Di massima, la percentuale di famiglie più numerose diminuisce a mano a mano che dai Comuni situati nelle quote più elevate si scende a quelli ubicati in fondo-valle. I massimi quozienti di mortalità si riscontrano nei Comuni situati sopra i i000 m. di altitudine ed i minimi in quelli situati sotto i zoo M. di altitudine. I Comuni siti alle quote più elevate sono anche quelli che, di massima, presentano i maggiori quozienti di emigrazione. L'indagine in parola, in definitiva, ha riproposto in termini concreti all'esame degli studiosi di sociologia e di economia il fenomeno dello « spopolamento montano » di cui tanto oggi ci si occupa e preoccupa. Ecco alcune delle più importanti conclusioni a cui sono giunti i pro-motori dell'indagine: 1) con il naturale sviluppo dell'economia i problemi della popolazione rurale di montagna divengono sempre più gravi anche rispetto a quelli, certo non indifferenti, della popolazione rurale del piano, soprattutto per la maggiore limitatezza ed il minor reddito derivante dalle scarse risorse terriere; 2) l'esodo è prevalentemente, ma non esclusivamente, imputabile a cause economiche, in quanto dovuto anche a fattori psicologici; 3) l'esodo dalla montagna raggiunge sempre le punte massime dopo il verificarsi degli eventi bellici; 4) lo spopolamento della montagna, verificandosi in quei Comuni nei quali la popolazione è in massima parte agricola, deve essere considerato sotto l'aspetto del fenomeno generale di deruralizzazione in atto nel-l'intero territorio della penisola. Esso è quindi connesso con le maggiori possibilità di occupazione nelle attività extra rurali offerte dall'attuale orientamento economico del Paese. A questo proposito ricorderemo come Luigi Einaudi ebbe a sostenere che tutte le terre, e non solo quelle di montagna o di alta collina, dovranno rassegnarsi ad essere coltivate da un numero decrescente di uomini. Si può quindi prevedere che anche in Valle d'Aosta il travaso della popolazione rurale dalle attività economiche primarie in quelle secondarie (industrie) e terziarie (commercio, turismo, trasporti, ecc.) cui abbiamo già accennato, proseguirà anche nell'avvenire (il censimento dell'anno 1951 ha messo in evidenza che gli addetti alle attività terziarie erano a quel-l'epoca il 12,6% della popolazione attiva). Soprattutto le attività terziarie ed in particolare il turismo sembrano 62