— 13 — seta (7), numero che in quei tempi parve assai grande, ma senza paragone minor di quello- al quale ascese poi nel secolo XVII, come vedrassi a suo luogo. L'industria adunque de' nostri lombardi (8) travagliava allora specialmente intorno ai lavori dì lana, e nella sola città di Milano settanta erano le fabbriche del lanificio, ses- santa mila i lanaioli che ci campavano onestamente colle loro fa- miglie, e il numero de' cittadini montava a trecento, o più mila (300.000). Era perciò nel colmo della sua grandezza la città nostra, e degno è da credersi che allora avesse origine il detto che per rinvigorire l'Italia conveniva sterminare il commercio di Mila- no (9). Allora fu che scavossi il canale navigabile che dalla città mette capo nell'Adda (10), monumento perenne della dovizia di que' tempi felici, e oggetto di perpetua riconoscenza verso i saggi e benefici nostri antenati. Sogno più che altro parer potrebbe la mentovata ricchezza a chi sol riguardasse lo stato del commercio presente; ma l'antica grandezza era effetto non solo delie circostanze universali, ma an- cora dell'interna costituzione della Provincia. E poiché si è data a corsa un'occhiata alle prime, s.ia bene toccar qualche cosa della seconda, che servirà per chiuder la via all'ammirazione: giacché (7) Decreto di Francesco Sforza, stampato negli « Statuti de' Mer- canti di seta, oro, argento», pag. 33. (8) Informazione del danno proceduto a S. M. ed alle Città dello Stato dall'im-posizione dell'Estimo della mercanzia e dall' accrescimento del terzo del Dazio, e dall' introduzione detti panni di Lanq, ed dire merci jorasture. ed, dl'hcontro dell'utile che ne risulterebbe a lavorarli, Rappresentata da Gio. Maria Tridi cittadino comasco, stampata circa 1640. — Somaglia, Alleg- giamelo dello Stato, p. 695. — Libro de' Dati e Tcisse, stamp. nel 1686, pag. 157. — Relazione de' fabbricatori di panno al Senato, 1662. — Consulte del Senato, 1668, 15 marzo, della Città 1715, n aprile, e dello Stato 1724. 11 febbr. (9) « Quid dicam de Mediolano potentissima Italiae civitate Galliaeque Gisalpinae Metropoli in qua tam multa, tamque diversa artificum genera, tan- taque frequentia, ut inde vulgo sit natum proverbium : qui Italiam refìcere velit, eum destruere Mediolanum debere », (Klock, d.e aerario, lib. 2, cap. 36, n. 32, p. 598. Aedit. Norimbergae, 1671). (10) Somaglia, Atteggiamento dello Stato, ecc., pag. 537.