— VII — mutato in un decennio, e gli aveva dato le opportune istruzioni per prepararvi l'opinione pubblica in Milano. Ritornato in patria, il Verri si appartò dalle accademie lettera- rie delle quali si era una volta compiaciuto, si legò con il fratello Alessandro e con pochi altri giovani d'ingegno che formarono in- torno a lui un gruppo battagliero che scherzosamente denominarono « Accademia dei Pugni » e, più che altro per far pratica negli affari, assunse per qualche tempo un impiego modestamente retri- per la dogana della città e Stato di Milano, nonché l'anticipo alla Regia Camera di due milioni di fiorini, da scontarsi ratealmente in 5 anni all'interesse del cinque per cento. Subastato l'appalto, non essendovi altri concorrenti, fu loro aggiudicato il 10 giugno, e ratificato il contratto con istrumento a rogito del notaio Tentorio il 24 luglio : nel quale, a titolo di zelo, i fermieri prorogavano di un anno la scadenza terminale delle restituzioni rateali dell'anticipo di due milioni di fio- rini. Il provento della ferma sarebbe spettato per due terzi -agli appaltatori e per un terzo alla Regia Camera che delegava a rappresentarla in quella am- ministrazione C. G. Negri e, singolare prova di fiducia, lo stesso Anton-io Greppi, nonostante la collusione di interessi. Ma la ferma non si esercitò in questa forma perchè, non potendo la Regia Camera, per mancanza di fondi, liberarsi dal vecchio debito verso la ditta Molo, Venirà e Visconti di 6 milioni e 800.000 lire (in cui erano compenetrati crediti dello stesso Pallavicini, del conte Prata, Brentani, Grianta, Luvoni, Vi- noni, per prestiti e subappalti) dovette pregare il gran cancelliere Cristiani di rivolgersi per sovvenzioni ai nuovi fermieri : i quali accettarono di assumersi quel debito e offrirono un aumento di canone di altri 300.000 fiorini, ma pre- tesero la totalità dei proventi della ferma, escludendo la terza parte di interes- senza della Regia Camera e ogni ingerenza di quella nell'amministrazione, ac- cordandole solo il decimo sugli utili netti. Il che fu accettato e ratificato con istrumento 9 gennaio 1751. Doveva scadere tale ferma alla fine del '59, ma già nel '57, avendo Maria Teresa ancora largamente attinto, per prestiti, alla cassa dei fermieri. prima per 260.000 fiorini, poi per 700.000 rimanendone ancora insoddisfatti 600.000 del vecchio debito; e. stretta dal bisogno di denaro, avendo addossato alla ferma persino il pagamento di pensioni e le spese per la manutenzione delle fortezze di Lombardia, si risolse ad accordare il rinnovo dell'appalto per un sessennio oltre il termine, cioè sino a tutto il 1765, senza formalità di asta, rinunciando i fermieri ad una serie di abbuoni che loro competevano a tenore di capitolato, e transando il decimo di interessenza della Regia Camera nella ferma con la somma di 50.000 fiorini all'anno. Tutto ciò fu sancito in un