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tracciati delle strade e che nella costruzione di nuovi impianti
industriali sia data la precedenza agli altiforni per l'acciaio e alle
centrali elettriche e poi all'aumento dei telai per la tessitura e
così via? Agisce egli a caso o segue un qualche criterio delibe-
rato secondo ragione e, se segue un criterio, qual'è esso e come
si legittima?
Nel nostro mondo governato dall'iniziativa degli operatori
economici la distribuzione di ciascun fattore nei vari impieghi è
regolata dalla concorrenza fra tutti coloro che aspirano simulta-
neamente all'uso dello stesso fattore. Sono in concorrenza fra loro
gli agricoltori che si disputano lo stesso pezzo di terra, l'uno per
coltivarvi il grano e l'altro per seminarvi l'orzo o il lino o la
canapa e tutti sono disposti a pagare un prezzo d'uso per il terreno,
l'affitto che costituisce la «rendita» del proprietario del fondo.
Sono in gara fra loro gli industriali, che domandano capitale per
costruire nuovi impianti o per accrescere le dimensioni di quelli
esistenti, per esercitare nuove forme d'industria o per espandere
quelle già avviate. Tutti sono disposti a pagare un prezzo d'uso
per il capitale, l'interesse percepito dai risparmiatori o dalle
banche, le quali si fanno intermediarie fra chi accumula il rispar-
mio in forma monetaria e chi lo investe in capitale tecnico. Si
disputano la forza di lavoro degli operai e la capacità tecnica
degli impiegati e dei professionisti — quando sono pochi gli uni
e gli altri — gli stessi imprenditori che vorrebbero adibirli chi
allo sviluppo delle officine siderurgiche ed altri alle manifatture
tessili o alla costruzione di case, acquedotti, bonifiche ecc. Tutti
sono disposti a pagare salari, stipendi e parcelle professionali pur
di assicurarsi i servizi che essi sanno rendere.
O. DI NARDI, — Economìa dell'Industria.
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