â 39 â 11 suo libro è una continua critica della scuola di Adamo Smith. Egli le rimprovera di essere troppo cosmopolita, non abbastanza nazionale, di avere bensì di mira la felicità del genere umano, ma troppo poco quella di un determinato paese, e, inoltre, di avere un solo criterio per giudicare di quello che torna utile al benessere: tutto ciò che non dà immediatamente ricchezza essa lo condanna. List rimprovera pure a questa scuola di disconoscere l'azione civilizzatrice dell'industria: su ciò principalmente insiste. Dove non ci sono industrie, non c'è alcun stimolo alle invenzioni, il genio non è in onore; un popolo principalmente agricolo è un popolo in ritardo nel cammino della civiltà ; se l'Inghilterra potesse fornire i suoi tessuti con un ribasso del quaranta per cento sui prezzi d'oggi, e la tessitoria tedesca fosse, perciò, rovinata, sarebbe « als fiele ein Glied von dem Kòrper der deutschen Nation. Wer aber mOchte ilber den Verlust eines Armes sich damit tròsten, er habe doch seine Hemden um vierzig prozent wohlfeiler eingekauft! » (1) Queste considerazioni sono molto seducenti, perchè contengono un nocciolo di verità . Affinchè un popolo possa raggiungere il più alto grado di benessere, debbono essere eccitate e sviluppate non alcune, ma tutte le sue forze produttive, e non soltanto le materiali, ma anche le intellettuali. L'aver dimostrato ciò con ricchezza di argomenti è merito di Federico List, merito che mai sarà abbastanza altamente apprezzato; e anche se null'altro List avesse insegnato, sarebbe per ciò solo degno di grande onore. Però, a questa dottrina List ne collega una seconda: uno dei mezzi migliori per eccitare e sviluppare le forze produttive è la protezione temporanea. E qui egli è in errore. Uno (1) a ...come se cadesse un membro dal corpo della nazione tedesca. Ma chi vorrebbe consolarsi della perdita di un braccio pensando che, però, ha comprato le camicie con un ribasso del 40 per cento! » (E. il/.)