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61. Errori economici degl'Italiani imitati altrove. — Che se gl'Italiani avevano così grande influenza sullo sviluppo delle colonie altrui, quando non erano in grado di fondarne per loro profitto, vuoisi altresì tener conto di due altri elementi che di quest'epoca, se anche potenti, li avrebbero forse trattenuti dal seguire gli altrui esempi. Il timore dell'attività altrui, prima di dettare ai Governi europei il regime dei più assurdi divieti e dei più esagerati monopolii, aveva suggerito alle città italiane cotesti germi roditori della pubblica attività. Fino a che i nostri Comuni videro il commercio e l'industria nel maggiore splendore, la libertà della produzione e degli scambi era quasi generalmente accettata e difesa, ed anzi può dirsi che sopratutto sulla libertà del lavoro sorgessero e si consolidassero queste nuove collettività italiane. Gli statuti di quei tempi son pieni di efficaci guarentigie alla libertà dei commerci, di franchigie economiche, finanziarie, fiscali. Ma quando l'attività industriale e commerciale si diffonde e si estende, sorgono le gelosie, le invidie, le rivalità, scoppia il furore delle protezioni.
Già durante l'epoca delle scoperte si estendono le dogane o fondaci, ove si dovevano introdurre le merci che venivano di fuori, ed erano custodite da un massaio di dogana; nella stessa epoca, negli statuti e nei decreti che determinano i dazi, si comincia a parlare non soltanto delle necessità dell'erario, ma della convenienza e dell'urgenza di proteggere le arti e gli operai della città (1). Le corporazioni di arti e mestieri, cresciute a
(lì Basti, tra infiniti esempi, il monito di Sercambi a Guinigi di Lucca, il quale lamenta la decadenza dell'arte della seta «che riempiva Lucca di denari», consigliando che se ne divietino le importazioni, affinchè «almeno quello che per noi far si può, per altri non si faccia ». Voleva che i vini forestieri non si ammassassero in Lucca e nel contado « se non con grossa e smisurata gabella », giustificando la sua proposta coi soliti sofismi E da questi suggerimenti passando ad altri maggiori, il Sercambi formola, con maggiore ingenuità forse, ma con grande precisione tutta unTteoria protesista. Se il contado fosse costretto a comperare soltanto in Lucca quello di cui abbisogna, ogni cittadino lucchese guadagnerebbe e si aprirebbero nuovi fondachi; a tal uopo propone che, fattaeccezione per i commestibili ed il legname, « sia sequestrata ogni merce che si con-
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