al di là dello Stato si deve attuare tutto il vario e molteplice concorso dell'iniziativa locale, privata e pubblica. La Scuola Universitaria torinese ha tutto da guadagnare da una applicazione dell'art. 33 della Costituzione. Quella autonomia degli ordinamenti che l'ultimo comma vuole assicurata alle istituzioni di alta cultura, università ed accademie » qui a Torino non servirà certo per creare facili fucine di titoli, ma iniziative vive e vitali, rispondenti ad esigenze concrete. E' una caratteristica tipicamente torinese e piemontese l'abbinare un radicato tradizionalismo ad una vasta apertura di iniziative, che ha fatto della nostra regione in molti campi il pioniere. Anche per la apertura della scuola universitaria — negli sviluppi scientifici col-legati colla tecnica, nei rapporti fra Università e industria, nella rinascita, sotto nuovo segno, delle ricerche sociologiche, nelle prospettive di un diritto dell'economia sul tronco delle varie branche del di-ritto, ecc. — io vedo qui a Torino quasi una predestinazione (lo dico senz'ombra di retorica, e non mi fa velo un fatuo patriottismo locale). E ciò appunto perchè a Torino lo spirito audace di iniziative si radica in un tenace tradizionalismo, che dà a tutto una impronta di serietà e di lavoro in profondità. La scuola dell'IPSOA, l'Istituto di Studi Europei, 1'IRES (Istituto di ricerche economico sociali Aldo Valente) sono già esempi vivi di iniziative di carattere scientifico che affiancano l'Università e vi agiscono come stimolanti. Tutto ciò mostra la via attraverso la quale Torino, come città universitaria, segna una direttiva di avanguardia e di sviluppo. Ed io mi arresto qui: non ho fatto cifre, perchè, come ho detto all'inizio, per una previsione concreta occorrerebbe una ricerca socio-logica cui non basterebbero pochi dati sugli studenti di oggi. Come mi ero proposto, mi sono limitato ad alcune riflessioni e impostazioni di carattere generale, che seguono delle direttrici. 712