La teoria ricardiana del prò fìtto 71 Egli dice per esempio: Esso (il commercio estero) può essere regolato solo modificando il prezzo naturale, non il valore naturale, a cui possono esser prodotte merci in quei paesi, e ciò si compie modificando la ripartizione dei metalli preziosi (cap. XXV, p. 409). Questa confusione spiega come mai una massa di cretini venuti post Ricardum, come lo stesso Say, potessero accettare « i costi di produzione » come l'ultimo regolatore dei prezzi, senza minimamente sospettare che il valore possa essere determinato dal tempo di lavoro. Anzi, essi negano quest'ultima determinazione, mentre fanno valere l'altra. Tutto questo errore di Ricardo e la falsa rappresentazione della rendita fondiaria, che ne consegue ecc., come pure le errate leggi sul saggio di profìtto, ecc., derivano dal fatto che egli non distingue il plusvalore dal profìtto, e che in generale, al pari degli altri economisti, procede in maniera rozza e inintelligente con le determinazioni formali. Da ciò che segue, si vedrà in che modo egli si lasci trarre in inganno da Smith. p ) Le teorie di Smith sui prezzi di produzione e sui prezzi di mercato. Bisogna notare anzitutto, che secondo Adam Smith « vi sono sempre alcune merci il cui prezzo si risolve unicamente in due parti, salario del lavoro e profìtto del capitale » (I, VI). Questa differenza rispetto a Ricardo può essere qui completamente trascurata. Adam Smith, dopo aver dimostrato che il valore di scambio si risolve in quantum di lavoro, che il valore contenuto nel valore di scambio si risolve, detratta la materia prima, ecc., nella parte di lavoro che è pagata all'operaio, e in quella che non gli è pagata, la quale ultima parte si risolve in profìtto e in rendita, e il profitto, a sua volta, si risolve, eventualmente, in profitto e interesse, cambia beatamente opinione, e invece di risolvere il valore di scambio in salario, profitto e rendita, fa di questi i creatori del valore di scambio, fa formare loro, come valori di