- - l'una, di vero e proprio mutuo soccorso, per i casi fortuiti di malattia, di infortuni sul lavoro, di vecchiaia ; l'altra, più propria- mente di indennizzo, per il mancato guadagno in caso di disoccu- pazione. Mutualità in ogni caso diretta ad assicurare la sussistenza all'operaio, quando gli fosse venuto a mancare il lavoro per infer- mità o per disoccupazione. Le forme della mutualità spontanea non hanno potuto reggere alla prova del tempo, ma la funzione protettiva che esse inten- devano assolvere è rimasta e si è consolidata in ordinamenti di più sicura vitalità . L'esperienza della mutualità spontanea, che si è fatta in seno alle unioni operaie in Inghilterra, ne ha rivelato tutte le debolezze. La mutualità , per essere efficace, deve fondarsi sul calcolo attua- riale e commisurare i contributi versati dagli associati ai rischi degli eventi fortuiti. I sindacati operai non hanno potuto ammi- nistrare i loro fondi con la necessaria severità e sono spesso incorsi in insolvenze o in improvvise richieste di maggiori con- tributi, che i soci non erano in grado di sopportare. Secondo la prassi instaurata dai sindacati inglesi, l'espulsione di un socio non dava diritto alla restituzione dei contributi versati per scopi mutualistici. Viene a mancare in tal caso una condizione essenziale ad una bene ordinata gestione mutualistica : la sicurezza che i contributi anticipati saranno utilizzati esclusivamente per gli scopi per i quali furono accantonati. Ciò sopratutto in dipen- denza del fatto che, in casi di emergenza, come la disoccupazione prolungata o la condotta di uno sciopero costoso, le unioni sono spinte a mobilitare per lo scopo contingente tutte le loro risorse finanziarie, anche quelle costituite per scopi mutualistici. I con-