dotto" delle imprese "motrici" viene forzato dalle circostanze oggettive e dalle stesse politiche delle impresi maggiori a crescere in autonomia e in efficienza, svincolandosi dalla logica di mero servizio entro la quale si era formato. Primi sintomi di questa tendenza emersero dall'indagine sul macchinario industriale, svolta a ridosso della crisi energetica . Le difficoltà congiunturali si combinavano, nella realtà settoriale studiata, ai rischi di obsolescenza tecnologica, di fronte ad una concorrenza estera che si stava collocando con preoccupante celerità sulle nuove frontiere del controllo elettronico delle lavorazioni . Ne derivavano una drastica sfida innovativa per le imprese piemontesi, un crescente divario fra l'insieme del settore e un gruppo di imprese più dinamiche e capaci di una più rapida riscossa tecnologica e commerciale : saranno queste ultime a costituire, cinque anni più tardi, il nucleo essenziale dell'aristocrazia " meccatronica " piemontese. Ma il quadro di movimento che investiva la meccanica piemontese non aveva solo matrici extraregionali, nelle tendenziali contaminazioni tra elettronica e meccanica . Forti impulsi di rinnovamento provenivano dal riassetto organizzativo delle grandi imprese regionali, impegnate in una radicale "deverticalizzazione" produttiva che doveva restituire snellezza e agilità alle strutture d'impresa affidando al ciclo esterno un'ampia parte delle funzioni operative inessenziali . Quella parte di imprese meccaniche piemontesi che erano sorte come valvola di sfogo dell'impresa motrice, per coprire produzioni occasionali o punte di domanda, manifestavano la tendenza ad una elevata specializzazione "di fase" ; su tale base, si vedevano affidare il compito di anello integrante all'interno di un ciclo produttivo ad elevata tecnologia, caratterizzato fra l'altro -in quegli anni- da una perdurante rigidità nell'assetto organizzativo . Queste problematiche emersero con chiarezza dagli studi compiuti nel 1978-79 sulla "meccanica di base" piemontese, cioè sulle produzioni di semilavorati e materiali intermedi destinate ad alimentare altre produzioni meccaniche. Risultò da tali indagini che una componente cospicua della condizione di favore di cui in quegli anni godeva l'impresa minore non si determinava -almeno in Piemonte- in una logica di alternativa, quanto piuttosto di complementarietà rispetto allo sviluppo delle grandi imprese, e che il risultato di tale processo andava ricercato nelle costituzione di un più strutturato e interdipendente sistema imprenditoriale regionale. L'analisi delle strutture e dei comportamenti delle singole imprese 96