-.....; â â - - â 153 â listioo, scivola poi, più o meno bruscamente, verso uno statalismo socialistico, dal quale il Carli non riesce a salvarsi se non ricadendo in qualche modo nel liberi- smo. E infatti, dopo aver detto che l'economia deve es- sere dominata dalla nozione di utilità dello Stato, e che quindi ogni dualismo tra economia e politica o tra teoria e prassi deve eliminarsi, il Carli improvvisamente ripristina il dualismo e apre la porta al liberismo con le seguenti affermazioni: « Nello Stato corpora- tivo l'economia resta pur sempre basata sulla pro- prietà individuale e sulla libertà di contratto cosicché â come dichiara la Carta del Lavoro â il fondamento rimane l'iniziativa privata; ma e la proprietà indivi- duale e la libertà di contratto subiscono delle limita- zioni in vista della utilità dello Stato o, per usare un termine paretiano, ma assunto a nuova significazione, della ofelimità statale » *). Dunque l'economia rimane quella individualistica e l'intervento dello Stato è con- cepito ancora nei termini tradizionali di limitazione della libertà : tutta la nuova costruzione è svanita come nebbia al sole per l'impossibilità di concepire lo Stato in modo diverso da quello dei liberisti e dei1 socialisti, e cioè come limitazione o negazione dell'individuo. E la conseguenza ultima è che l'economia corporativa viene a perdere ogni cai-attere peculiare e a identifi- carsi assolutamente con quella liberale, che anch'essa riconosce la necessità di subordinare, in determinati casi e per i superiori interessi della nazione, l'indi- vidualismo economico a finalità sociali di indole diversa. !) Premesse di economia corporativa, Pisa, Nistri-Lisehi, 1929, p. 46.