ÿþCAPITOLO I LE CONCEZIONI DI PARCO E L'AGRICOLTURA 1. PREMESSA Sino a tempi recenti, le concezioni di parco hanno avuto essenzialmente connotati di protezione d'una determinata area da interventi antropici, onde conservarne i pregi di carattere naturalistico e paesaggistico e farne una specie di santuario della natura. Così, i parchi sono stati creati in aree disabitate o con scarse attività utilizzatrici (vedansi i grandi parchi nordamericani), oppure sono stati istituiti in zone dove residenti e forestieri hanno dovuto sottostare a notevoli limitazioni o a divieti non solo per certe azioni di prelievo (caccia, pesca, taglio di legname, cave) o di modificazione ambientale (bonifica, costruzioni), ma anche per quelle di normale gestione delle risorse agropastorali. Si è trattato quasi sempre (ed è anche il caso italiano) di Parchi nazionali e perciò soggetti a una rigorosa disciplina in nome appunto di superiori interessi "nazionali". Per la verità però tale tipo di tutela si è limitato a un numero relativamente ridotto di casi. La stessa Italia, che per decenni è stata all'avanguardia in campo europeo in questo genere di protezioni, non annoverava che quattro o cinque parchi istituiti. Successivamente, si è avuto un cospicuo acceleramento dei fenomeni di degrado ambientale, poichè lo sviluppo economico unitamente a quello demografico e all'estendersi delle attività turistiche hanno sottoposto il territorio non più a un'utilizzazione, ma a un vero e proprio sfruttamento nel senso deteriore di questo termine. Molte aree pregiate sotto l'aspetto della fruizione ricreativa, residenziale, turistica, sono state oggetto di attività speculative da parte di una minoranza di operatori che ne hanno compromesso le qualità oggettivamente valide.