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a bocca dolce molti individui, il che faceva esclamare all' illustre ed
arguto Ferrara: non sono i 40 mila impiegati che mi fanno paura,
ma i 400 mila aspiranti.
E vi è un pericolo anche maggiore, e si è il dubbio fondatissimo
che il Governo possa esercitare una indebita influenza col maneggio
degli orari, delle tariffe, di tutto quanto riguarda il servizio ferroviario
in modo da renderlo utile o dannoso a questa o a quella località, a
questo o a quel traffico, e da questo punto di vista ci sembra so-
verchia ingenuità 1' affermare che è lo stesso che le strade ferrate
siano nelle mani del Governo o di Società private. Queste cercano il
loro interesse, il quale, consistendo nelP aumento del traffico, viene
a coincidere con quello del paese, nè, indipendenti come sono, cedono
facilmente a sollecitazioni a cui il Governo non sempre sa o vuole
sottrarsi. Chi è al potere in generale ci sta volentieri, e non è ra-
gionevole chiedere agli uomini che sono a capo del Governo di non
valersi dei mezzi che sono a loro disposizione per rimanervi. Gli
eroismi son rari, e le istituzioni libere tendono appunto a garantire
la società, per quanto è possibile, dagli effetti della imperfezione
umana, cercando, come dicemmo, di non rendere in alcuna sfera il
potere assoluto.
Il monopolio. — Ma lasciamo da parte la politica e veniamo
agli argomenti di ordine economico. In fatto di strade ferrate manca
la concorrenza, si dice ; si tratta di un monopolio e, data questa
inesorabile condizione di cose, è lo Stato che deve esercitarlo a be-
nefizio comune.
Anzitutto è una esagerazione 1' affermare questa assoluta man-
canza di concorrenza. Vi è una concorrenza nella natura delle cose,
quella che con felice espressione lo scrittore sovracitato chiamò
concorrenza degli uomini, quella concorrenza che spinse le Meridio-
nali a creare la quarta classe e ad abbassare le tariffe al disotto
del punto a cui avrebbe potuto mantenerle — che persuase la So-
cietà dell'Alta Italia, appena acquistata la rete piemontese, esercitata
dal Governo, a scemare le tariffe da tanti anni in vigore — che
indusse del pari la Società delle Romane a diminuire i prezzi dei
trasporti. E i ribassi, come giustamente notava la relazione della
Commissione d'Inchiesta, sarebbero stati certamente maggiori " se
il traffico si fosse più rapidamente sviluppato e se non fossero so-
pravvenute le crisi commerciali e politiche; il corso forzato; le imposte
generali e speciali, o nuove o aggravate ; gli effetti della scala mo-
bile ; i riscatti minacciati o pattuiti „ che tenevano sospese tra la
vita.e la morte le Società. Talvolta poi vi è la concorrenza delle
ferrovie parallele, e quella del mare e dei fiumi e delle vie ordinarie,