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corso, è molto facile trovarsi di fronte a dati troppo ristretti e
non si può ovviare all'inconveniente di una diversa selezione
dei rischi per le varie professioni.
Perciò i numerosi dati, di cui si dispone, sulla mortalità
secondo le professioni, mentre offrono il più alto interesse per
altri studi (per esempio, per gli studi attuariali) non possono
gettare molta luce sulle relazioni tra ricchezza e mortalità. Essi
confermano però, in ogni modo, la minore mortalità delle classi
alte. Uno studio molto particolareggiato sulla mortalità profes-
sionale venne pubblicato nel 1909 da J. Craufurd Dunlop, in
base ai dati del censimento inglese del 1901 e alle morti del
triennio 1900-902, con frequenti richiami ai risultati ottenuti
da precedenti indagini relative alla Scozia, a Parigi e alla Sviz-
zera. Esso mostra una durata di vita superiore alla media per
le professioni che si accompagnano ad una posizione elevata
(sacerdoti, insegnanti, avvocati, artisti, funzionari, letterati,
impiegati superiori del commercio e dell'assicurazione, medici);
mentre le occupazioni, che presentano la mortalità più grave
sono costituite quasi esclusivamente da lavoratori che si reclu-
tano nelle classi sociali inferiori. Questa è anche la conclusione
che sembra potersi ricavare dai dati, fondati sulle osservazioni
di parecchie società mutue, esposti dal Neison in una lettera
all'istituto degli attuari di Londra nel 1872.
A conferma delle minore mortalità delle classi più elevate
possono anche citarsi i risultati relativi agli accademici dell'isti-
tuto di Francia (dal 1795 al 1869) pubblicati dal Potiquet. La -
loro mortalità risulta, a tutte le età, più bassa e la loro vita
media, a tutte le età, più alta di quelle per la popolazione ge-
nerale ricavata dalle tavole del Deparcieux (1746). A 35 anni,
la differ enza di vita media è di anni 2.7.
7?. Riassumendo i risultati delia nostra indagine, possiamo
dire che i vari metodi, a cui oggi è dato ricorrere per valutare
l'influenza della ricchezza sulla mortalità, permettono di affer-
mare che un'influenza esiste e che essa è notevole, ma non per-
mettono di misurarne esattamente la portata.
L'argomento ha un alto interesse scientifico, per le scienze
biologiche e sociali; ha un interesse politico; ha un interesse
commerciale, per le assicurazioni.
Sarebbe pertanto da augurarsi che, nei paesi in cui esi-
stono imposte generali per famiglia sul reddito o sul patri-
monio, da una parte le statistiche finanziarie indicassero non solo
il numero dei capi famiglia appartenenti alle singole categorie
di reddito o di patrimonio, ma anche il numero totale dei com-
ponenti la famiglia e la loro composizione per età ; e dall'altra