? w& â 285 â pri affari. La rigidità dei salari collettivamente fissati è pertanto di ostacolo all'aumento dell'occupazione in tutti i casi in cui viene a mancare la corrispondenza fra i saggi salariali e la produttività specifica dell' impiego addizionale di lavoro. D'altra parte, non si può escludere che il costo fisso del la- voro induca gli imprenditori ad essere più pronti nel cogliere i vantaggi che possono derivare dalle innovazioni tecniche, le quali accrescono l'efficienza delle imprese; ma a questo propo- sito bisogna osservare che la velocità con la quale si attua il processo di rinnovamento tecnico dell'industria non dipende sol- tanto dalla prontezza degli imprenditori, ma anche dalla dispo- nibilità di capitale liquido in cerca di investimento e dalla « ef- ficienza marginale del capitale ». L'azione delle leghe non è senza effetto sul processo di formazione del capitale e sulla produtti- vità marginale dello stesso. Modificando la distribuzione del red- dito a favore del lavoro e contro i profitti, le leghe favoriscono i consumi e indeboliscono il risparmio. Nelle collettività in cui è molto alta la « propensione al consumo » presso le classi lavora- trici, la redistribuzione del reddito, che si può imputare all'azione delle leghe, viene a rallentare il processo di capitalizzazione che dovrebbe sostenere il rinnovamento tecnico dell' industria per la più alta efficienza del lavoro. Non è dunque possibile generalizzare prò o contro l'influenza delle leghe sull'occupazione. La configurazione specifica dei sin- goli casi particolari può dire se la rigidità dei salari costituisca impedimento al più numeroso impiego di lavoratori o attentato al potere d'aquisto dei consumatori e, di riflesso, fattore negativo per una maggiore occupazione ed un ulteriore aumento del red-