13 agricoltori, terraioli, braccianti e giornalieri: ossia alla classe dei contadini, in maniera che, fatta astrazione del piccolo numero dei facchini di città , la nostra emigrazione si poteva per tre quarti con- siderare come rurale; ma l'incremento di popolazione era così copioso che questa sottrazione di braccia non arrivava a determinare un aumento nel prezzo della mano d'opera, per quanto non sia da escludere che ne abbia impedito una diminuzione (1). Non mancavano coloro che si dolevano del fenomeno dal punto di vista sentimentale. Si sentiva spesso ripetere che «la nuova Italia era una madre snaturata, che respinge dal proprio seno i suoi figli », e si aggiungeva che «ogni emigrante rappresentava una forza utile sottratta, o temporaneamente o per sempre, alla patria». Come notava, però, il sen. Jacini, erano tutte frasi, queste, il cui senso andava ridotto alla sua vera misura, e che potevano produrre un'impressione erronea. Dove, egli diceva, insieme alla insufficienza delle risorse agricole, non c'è possibilità di promuovere alcun considerevole svi- luppo, nè industriale, nè commerciale, l'emigrazione di una parte della popolazione in contrade tuttora spopolate e ricche di risorse, fino a che sul globo terracqueo esistano contrade in tali condizioni, è una legge di natura (2). Il Sonnino era ancora più reciso, e non solo non si univa a coloro che deploravano il fenomeno in sè stesso, ma si rallegrava per il nostro paese, per l'avvenire della schiatta e del nome italiano, che la nostra popolazione avesse in sè questa forza d'espansione, la quale, benché ancora minore di quella della razza germanica o anglosassone, era pur tale da fornirci i mezzi di esten- dere l'azione e la civiltà nostra sopra lontane contrade. Teniamo sem- pre a mente egli diceva che, fino a tanto che non si saranno trovate soluzioni più efficaci ai grandi problemi sociali di quel che non sia dato escogitare ora, l'emigrazione è, non solo una vera valvola di sicurezza per l'ordinamento sociale, ma puranche un'arma nelle mani delle classi lavoratrici, che sarebbe imprudente ed ingiusto il voler loro togliere. Con la nostra scarsezza di capitali, egli continuava, e finché i valori pubblici ci daranno un frutto, al netto di tassa, di circa il cinque per cento, suonerà una vana frase rettorica il racco- mandare ai cento e più mila contadini, che ogni anno si dispongono ad emigrare, spinti dalla miseria e dalla fame, di andare a morire sui campi sterili e incolti, o fra le paludi della madre patria, invece (1) Cfr. Sonnino, Discorsi, I, pag. 120. (2) Cfr. Jacini, Inchiesta, pagg. 233 e 238.