88 < Capitolo Secondo Ma anche qui, se la società , (li cui è parola, avesse ridotta di un milione la produzione di merci di consumo non neces- sario de' suoi azionisti ed operai ed avesse in quella \ece pro- dotto per un milione di macchine e di viveri necessari agli operai nuovamente impiegati, il milione prelevato sugli azio- nisti e sugli operai sarebbe andato precisamente ad acquistare quelle macchine e quei viveri, nè perciò vi sarebbe stato alcun eccedente di merci invendute, mentre le merci nuovamente prodotte sarebbero andate a reintegrare il capitale nuovamente impiegato. Se invece tale eccedente sussiste, gli è soltanto per- chè la società si è ostinata a produrre ancora per un milione di merci di consumo non più richieste dagli operai ed azio- nisti, anche dopo che ha prelevato un milione su di essi. E se tale errore fu commesso, lo squilibrio si ha indubbiamente. Ecco ora un altro scrittore, il quale ritiene che codesto squilibrio venga esacerbato, quando si effettui la integrazione verticale; poiché, data questa, il produttore del finito non deve più spendere moneta nell'acquisto delle materie prime e perciò non gitta sul mercato moneta, che vada nelle mani dei loro produttori (1). Ma quell'autore non avverte che se, in tali condizioni, è ridotta la quantità di moneta, che i produttori debbono gittare sul mercato in cambio di prodotti, è pure ridotta in egual misura la quantità di prodotti, che si gitta sul mercato per ottenere moneta; e che perciò non v'ha ragione perchè debba farsi luogo ad uno squilibrio purchessia. § 3. Attinenti alla distribuzione. a) Variazioni del salario. E' anzitutto di ovvia evidenza che ogni aumento nella of- ferta di lavoro deve scemare il saggio del salario; e le ecce- zioni. che a tale riguardo si affacciano, sono nulla più che apparenti. Così alle isole Havai la concorrenza dei lavoratori orientali scema bensì l'impiego dei bianchi, ma non però il (1) Hastincs : Costi and profits - N. York 1923, 104 e «â gg.