10q LE COLONIE DEGLI ITALIANI di Portogallo più di una esitanza. Ma vinsero la fede nell'avvenire, la cupidigia dei facili guadagni, il dovere di portare a quei gentili la luce del Cristianesimo, per cui quasi tutti quei grandi esploratori recavano secoloro frati francescani, in gran parte italiani. Cosi non solo continuarono le spedizioni, ma si mandò nell'India in permanenza una flotta da guerra e vi si costituì un vicereame. Non pochi Italiani si trovavano nell'India, oltre ai viaggiatori sopra ricordati, quando vi approdarono le caravelle portoghesi. Nelle relazioni di Vasco di Gama e dei successori si leggono i nomi di molti italiani, mercanti, artefici, soldati, che trovavansi in quell'epoca sparsi sulle coste del Malabar. Si ha memoria di un mercante bergamasco che vi dimorava almeno dal 1477 (1), e molti altri nomi si potrebbero raccogliere spogliando le pubblicazioni del tempo e frugando nelle Biblioteche e negli Archivi (2). Dopo i viaggi dei Portoghesi altri italiani, specie fiorentini, avviarono qualche commercio a quegli estremi litorali: non i Veneziani; ai quali, come scrive E. Sender, doleva che i Portoghesi avessero trovato e percorressero con crescente fortuna una via marittima per l'India e diventassero per essi rivali pericolosi (3). Pure ancora a quei tempi vi si illustrò Lodovico Varthema (1502-08), il quale, dopo aver percorso varie regioni dell'Asia, si spinse sino al Bengala, al Pegù, a Giava ed a Malacca. Senonchè appunto ciò che egli narrò delle condizioni dell'estremo Oriente e dell'India ebbe così gran valore per i Portoghesi, che determinò l'invio di alcune loro navi a Malacca (4). In tutti questi viaggi, come (1) Paesi nuovamente retrovati et novo mondo... Vicetia MCCCCCVII; lib. IV, pag. 4. (2) Amat di San Filippo, Delle relazioni antiche e moderne fra l'Italia e l'India. Roma 1886, pag. 86. (3) Citato da S. Ruge, op. cit., p. 185; A. Degubernatis, cap. I. (4) Degubernatis, op. cit., p. 19 e seg.; Amat di San Filippo, Viaggiatori, pp. 120-132; Biografia, pp. 224-238; Della vita e dei viaggi di L. de Varthema, nel «Giorn. Ligustico» 1878, pp. 1-73; ma specialmente l'edizione di Varthema, pubblicata dalla Hakluyt Society (ingl.) a Londra nel 1863.