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pri affari. La rigidità dei salari collettivamente fissati è pertanto
di ostacolo all'aumento dell'occupazione in tutti i casi in cui viene
a mancare la corrispondenza fra i saggi salariali e la produttività
specifica dell' impiego addizionale di lavoro.
D'altra parte, non si può escludere che il costo fisso del la-
voro induca gli imprenditori ad essere più pronti nel cogliere i
vantaggi che possono derivare dalle innovazioni tecniche, le
quali accrescono l'efficienza delle imprese; ma a questo propo-
sito bisogna osservare che la velocità con la quale si attua il
processo di rinnovamento tecnico dell'industria non dipende sol-
tanto dalla prontezza degli imprenditori, ma anche dalla dispo-
nibilità di capitale liquido in cerca di investimento e dalla « ef-
ficienza marginale del capitale ». L'azione delle leghe non è senza
effetto sul processo di formazione del capitale e sulla produtti-
vità marginale dello stesso. Modificando la distribuzione del red-
dito a favore del lavoro e contro i profitti, le leghe favoriscono i
consumi e indeboliscono il risparmio. Nelle collettività in cui è
molto alta la « propensione al consumo » presso le classi lavora-
trici, la redistribuzione del reddito, che si può imputare all'azione
delle leghe, viene a rallentare il processo di capitalizzazione che
dovrebbe sostenere il rinnovamento tecnico dell' industria per la
più alta efficienza del lavoro.
Non è dunque possibile generalizzare prò o contro l'influenza
delle leghe sull'occupazione. La configurazione specifica dei sin-
goli casi particolari può dire se la rigidità dei salari costituisca
impedimento al più numeroso impiego di lavoratori o attentato
al potere d'aquisto dei consumatori e, di riflesso, fattore negativo
per una maggiore occupazione ed un ulteriore aumento del red-