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a un'opinione non favorevole alle mezzerie coloniche, ed accennava all'idea di una
« amministrazione in agricoltura, il di cui scopo fosse il meno tendente a dividere
« in frazioni le grandi proprietà. Il socio corrispondente dott. Pini motivava i
« suoi dubbi intorno all'agraria utilità del congetturato nuovo sistema arnmini-
« strativo, e pareva inclinato a disapprovare una generale rivoluzione della pro-
le prietà terriera mediante la generale allivellazione di essa ai rispettivi coloni,
« considerandola specialmente nei rapporti politici e civili ».
(74)	Gli scritti del Salvagnoli non furono pubblicati lui vivente, data la sua
grande modestia che lo spinse a ritenere inediti i manoscritti. Quando l'Accade-
mia riprese a trattare a fondo la questione nel 1871, giustamente pensò dì non
defraudare gli studiosi di quelle pregevoli memorie, che furono così pubblicate
da pag. 181 a 263 del 4° voi. della Quarta Serie degli Atti.
(75)	La memoria del Pini, letta il 4 giugno 1834, è pubblicata da pag. 165 a 175
del 12° voi. della Continuazione degli Atti.
(76)	La lettura, eseguita il 4 maggio 1834, è stata pubblicata nel 12° voi. della
Continuazione degli Atti da pag. 128 a 152.
(77)	Il 3 agosto 1834 il Ridolfì lesse la memoria che trovasi inserita da pag. 197
a 225 del 12 voi. della Continuazione degli Atti.
(78)	La lettura del Capei è pubblicata da pag. 219 a 230 del 14° voi. della Con-
tinuazione degli Atti; e nel voi. 16° da pag. 105 a 121 si legge un'altra sua memoria
Delle scritte coloniche, letta il 5 settembre 1837.
(79)	La memoria è pubblicata da pag. 182 a 197 del 20° voi. della Continuazione
degli Atti. Il Lambruschini sostiene che prima di fare innovazioni bisogna co-
noscere profondamente le pratiche agrarie che si vogliono mutare; poi bisogna
conoscere bene quelle che si vogliono sostituire, e quando siano noti questi dati
bisogna eseguire non solo dei calcoli di tornaconto, ma considerare il problema
nel suo complesso. Deciso jionderatamente il mutamento da eseguire bisogna
evitare d'imporlo bruscamente ai coloni e cercare invece le vie della persua-
sione, giacche presi per tal verso i contadini non si oppongono alle innovazioni.
I proprietari hanno la missione di educare i loro coloni e se adempiono a questo
mandato ottengono l'intento voluto. Questo mezzo potrà costare sacrifici ma darà
loro la grande soddisfazione del bene compiuto.
(80)	La memoria si legge nel 20° voi. della Continuazione degli Atti da pag. 259
a 276. Il Ridolfì contrasta le idee svolte sullo stesso argomento dal Lambruschini.
Ritiene che la mezzeria non sia adatta per le rapide mutazioni di metodi coltu-
rali che speciali contingenze possono richiedere; mutazioni che non crede difficile
di poter stabilire con sufficiente sicurezza di resultato. Per raggiungere 1' intento
non crede serva l'affitto, che praticato col contadino non porterebbe certamente
a migliorare le sorti dell'agricoltura; e praticato con terze persone richiederebbe
un ceto munito di capitali e di tecnica che non si trova tra noi, e se si trovasse
sarebbe meglio utilizzato per formarne degli agenti o fattori. Giudica che unico
mezzo col quale si possa ottenere il perfezionamento delle pratiche agrarie sia
quello di persuadere con l'esempio; esempio da mandarsi ad effetto in tenute
modello, come si usa in Germania. Per mettere in pratica quanto risulti dal-
l'esperienza bisogna però saper fare dolce violenza al colono, perchè altrimenti
si correrebbe il rischio di andare troppo adagio.
Nello stesso anno, il 6 marzo, Giuseppe Gazzeri lesse una memoria « Sopra le
condizioni attuali del contratto di colonia parziaria » (20° voi. Continuazione degli