â li- di cercare fortuna in America dove già l'hanno trovata molti loro compagni e parenti, che li chiamano a loro(l). Si pensava anche allora alla possibilità di attenuare il fenomeno emigratorio con la colonizzazione interna, ma come osservava l'Ja- cini, l'idea a prima vista seducente di sforzare l'emigrazione del- l'Italia settentrionale a dirigersi verso le regioni meno popolose del- l'Italia meridionale, non era, secondo lui, di facile realizzazione, essendo più facile ad un Governo di sviare l'emigrazione da una de- terminata meta, che di dirigerla verso altra meta del pari determi- nata (2). Non troppo convinto della fondatezza di questo ragionamento, Crispi, nel suo discorso dell'ottobre 1889, manifestava la sua inten- zione di trarre dal nostro suolo e dalle nostre braccia tutto il maggior frutto possibile, e pensava di formolare 1111 progetto generale per la colonizzazione interna, che servisse al doppio scopo di migliorare le condizioni della proprietà , e di ridurre l'emigrazione alla sola sovrab- bondanza della popolazione. E avendo poi presentato il relativo pro- getto, che non ebbe per altro seguito legislativo, il Sonni no gli faceva rilevare che questa fantasmagoria della colonizzazione interna era un'arma, che si era vista tirar fuori più di una volta in passato da alcuni tra coloro che non volevano realmente far nulla di nulla in fatto di riforme sociali, e che si faceva balenare dinanzi ogni volta che si trattava di comprimere l'emigrazione per tenere bassi i salari agricoli, oppure di contrastare qualche impresa di colonizzazione al di là dei mari (3). In quanto alla politica dell'emigrazione, dopo la proposta Min- ghetti presentata nel 1880 e che non aveva avuto seguito, non si erano avute altre manifestazioni di intervento dello Stato, al di fuori di alcune disposizioni dirette a facilitare il ritorno degli emigranti (4). (1) Cfr. Sonnino, Discorsi, I, pagg. 120, 123 e 130. (2) Cfr. Iacini, Inchiesta, pag. 246. (3) Cfr. Programmi, III, pag. 43 e Sonnino, Discorsi, I, pag. 534. (4) Contro la politica di emigrazione insorgeva il Sonnino nel 1883, osser- vando clie in America e in Inghilterra non si agevolava mai il rimpatrio gratuito agli emigranti, mentre 1101 inscrivevamo nel bilancio degli esteri un fondo di cento mila lire a questo scopo. «Ora, egli diceva, col sistema dei rimpalli gra- tuiti per parte dello Stato (parlo del rimpatrio degli adulti, e non già di quello affatto iueccezionabile dei fanciulli abbandonati da infami speculatori o che sono stati loro sequestrati), noi otteniamo questo risultato: mandiamo fuori ogni anno 50 mila uomini abili, e poi all'estero facciamo una cernita dei più incapaci, dei più fiacchi moralmente e fisicamente, degli scarti, insomma, e questi li riportiamo in Patria a beneficio del miglioramento della nostra razza. Noi, insomma, fac-