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So ri ni no, sono sì, un'arma di combattimento politico e sociale, ma
non personificano l'interesse dei miserabili » (1).
Le reazioni dei contadini organizzati erano, però, tanto più nu-
merose, quanto migliori erano le loro condizioni economiche (2), cosa
del resto perfettamente naturale, perchè era solo dove esisteva un
certo benessere, che aveva più facile presa la propaganda degli or-
ganizzatori : altrove essa non poteva incontrare grande fortuna, e la
miseria delle plebi rurali non poteva sboccare che nell'abbruti-
mento, o nella ribellione palese, o tacita attraverso l'emigrazione (3).
Ma il vero punto nero nei rapporti fra proprietari e contadini
risiedeva nel fatto che il miglioramento modesto, ma effettivo cbe,
in genere, si era avuto nelle condizioni di questi ultimi, era niente
in confronto a quello che essi cominciavano a desiderare. Lo star
bene o male è tutto relativo, in rapporto all'ideale di vita, che cia-
scuno intimamente accarezza o desidera di condurre. Ora, le condi-
zioni dei nostri contadini, per quanto fossero infelici, erano facil-
mente sopportate quando si credeva in una specie di diritto divino
della proprietà, e quando l'immobilità delle plebi rurali non consen-
tiva di fare confronti. Ma lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e
(1)	Egli alludeva alle proposte della Commissione sul disegno di legge di
abolizione del vagantivo nelle Provincie di Venezia e di Rovigo, poi approvato.
Cfr. Sonni no, Discorsi, I, pag. 523.
(2)	Nel 1882 vi furono scioperi di contadini nel Cremonese. Orbene i molteplici
atti dell'inchiesta agraria dimostrano ad evidenza cbe nella bassa Lombardia
il circondario in cui, generalmente parlando, i contadini alloggiavano meglio e
godevano di una retribuzione maggiore, attesa la compartecipazione in molti pro-
dotti, era proprio il circondario di Cremona. Cfr. Jacini, Inchiesta, pag. 250.
(3)	Gli scioperi agrari furono alquanto numerosi nel 1885, quando se ne re-
gistrarono 62 con circa 9 mila scioperanti; negli anni precedenti, tranne che nel
1882, erano stati scarsissimi, come furono scarsi negli anni successivi. In quel
periodo l'agitazione agraria prese le mosse dalla provincia di Rovigo. I danui
della inondazione del 1882 avevano messo a mal partito proprietari e fìttaiiioli, e
per riverbero anche i lavoratori. Finché durarono i lavori intrapresi per riparare
ai danni delle rotte degli argini, non vi furono guai; cessati i lavori pubblici,
cominciarono le sofferenze e i disordini. Nel 1885 il teatro della lotta si trasportò
dalla provincia di Rovigo a quella di Mantova, dove gli scioperi agrari furono
apparecchiati colla fondazione di numerose società, di contadini, le quali si veni-
vano costituendo con lo scopo dì organizzare il mutuo soocorso e di assumere ap-
palti d'opere pubbliche, insieme con quello, non sempre dichiarato, di riunire i
lavoratori per un'agitazione socialista. L'agitazione si estese poi, per opera delle
due associazioni di Mantova, anche alle provincie di Verona, Parma, Reggio e
Modena. Cfr. Statistica scioperi, pagg. 17 e 32.
Si noti che i processi intentati agli agitatori ed agli scioperanti del Manto-
vano finirono tutti con una completa assoluzione. Cfr. Economista, 1886, pag. 247.