â 51 -- So ri ni no, sono sì, un'arma di combattimento politico e sociale, ma non personificano l'interesse dei miserabili » (1). Le reazioni dei contadini organizzati erano, però, tanto più nu- merose, quanto migliori erano le loro condizioni economiche (2), cosa del resto perfettamente naturale, perchè era solo dove esisteva un certo benessere, che aveva più facile presa la propaganda degli or- ganizzatori : altrove essa non poteva incontrare grande fortuna, e la miseria delle plebi rurali non poteva sboccare che nell'abbruti- mento, o nella ribellione palese, o tacita attraverso l'emigrazione (3). Ma il vero punto nero nei rapporti fra proprietari e contadini risiedeva nel fatto che il miglioramento modesto, ma effettivo cbe, in genere, si era avuto nelle condizioni di questi ultimi, era niente in confronto a quello che essi cominciavano a desiderare. Lo star bene o male è tutto relativo, in rapporto all'ideale di vita, che cia- scuno intimamente accarezza o desidera di condurre. Ora, le condi- zioni dei nostri contadini, per quanto fossero infelici, erano facil- mente sopportate quando si credeva in una specie di diritto divino della proprietà , e quando l'immobilità delle plebi rurali non consen- tiva di fare confronti. Ma lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e (1) Egli alludeva alle proposte della Commissione sul disegno di legge di abolizione del vagantivo nelle Provincie di Venezia e di Rovigo, poi approvato. Cfr. Sonni no, Discorsi, I, pag. 523. (2) Nel 1882 vi furono scioperi di contadini nel Cremonese. Orbene i molteplici atti dell'inchiesta agraria dimostrano ad evidenza cbe nella bassa Lombardia il circondario in cui, generalmente parlando, i contadini alloggiavano meglio e godevano di una retribuzione maggiore, attesa la compartecipazione in molti pro- dotti, era proprio il circondario di Cremona. Cfr. Jacini, Inchiesta, pag. 250. (3) Gli scioperi agrari furono alquanto numerosi nel 1885, quando se ne re- gistrarono 62 con circa 9 mila scioperanti; negli anni precedenti, tranne che nel 1882, erano stati scarsissimi, come furono scarsi negli anni successivi. In quel periodo l'agitazione agraria prese le mosse dalla provincia di Rovigo. I danui della inondazione del 1882 avevano messo a mal partito proprietari e fìttaiiioli, e per riverbero anche i lavoratori. Finché durarono i lavori intrapresi per riparare ai danni delle rotte degli argini, non vi furono guai; cessati i lavori pubblici, cominciarono le sofferenze e i disordini. Nel 1885 il teatro della lotta si trasportò dalla provincia di Rovigo a quella di Mantova, dove gli scioperi agrari furono apparecchiati colla fondazione di numerose società , di contadini, le quali si veni- vano costituendo con lo scopo dì organizzare il mutuo soocorso e di assumere ap- palti d'opere pubbliche, insieme con quello, non sempre dichiarato, di riunire i lavoratori per un'agitazione socialista. L'agitazione si estese poi, per opera delle due associazioni di Mantova, anche alle provincie di Verona, Parma, Reggio e Modena. Cfr. Statistica scioperi, pagg. 17 e 32. Si noti che i processi intentati agli agitatori ed agli scioperanti del Manto- vano finirono tutti con una completa assoluzione. Cfr. Economista, 1886, pag. 247.