10 S. Rim ila E. invero, la grande industria aveva prodotto uno scompiglio, un disordine, un disorientamento — inevitabile in seguito ad ogni rivoluzione nelle idee e nei sistemi —, in mezzo al quale l'esercito innumerevole dei salariati, disorganizzato, sprov- visto di qualsiasi mezzo di resistenza, che servisse ad attenuare i danni immediati derivanti dall'ap- plicazione delle macchine, inadatto a comprendere che questi danni erano soltanto temporanei — poiché le macchine, deprezzando i prodotti, avreb- bero intensificati i consumi e quindi determinata una nuova domanda di lavoro, che avrebbe ri- chiamato negli opifici gli operai espulsi ; si volse al socialismo, che -i presentava come unica àncora di salvezza in tanto incrudelire di eventi. Tanto più poi che Carlo Marx, nel suo libro-vangelo, e i suoi più illustri discepoli andavano predicando che la distinzione tra gli effetti immediati e gli effetti permanenti della introduzione delle mac- chine era un pretesto per consolare gli operai ammiseriti e per acquietarli di fronti- alla tendenza, che si verificava nelle industrie, a rendere super- flua una parte sempre maggiore ili lavoratori. Se non che i bisogni e le necessità degli operai furono ben presto sentite dagli economisti; già Adamo Smith aveva sostenuto l'utilità degli alti