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con imposte che colpiscano la concentrazione delle ricchezze oltre dati limiti, in misura da rendere impossibile tale accumulazione o da assicurarne una parte allo Stato, con evidenti fini economici più che fiscali;
con la indivisibilità e insequestrabilità di ricchezze che costituiscono il cosidetto « bene di famiglia » o « patrimonio famigliare » (i);
con provvedimenti in materia monetaria.
Lo Stato può agire sul consumo della ricchezza:
col controllo dei prezzi e della qualità dei prodotti, specie se si tratta di consumi quotidiani;
con la pubblicità imposta ai prezzi di determinati prodotti e con l'obbligo fatto a talune categorie di venditori di adottare il sistema dei prezzi fissi;
con l'apertura di spacci che vendano a condizioni di favore perchè l'ente pubblico assume una parte del costo od offre taluni coefficienti di produzione gratuitamente, specie in taluni luoghi o in dati periodi o per determinati ceti;
con benefici, esenzioni fiscali ed altri privilegi concessi alle cooperative di consumo e, in genere, agli enti che si propongono di favorire il consumatore;
con vincoli posti, o con preferenza imposta, o con favori concessi al consumo di uno o più prodotti;
con interventi a favore del risparmio e, in genere, a favore della previdenza obbligatoria che si risolvono in una diminuzione nel consumo di determinati beni presenti, in una riserva per consumi futuri;
con provvedimenti intesi ad assicurare il consumo semigratuito, o gratuito, di alcuni beni, per fini anche sociali: per esempio i viaggi popolari, qualora il numero dei partecipanti non sia tale da assicurare di per se stesso il rimborso del costo e la quota di utile relativo per l'azienda ferroviaria: le rappresentazioni teatrali di carattere popolare, le colonie marine e montane e, in genere, tutta l'opera di assistenza morale e fisica che in Italia ha raggiunto, col
(i) Questa riforma è validamente illustrata e sostenuta dal Tassinari (Lezioni, op. cit., pag. 155 e seguenti).